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Dopo la ripresa delle violenze, all’inizio di Novembre 2004, la situazione in Costa d’Avorio fatica a normalizzarsi. E mentre il governo e i ribelli cercano di trovare un accordo politico sotto le pressioni del mediatore Thabo Mbeki, la popolazione civile continua a vivere in una situazione di grave disagio e precarietà. Sono soprattutto gli sfollati che si trovano oggi a subire le ripercussioni più gravi di questa prolungata crisi, che si trascina ormai dal Settembre 2002. Migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie case. Molte si sono riversate alla periferia della capitale economica Abidjan, molte altre vagano nel paese alla ricerca di qualche parente che li accolga e di un po’ di sicurezza. Anche i Missionari del Pime, che già lo scorso anno si erano dovuti occupare di circa 15mila sfollati, si trovano nuovamente ad avere a che fare con migliaia di persone che hanno perso tutto. |
Come racconta in questa testimonianza
Padre
Dino Dussin, |
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Prikro (Costa d'Avorio) |
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Carissimi, grazie infinite per il dono in favore dei rifugiati. Quando mi è stato annunciato, avevo in mente dei piccoli progetti per aiutare qualche famiglia che ha perso tutto a rimettersi in corsa, ma poi mi sono arrivati i rifugiati: vengono da quattro villaggi della parrocchia di Padre Graziano Michielan, a M’Bahiakro, dalla zona sotto il controllo dei ribelli. Fino all’inizio di Novembre, al massimo rubavano ogni tanto qualche gallina, capra o pecora..., ma in generale non infierivano sulla popolazione civile. Ma dopo la crisi d’inizio Novembre, visto che soldati regolari li avevano attaccati ma poi erano stati obbligati dalla Francia a tornare alle posizioni iniziali, i ribelli se la sono presa con i civili: prima percosse e umiliazioni, poi li hanno scacciati dai villaggi per poterli saccheggiare di tutto in completa tranquillità. Ora quei villaggi non sono più che delle rovine; hanno rubato i raccolti, poi tutto quello che si poteva portare via, infine hanno bruciato il resto. A Prikro, abbiamo 1.221 rifugiati e nei villaggi vicini altri 1.300 circa, in gran parte bambini e donne. Adesso sono riuscito a far intervenire l’Unicef e il programma alimentare mondiale, per cui il problema è in parte ridimensionato. |
Rimane il fatto che tutta questa gente è sradicata e vive in condizioni veramente difficili. E dal momento che l’uomo non vive di solo pane, c’è tutto un lavoro di accoglienza, ascolto e consolazione da fare per evitare l’accumularsi di odio e sete di vendetta. |
È con una situazione così che abbiamo vissuto il Natale anche quest’anno. Il nostro Gesù bambino era un bimbo rifugiato e il Vangelo della notte non ha avuto bisogno di tanti commenti: quel bambino tra le braccia di sua madre parlava da solo... |
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Ho vissuto il periodo di Natale nella confusione, nel senso che sono talmente preso dai problemi locali che quasi non mi accorgo di cosa succede fuori. Purtroppo la nostra situazione non cambia; anche se adesso non ci sono gravi pericoli, il clima generale è pesante, la sfiducia è grande e il rischio che i nervi cedano e che la violenza diventi anche qui pane quotidiano è reale. |
La quantità di rifugiati e la situazione d’ingiustizia rendono la vita difficile a chiunque. Io cerco di tener duro, troppa gente guarda verso di me per cercare una ragione per sperare, per cui devo sostenerli. |
Ogni mattino ci alziamo e iniziamo la giornata con la preghiera per la pace, sperando che oggi qualcosa di buono succeda. |
Ancora grazie, stiamo cercando di fare buon uso di quanto ci avete mandato: ridare il sorriso e la speranza a qualcuno senza farlo diventare un mendicante. Questa è la nostra scommessa, speriamo di vincerla. |
Carissimi, non preoccupatevi: sapete com’è, qui in Africa c’è un grande capacità di resistere alla sofferenza. Secoli di rassegnazione hanno marcato lo spirito della nostra gente, e anche nella sofferenza sanno trovare una ragione per sorridere. La vita continua! |
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Padre Dino Dussin |
("Mondo e Missione" - Febbraio 2004) |
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CAMPAGNA
COSTA D’AVORIO |
Nel Novembre 2004 sono riprese le ostilità tra governo e ribelli, che da due anni stanno sprofondando la Costa d’Avorio in una spirale di violenza. I Missionari del Pime, che hanno condiviso le sofferenze della popolazione, rischiando anche la vita, hanno lanciato un appello in favore degli sfollati in fuga dalle zone del conflitto. Il Centro Missionario Pime di Milano promuove una campagna di solidarietà per aiutare i missionari e la Chiesa locale impegnati a fronteggiare quest’emergenza. |
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Chi desidera effettuare un versamento può utilizzare uno di questi strumenti: |
specificando nella causale: Emergenza guerra in Costa d’Avorio K097 |
* c/c postale n. 39208202 intestato a PIMEDIT Onlus Via Mosè Bianchi, 94 – 20148 MILANO |
* assegno bancario o circolare, oppure vaglia postale a: PIMEDIT Onlus, Via Mosè Bianchi, 94 – 20148 MILANO |
* bonifico bancario sul c/c 5733 intestato a PIMEDIT Onlus Via Mosè Bianchi, 94 MILANO – presso Credito Artigiano Sede, P.za S. Fedele, Milano (ABI 3512, CAB 01601, CIN N), inviando poi copia dell’avvenuto bonifico via fax al numero 02 4695193 |
Per ulteriori informazioni contattare: |
Centro Missionario Pime Milano: telefono: 02-43822.1 |
E-mail: uam@pimemilano.com; progetti@pimemilano.com; pimemilano2@pime.org |
Siti Internet: www.pimemilano.com; |
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per aggiornamenti sulla situazione: |
www.asianews.it |
www.misna.org |