DALLA GUINEA BISSAU, P. LUIGI SCANTAMBURLO
Natale tra i bijagós
Padre Luigi Scantamburlo, 62 anni, è missionario in Guinea Bissau dal 1975
e referente del progetto di sostegno a distanza nelle isole Bijagós,
dove si dedica soprattutto alla supervisione nelle scuole bilingui.
Gli abbiamo chiesto di parlarci della sua gente e di come celebra il Natale.
A cura dell'Ufficio Adozioni
("Missionari del Pime", Dicembre 2006)
Padre Luigi, al suo arrivo in missione, qual è stato il suo impatto con il popolo bijagós?
Sono arrivato in Guinea nel 1975, subito dopo la fine del colonialismo
portoghese. Mi sono presto accorto di due cose: da una parte i cristiani
disprezzavano i riti religiosi dei bijagós e dall’altra i bijagós
ricambiavano considerando i cristiani il frutto della presenza coloniale. Ma
dopo uno studio della loro cultura, ho notato che le cerimonie dei bijagós
presentavano elementi positivi per il dialogo (credenza in un Dio unico e nella
vita dell’aldilà, venerazione degli antenati, rispetto degli anziani,
organizzazione sociale che dava spazio a tutti i membri del villaggio, ecc.).
Da qui, di comune accordo con i padri e le suore missionarie, ho cominciato a
partecipare alle loro cerimonie per approfondire di più e stimolare i cristiani
a distinguere quello che è fede in Cristo, quello che è valida tradizione
culturale, da quelle che sono le pratiche ambigue che è meglio abbandonare.
È stato un modo per inserirsi tra loro...
Sì. Ma non solo. Un altro elemento che mi ha aiutato molto a inserirmi e a
essere accettato come amico nei vari villaggi è stato l’offrire aiuto
materiale dov’era necessario, specialmente scavando i pozzi per l’acqua e
aiutando i giovani volenterosi a continuare gli studi, per mezzo di borse di
studio. Avevo notato, dopo alcuni anni di presenza in Guinea, che i bijagós e i
guineensi, pur ricchi in tante cose (terre fertili e abbondanti, mare pescoso,
foresta ricca di frutti), dicevano sempre di essere poveri e facevano poco per
avere un’esistenza più agiata. L’apparente povertà (a volte reale, dovuta
alla mancanza di piogge o al sopraggiungere di una malattia) dipendeva per me
dalla mancanza di alfabetizzazione.
Nei villaggi dove, invece, da tempo esisteva la scuola, avevo notato un po’
più di dinamismo. Per questo decisi, a un certo momento, di dedicarmi
completamente all’incremento delle scuole.
Ci parli del progetto di "Appoggio alle Scuole Elementari delle isole Bijagós" di cui è referente anche grazie al sostegno delle adozioni a distanza.
Poter frequentare la scuola, studiare, ma soprattutto capire quanto si sta studiando è un obiettivo importante per i ragazzi delle isole Bijagós, che solo così possono costruirsi le basi per un futuro più sereno. Ho avviato per questo un progetto di insegnamento bilingue, dove gli alunni imparano a leggere e a scrivere non solo in portoghese, ma anche nella lingua che parlano tutti i giorni, il criolo guineense. Abbiamo preparato un dizionario e una grammatica in criolo guineense (per insegnare una lingua bisogna prima codificarla). Il progetto "Appoggio alle Scuole Elementari delle isole Bijagós" sta aiutando 9 scuole, con circa 1500 alunni. Lo sviluppo del progetto, che comprende l’acquisto del materiale didattico, la manutenzione delle strutture, la copertura dei costi degli insegnanti, sarebbe impossibile senza l’apporto fondamentale delle adozioni a distanza.
Si avvicina il Natale. Come lo vivono i bambini delle Bijagós?
Ormai la tradizione del Natale è arrivata anche qui. Per chi è battezzato c’è
la Messa di mezzanotte, il vestito nuovo e la preparazione del pranzo: è un
giorno sacro, perché è il compleanno di Gesù, con la Vergine Maria e San
Giuseppe, tutte figure vicine alla loro mentalità. Nella società bijagós,
infatti, la nascita è un momento di festa, perché permette la continuazione
della vita.
Specialmente dove c’è la scuola la festa è preparata in anticipo, perché il
professore ne parla e i bambini cominciano a mettere da parte dei soldini per
festeggiare anche loro, con giochi e un pranzo diverso dal solito, magari con
qualche biscotto, caramella e bevande preparate con i frutti della foresta.
Una novità portata dai padri è stata il presepio. Dopo l’indipendenza si è
pensato di passare dalle statue in gesso venute dall’Europa alle statue in
legno intagliate dagli artisti Bijagós, i quali sono maestri, specialmente
nelle isole di Canhabaque e di Bubaque, nello scolpire statuette. È anche un
mezzo per guadagnare qualcosa e pagarsi gli studi. Al tradizionale schema di
Giuseppe, Bambino e Maria si sono aggiunti altri personaggi locali, come la
venditrice di pesce, la gazzella, l’ippopotamo, le caprette, la mucca e l’asinello.