Domani "raccolta" nelle "Chiese"

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Un aiuto, da parte di tutti, per i bimbi e le famiglie di Haiti...

Marina Corradi
("Avvenire", 21/1/’10)

Mentre i "titoli" su Haiti scompaiono dalle "prime pagine" di molti "quotidiani", uno scarno, inosservato "lancio d’agenzia" della americana "Catholic News Agency" aggiunge un particolare sul ritrovamento, sotto alla "Cattedrale" di Port-au-Prince il 20 Gennaio, del corpo del "Vicario Generale" Charles Benoit. Quando è stato "dissepolto" dalle "macerie" il "Vicario", afferma la "Cna", stringeva fra le mani la "pisside" con le "ostie consacrate". Dunque Benoit, colto in "Chiesa" dal "terremoto", prima di cercare di fuggire ha avuto il pensiero di portare in salvo ciò che gli era più caro: il "Corpo di Cristo" custodito nel "Tabernacolo". Non ce l’ha fatta. Le "volte" gli sono crollate addosso in un fragore di tuono, in una "apocalisse" di urla e di pietre.
Come l’anziana donna trovata viva due giorni fa sotto la "Cattedrale", il corpo del "Vicario" doveva essere così coperto di polvere da sembrare una "statua". Una "statua" con quel "vaso" avvinto al petto, nell’"irrigidimento" della morte; in una "stretta" più forte della morte.
Che "Chiesa viva" dev’essere quella un cui "Pastore", faccia a faccia col proprio ultimo istante, rimane fisso col cuore al "Corpo di Cristo", fedele fino all’ultimo respiro. La "Chiesa viva" di Haiti ha pagato il suo "tributo" alla "strage": ancora trenta "Seminaristi" mancano all’appello. Il "Nunzio Apostolico",
Bernardito Auza, percorre le vie della città "incenerita" cercando di portare conforto, e a chi gli chiede di cosa c’è bisogno risponde umilmente: «Abbiamo un infinito bisogno di tutto». Di tutto, anche se l’"aeroporto" della città è intasato di generi di "prima emergenza", e accanto al "Catholic Relief Services", decine di "agenzie" di ogni parte del mondo cercano di curare e assistere la popolazione. C’è «un infinito bisogno di tutto», perché l’attenzione dei "media" si affievolirà presto, e assieme l’onda di "emozione" che questa "strage" ha sollevato. Spenti i "riflettori", partiti i "giornalisti", Haiti resterà con le sue moltitudini di "senza-tetto", con le sue migliaia di "mutilati" e "orfani"; sola con il suo "lutto" immane sepolto nel fragore delle "ruspe" nelle "fosse comuni". Chi ricostruirà le case di Port-au-Prince, chi "rieducherà" chi ha perso una gamba a camminare, chi creerà lavoro per questa folla immensa che mangia solo grazie alla "carità internazionale"? Già i "titoli" scivolano dalle "prime pagine", come è inevitabile che sia; ma la "tragedia" di Haiti, piombata su una antica "miseria", su "endemici" mali, è una "tragedia" di lungo corso.
Ci vorrà molto tempo. Ci vorrà una pazienza infinita, una miriade di lunghe oscure dedizioni per questo "popolo", che forse ora è il più "povero" del mondo. E così "disgraziato" che a qualcuno cinicamente" può venire la tentazione di dire: lasciamo perdere laggiù, arrendiamoci. Passata l’"emozione" svegliata dagli occhi di quei bambini, il rischio è che il mondo si abitui a sapere di avere, nei Caraibi, una "annichilita" isola di "disperati".
Ci vorrà molto tempo, e forze, e uomini, e denaro. La
"Chiesa Italiana" domani chiederà ai "fedeli", a "Messa", un "aiuto" per questo: per una presenza che durerà negli anni, tenace. Per il tempo che occorre a un bambino "mutilato" a riprendere, con le "stampelle", a camminare; ai padri, per tornare a dare da mangiare ai figli; a tanti, di ricominciare a sperare.
Perché, la "speranza", è cosa a cui bisogna essere fedeli. "Cocciutamente", anche quando tutto sembra volerla negare. Fedeli come quel "Vicario", che mentre la "navata" della "Cattedrale" vacillava nel "mugghio" atroce del "terremoto", è tornato indietro e ha afferrato la "pisside" con le "ostie". Il "Corpo di Cristo". La "Speranza", in persona. Dicendoci in quel "gesto" qualcosa di Haiti, del suo "popolo", della sua "fede", che nessuna "tv" ci ha raccontato. Quasi in una "profezia" per questa terra, quel "Corpo di Cristo" sepolto insieme a quelli degli uomini – ma strappato alle "macerie", e riportato alla luce.