Unita a Cristo
La verità dell'Assunzione non è direttamente espressa nel Nuovo Testamento. Per quanto riguarda i vangeli non ci si può stupire, dato che essi terminano con la partenza definitiva del Cristo risuscitato: dal momento in cui Gesù cessa d'essere visibile sulla terra, i racconti evangelici che volevano trasmetterci delle testimonianze sulla sua presenza terrena, non hanno più nulla da dire. Negli Atti degli Apostoli Maria è citata solo all'inizio, tra i membri della comunità che attendono la Pentecoste. San Luca, la cui attenzione si è rivolta particolarmente a Maria, come l'attestano i racconti dell'infanzia, non ci riferisce alcun ricordo concernente i suoi ultimi anni e la sua morte. Raccontando i primi sviluppi della Chiesa, ci mette sotto gli occhi coloro che vi hanno svolto un ruolo importante; l'attività di Maria era molto discreta e non attirava l'attenzione. Il fatto che alcuna indicazione ci sia pervenuta sulle condizioni storiche della sua morte, è un segno che questa morte fu apparentemente ordinaria, come la sua vita. Se vi fosse stato qualche fenomeno eccezionale che avesse segnato i suoi ultimi momenti, la sua morte o i suoi funerali, l'avrebbero segnalato e se ne sarebbe conservato il ricordo.
Nulla è apparso sulla terra dell'elevazione dell'anima e del corpo di Maria alla gloria celeste. L'entrata dell'anima nella visione beatifica non avrebbe potuto essere constatata quaggiù.. Per quanto riguarda il corpo, è stato dopo il suo collocamento nel sepolcro che è stato ripreso e risuscitato da Cristo. Si comprende pertanto come l'Assunzione non sia fondata su alcuna testimonianza storica: non fu un avvenimento visibile, ma una trasformazione gloriosa che appartiene all'aldilà.
Tuttavia, pur non potendo essere dimostrata da constatazioni storiche, l'Assunzione è solidamente fondata sui vangeli. Infatti, è la conseguenza suprema dei legami che univano Maria a Gesù. Secondo quanto dichiarato dal Vaticano II, «questa unione della Madre col Figlio nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla di lui morte» (Lumen Gentium, 57). Fin dall'Annunciazione, in cui Maria aveva pienamente aderito al progetto divino e si era volontariamente legata con la sua maternità al destino messianico di Gesù, l'unione non fu soltanto nell'ordine delle relazioni affettive, ma anche nella cooperazione all'opera salvatrice. Al momento della Visitazione, Maria appariva come la mediatrice tramite la quale si comunica la grazia del Cristo in una effusione dello Spirito. Con la presentazione del bambino al tempio, è la prima a fare l'offerta del sacrificio supremo, sapendo quale dolore proverà. A Cana, ottiene la rivelazione del Salvatore nel primo miracolo. Al Calvario, si associa alla sofferenza del Redentore come l'indica la sua volontaria presenza ai piedi della croce. Ella riceve la missione di una nuova maternità, in virtù della quale sarà incaricata di favorire, in ciascuno dei discepoli di Gesù divenuti suoi figli, lo sviluppo della vita di grazia.
Sarebbe stato inammissibile che, nell'aldilà, l'unione della Madre e del Figlio non arrivasse alla condivisione della condizione gloriosa. Ed è ciò che la Chiesa ha compreso, nella sua fede. Riflettendo a tutto quello che è stato detto nei vangeli sulla Madre di Gesù, essa ha riconosciuto l'elevazione suprema che, nello stato celeste, ha prolungato e confermato definitivamente quell'intima associazione che era esistita sulla terra. In modo più particolare, bisognava che la partecipazione unica di Maria al dramma della croce portasse come frutto una partecipazione altrettanto unica al trionfo glorioso del Salvatore.
L'Assunzione mette in luce una verità generale: più una persona umana è unita al Cristo sulla terra, più gli sarà unita in cielo. È vero che il caso di Maria rimane eccezionale: solo lei ha beneficiato di una risurrezione corporale anticipata, in ragione del carattere unico della sua maternità e della sua cooperazione al sacrificio. È anche vero che l'unione spirituale di Maria con suo Figlio ha raggiunto, nell'esistenza terrena, una perfezione che nessun'altra esistenza può raggiungere. Tuttavia, nel destino glorioso di Maria appare veramente il nostro destino. Più viviamo nell'intimità di Gesù e più collaboriamo alla sua opera, più condivideremo anche, dopo la morte, la sua vita e la sua felicità. L'Assunzione c'insegna che il valore della nostra esistenza, come si rivelerà nell'aldilà, deriva dalla nostra unione a Cristo.
Dignità del corpo dimora di Dio
Il privilegio dell'Assunzione significa 1'elevazione di Maria, corpo e anima, alla gloria celeste. Tutta l'umanità è destinata a questa gloria, ma sola fra le persone umane, Maria ha avuto accesso, nel suo corpo, allo stato glorioso. Gli altri esseri umani devono aspettare la fine del mondo per beneficiare della risurrezione corporea.
Riflettendo sulla fine della vita di Maria, i cristiani, nei primi secoli della Chiesa, hanno capito che la Madre di Gesù aveva avuto questo privilegio. Nessuna informazione storica su questa fine ci è stata trasmessa. È il segno che la morte di Maria è stata estremamente ordinaria, senza nessuna particolarità degna di essere notata. L'evento dell'Assunzione non poteva essere osservato; apparteneva al mondo dell'aldilà. Prima, la risurrezione di Cristo non aveva potuto essere costatata da nessun testimone, perché si compiva nell'ordine delle realtà celesti; si produceva nella storia ma come un evento che superava la storia e non era più sottomesso ai limiti dell'esperienza umana. La risurrezione del corpo di Maria si produsse anche dopo la sua morte, in un modo invisibile, inaccessibile ad ogni sguardo terreno.
Se non c'è nessuna costatazione storica, qual è il fondamento dell'affermazione dell' Assunzione? È il privilegio unico di quella che è Madre di Dio. I primi cristiani furono convinti che la Madre del Salvatore non aveva potuto entrare in un stato durevole di morte corporea e che aveva dovuto essere associata alla risurrezione del suo Figlio.
I primi testimoni della dottrina dell’Assunzione corporea di Maria si sono poggiati sul suo privilegio di essere divenuta, nel suo corpo, il luogo di residenza di Cristo. Teodosio di Alessandria (566) attribuisce a Gesù, venuto presso sua madre all'ora della morte, queste parole: «Alzati dal tuo letto, o corpo santo, che fu per me un tempio...» In un modo ancora più esplicito, Teoteknos di Livias (600) spiega in che senso «conveniva che Maria possa assistere al trionfo permanente del Signore»: «Conveniva che il suo corpo santissimo, questo corpo che ha portato Dio, corpo divinizzato, incorruttibile, illuminato dalla luce celeste e pieno di gloria, fosse trasportato dagli Apostoli, in compagnia degli angeli, affidato per un breve tempo alla terra e elevato in gloria con l'anima gradita a Dio». Queste ultime parole alludono a una rappresentazione immaginativa di un racconto apocrifo, ma l'affermazione essenziale è quella della glorificazione corporea di Maria: il suo corpo «ha portato Dio».
Questo motivo mostra la dignità eccezionale della madre di Gesù, ma la fa anche vedere come un modello per il nostro destino. Maria ha una dignità unica, perché ella sola ha avuto il privilegio di portare nel suo corpo verginale il corpo del Figlio di Dio fatto uomo. La maternità le ha procurato un'intimità segreta ma completa con il Salvatore dell'umanità, una vicinanza di ordine fisico legata a un'intimità spirituale nella fede e nell'amore. In Maria si è compiuta la meraviglia della presenza di Dio in una vita corporea. Da questo fatto deriva il privilegio dell'Assunzione: la presenza e l'intimità divina s'impadroniscono del suo corpo nel modo più completo.
Nello stesso tempo, Maria è modello per noi. Dio ha abitato in lei per abitare in noi. La presenza divina ha voluto comunicarsi a tutti gli uomini santificando non solo l'anima ma il corpo. S. Paolo ricorda ai Corinti questa verità: «Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi e che avete da Dio?» (l Co 6,19). Da questa dignità del corpo deriva un obbligo di rispetto nella purezza.
La Madonna assunta ci aiuta a cogliere la dignità del corpo umano come dimora di Dio.
Il destino della donna in Maria
Nel 1950, quando la verità dell'Assunzione di Maria è stata oggetto di una proclamazione solenne, il destino della donna fu illuminato da una luce più decisiva. Questa verità significa infatti che in cielo non vi è soltanto il corpo risorto del Salvatore: una donna, sua Madre, gode di un "analogo privilegio. Prima della risurrezione universale, che si verificherà alla fine del mondo, tra la comunità degli eletti vi sono il nuovo Adamo e la nuova Eva, che hanno il loro corpo in uno stato glorioso, definitivo. La loro risurrezione annuncia la nostra.
Nel piano del Padre non è bastato che un uomo, il Figlio incarnato, trionfasse sulla morte mediante la risurrezione. Eppure, avremmo potuto pensare che solo Cristo, autore di tutta l'opera della salvezza, fosse in possesso di questo trionfo; è lui il centro della comunità celeste e l'origine di tutte le risurrezioni. Ma il Padre volle che colei che svolse un ruolo unico di cooperazione all'opera redentrice, fosse associata alla condizione celeste di suo figlio e condividesse subito la felicità della sua risurrezione corporale. Con ciò ha posto in evidenza l'importanza e il valore della donna: dopo aver suscitato in Maria un modello di emancipazione della donna nella vita terrena, ne ha fatto un modello di totale emancipazione celeste.
Certo, nel Nuovo Testamento non troviamo una esplicita affermazione dell' Assunzione. Sono dei racconti apocrifi che, nel III secolo, hanno cominciato a raccontare la fine gloriosa dell'esistenza di Maria. Sotto rappresentazioni leggendarie, essi esprimevano una profonda convinzione di fede: Maria ha condiviso, nell'aldilà, la gloria di Cristo. Questa convinzione è fondata anche su quello che ci mostrano gli scritti evangelici: Maria è stata intimamente unita alla vita terrena di Gesù, dalla sua origine al momento dell'Annunciazione fino al dramma del Calvario dov'era presente e dove ha ricevuto da suo figlio una nuova missione.
Una tale unione, così profonda e così costante, non ha potuto essere limitata all'esistenza terrena. Se il dramma redentore si è concluso per Cristo nello stato glorioso della risurrezione e dell'ascensione, Maria, che aveva partecipato a questo dramma, ha dovuto condividere questa conclusione e rimanere perfettamente unita a suo figlio nella gloria. L'unione perfetta richiede che ella sia presente in cielo con il suo corpo glorioso di «Madre di Dio».
È vero che nella sua cooperazione alla venuta e alla missione di Gesù, Maria è rimasta nell'ombra. La discrezione del suo ruolo spiega le poche informazioni che ci sono pervenute nei suoi confronti dai vangeli. Nessuno è stato testimone dell' Annunciazione; tuttavia, fu un momento fondamentale per la storia dell'umanità, momento in cui il consenso della Vergine di Nazaret ha permesso il compimento del mistero dell'Incarnazione e lo stabilimento della nuova alleanza tra Dio e gli uomini. Nella vita pubblica, solo due episodi sono ricordati, all'inizio e alla fine. A Cana, è Maria che, con la sua audace domanda, provoca il primo miracolo; ella desidera e ottiene la rivelazione del potere salvifico di suo figlio, ma in questa rivelazione ella si nasconde e scompare subito dopo il miracolo, perché è Gesù che «manifesta la sua gloria» (Gv 2, 11). Al Calvario, la Madre è accanto alla croce, ma tutti gli sguardi sono rivolti verso colui che è crocifisso; anche Maria è interamente rivolta a suo figlio, non solo con il suo affetto materno, ma con la sua fede e la sua speranza.
Per nulla al mondo Maria avrebbe voluto attirare l'attenzione su di sé, a detrimento di Gesù. Tutto il senso della sua vita era quello di una cooperazione all'opera di suo figlio, ed ella voleva che tutta la luce fosse centrata su di lui. Il suo desiderio è stato esaudito poiché malgrado tutto il rispetto e tutta la simpatia che ella ispirava ai discepoli, e nonostante la venerazione che aveva per lei il discepolo prediletto, ella è rimasta nell'ombra. Nella Chiesa primitiva si parlava poco di lei; negli Atti degli Apostoli, Maria viene citata solo nella prima assemblea della comunità dopo l'Ascensione, ed ignoriamo che cosa ne è stato di lei in seguito.
Della sua morte nulla ci è stato tramandato. Ma Cristo ha preso la rivincita su quella discrezione, associando sua Madre al suo trionfo dell'al di là. In cielo egli ha rivelato la ricchezza nascosta nell'umile vita di Maria e il valore che egli riconosceva al ruolo della donna. Si può discernere la sua intenzione di manifestare nell'aldilà il valore di tante vite femminili che rimangono nell'ombra pur essendo colme di fede in lui, d'amore e di dedizione. L'Assunzione offre la garanzia che il destino della donna, anche quando la sua grandezza è misconosciuta sulla terra, troverà più alto il suo pieno sviluppo nella luce celeste.
Madre della Chiesa
Quando i cristiani festeggiano l'assunzione della Vergine Maria, contemplano l'ammirabile destino della donna che, in cielo, condivide nella maniera più completa lo stato glorioso del Cristo. Impegnata fin dal momento dell'Annunciazione nella collaborazione alla venuta del Salvatore, e associata con la sua vita materna a tutta la sua opera, Maria rimane unita a suo figlio nell'esistenza celeste. È la sola creatura il cui corpo è già risuscitato: in essa si è compiuto il destino che, per l'umanità, riceverà il suo compimento definitivo alla fine del mondo. Era giusto infatti che colei che aveva portato nel suo corpo il Figlio di Dio, ricevesse, dopo la sua morte, una partecipazione corporea al trionfo di Gesù. Il corpo della Madre di Dio non può essere che pieno di vita nella gloria celeste: tale è la convinzione di fede che si è espressa nel dogma dell'Assunzione.
Tuttavia, i primi teologi e dottori della Chiesa che hanno affermato la loro fede nell' Assunzione, non si sono limitati a giustificarla con la maternità divina di Maria e con la sua cooperazione all'opera del Redentore. Essi hanno sottolineato che l'elevazione della Vergine piena di grazia alla gloria celeste, aveva anche lo scopo di permetterle il pieno esercizio della sua missione di madre dei cristiani e di mediatrice. Unita nel modo più intimo a suo figlio, Maria può intercedere più efficacemente per noi. Nello stato celeste ella può interessarsi ad ogni essere umano che si trova sulla terra, seguirlo individualmente, constatare i suoi bisogni, soprattutto spirituali, e ottenere dal Salvatore l'aiuto desiderato. Il suo amore materno si offre dunque in pienezza, a beneficio di tutti.
Questa maternità non è solo una maternità individuale nei riguardi di ogni persona; essa infatti si esercita verso la Chiesa intera. La qualità di Maria Madre della Chiesa è stata posta in evidenza in un' epoca abbastanza recente. Nei secoli scorsi non aveva attirato l'attenzione come la qualità di Madre di Dio, già enunciata nel terzo secolo e solennemente definita dal concilio di Efeso nel quinto secolo. La dottrina della Chiesa si era sviluppata più tardi della cristologia. Il concilio Vaticano II, che ha accolto questa dottrina, ha voluto mostrare i rapporti di Maria con la Chiesa; ha presentato Maria come «sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa», «figura ed eccellentissimo modello della Chiesa nella fede e nella carità», ed ha aggiunto che «la Chiesa cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amantissima» (LG 53). Traendo le conseguenze da questa affermazione conciliare, Papa Paolo VI ha proclamato Maria Madre della Chiesa e ha chiesto che sia venerata sotto questo titolo dai pastori e dai fedeli.
La festa dell’Assunzione ci offre l'occasione di alzare gli occhi verso Maria, riconoscendo in lei la Madre della Chiesa. Questa funzione materna risponde essenzialmente a tutto l'orientamento della vita di Maria. Colei che aveva acconsentito alla venuta del Salvatore, si era impegnata nell'instaurazione del regno messianico annunciato dal messaggio dell'Angelo. Ella era vissuta per questo regno, che prese concretamente forma nella Chiesa. Una volta giunta alla gloria celeste, Maria si prodiga, con tutto il suo cuore materno, per lo sviluppo terrestre della Chiesa di suo figlio. Ella veglia sul progresso spirituale e sull’espansione del regno: non cessa di intercedere per tutte le necessità di questa Chiesa, che il suo sguardo onnipotente le permette di seguire ad ogni istante. Ella accompagna la grande marcia della Chiesa che diffonde sempre più la buona novella di Cristo nell’universo, comunicando la sua luce e la sua vita. Come un tempo a Cana, dove aveva ottenuto l’anticipazione dell’ora della prima rivelazione pubblica del Salvatore, ella può ottenere oggi da suo figlio che sia affrettata l’ora della propagazione del suo messaggio. Infatti, ella desidera accelerare il movimento che conduce la storia dell’umanità nella via del Vangelo.
Quando siamo colpiti dalle difficoltà e dalle lentezze dell'evangelizzazione, non possiamo dimenticare questa presenza materna. Vedendo le prove che la Chiesa deve attraversare, i pericoli che la minacciano, le imperfezioni che appesantiscono il suo sviluppo, è verso Maria che possiamo alzare gli occhi, per affidare alla Madre della Chiesa, così potente in cielo, tutto quello che sulla terra intralcia la diffusione del messaggio, tutto quello che rallenta la riunione di tutti gli uomini nella vita e nell'unità di Cristo.