Joao Bernardo
Vieira, Presidente della Guinea Bissau,
colpito in casa all’alba da un gruppo di "militari".
Guinea Bissau nel
"caos":
assassinato il Presidente
I soldati:
«Restituiremo il potere alle "istituzioni democratiche"».
Il "Governo": «Subito un’"inchiesta" su quanto è
accaduto».
L’esercito:
«Lo abbiamo ucciso perché era responsabile
dell’"attentato" al "Capo di Stato" maggiore».
Condanna dall’"Unione Africana", che prepara un "summit"
di emergenza.
Paolo
M. Alfieri
("Avvenire",
3/3/’09)
Un Paese sull’orlo
del "precipizio", un popolo intero che teme un’ulteriore
"escalation" di tensione dopo l’eliminazione violenta nelle ultime
48 ore dei due principali "protagonisti" della scena politica. La Guinea
Bissau, piccolo Stato
dell’"Africa
Occidentale"
già teatro un decennio fa di una "guerra civile" sfociata in uno
"stallo istituzionale" permanente, è nel "caos". All’uccisione,
Domenica sera, del Capo di Stato maggiore Tagme
Na Waie – vittima di un
"attentato" compiuto nel quartier generale dell’esercito – è
seguita quella del 69enne Presidente Joao
Bernardo Vieira,
conosciuto come "Nino", assassinato nella sua residenza durante un
attacco all’alba di ieri da parte delle forze fedeli allo stesso Tagme. Le
quali, evidentemente, hanno ritenuto proprio Viera responsabile della morte,
poche ore prima, del loro "leader". A dare conferma dell’uccisione
di Vieira è stato un alto responsabile militare, che ha definito Vieira «uno
dei principali responsabili della morte di Tagme», aggiungendo che il
Presidente è stato «falciato dalle pallottole sparate dai soldati». Numerosi
testimoni avevano parlato di «spari, raffiche ed esplosioni di razzi» durante
la notte per le vie di Bissau.
Negli scontri sono morte almeno altre cinque persone, mentre si è salvata la
vedova di Vieira, attualmente ospitata presso l’Ambasciata d’Angola a
Bissau.
La situazione nella capitale è ancora confusa. L’esercito ha comunque
annunciato che obbedirà alle "istituzioni democratiche", negando di
aver dato luogo a un "golpe". «Il comando delle "forze
armate" reitera il proprio impegno e la propria determinazione ad obbedire
alle istituzioni democraticamente elette – si legge in un
"comunicato" – . Una commissione di "comandanti militari"
si è insediata per gestire la "crisi"». Nel frattempo il Governo
della Guinea Bissau ha decretato sette giorni di "lutto nazionale" e
ha chiesto all’autorità giudiziaria di formare una "commissione d’inchiesta"
sulle due uccisioni, oltre a rivolgere un "appello" alla calma alla
popolazione.
Il ciclo di vendette e rappresaglie che ha portato alla morte dei due
protagonisti della vita politica e militare dell’ex "colonia
portoghese" giunge al termine di un’"escalation" di tensione
tra i due personaggi. Dopo un attentato subito a Novembre, Vieira si era dotato
di un "corpo di guardia" personale composto da 400
"miliziani", sciolto dopo un attentato subito a Gennaio da Tagme.
Negli ultimi tempi l’instabilità politica si è associata alla penetrazione
massiccia nel Paese del "narco-traffico"
internazionale, cha ha reso la Guinea Bissau una piattaforma di transito per la
"cocaina" colombiana diretta verso l’Europa. Inchiodato a numeri
impietosi è invece lo sviluppo, con un "pil pro-capite" che non
supera i 200 dollari annui e un’aspettativa di vita di 45 anni.
Le uccisioni di Vieira e di Tagme sono state condannate dall’"Unione
Africana", che sta
preparando un vertice di emergenza. Condanne anche dall’"Alto
Rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza" dell’"Unione
Europea", Javier
Solana – che ha fatto "appello" a «mantenere l’ordine
costituzionale» – e dal Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Il
Primo Ministro portoghese, Josè Socrates, ha detto che il Governo di Lisbona è
«disponibile ad aiutare» le autorità della Guinea Bissau.
LO SCENARIO
Trent’anni di
violenta instabilità,
tra "Colpi di Stato" e "guerre civili"
Joao Bernardo Vieira è stato
protagonista della vita politica della Guinea Bissau fin dal 1980, quando depose
l’allora Capo dello Stato Luis Cabral. Fu Vieira stesso a introdurre nel Paese
un’economia di mercato e il "multi-partitismo", e riuscì a vincere
nel 1994 le prime elezioni che avessero una parvenza di "democrazia".
Nel 1998 un "golpe" destituì Vieira e fece precipitare il Paese in
una drammatica "guerra civile", conclusasi con l’elezione di Kumba
Ialà alla Presidenza e all’"esilio" di Vieria in Portogallo. Un
ennesimo "colpo di stato" nel 2003 portò all’arresto di Ialà e il
Paese di nuovo nel "caos" fino alle elezioni del 2005 che furono
vinte, tra accuse di "brogli elettorali", da Vieira, nel frattempo
rientrato dall’"esilio". Le tensioni sono tornate ad aumentare dallo
scorso mese di Novembre fino al violento "epilogo" delle ultime ore,
con l’uccisione prima del Capo di Stato maggiore Tagme Na Waie e poi dello
stesso Presidente Vieira per mano dei "militari".
L’ALLARME
Rotta della "cocaina" e "narcos" colombiani
La Guinea Bissau, 5° Paese tra i
più poveri al mondo secondo la "Banca Mondiale", è da molti anni il
punto di passaggio per la "cocaina" che dall’America
Latina deve
raggiungere l’Europa. Tra i principali responsabili di questo
"traffico", ci sono "zar" della droga colombiani, almeno 60
dei quali risiedono a Bissau. Coinvolti anche militari e funzionari. Da tempo il
"portavoce" del Governo, Pedro da Costa, ha espresso preoccupazione:
«Le dispute sul "traffico di droga" – disse – possono avere le
stesse conseguenze della "guerra civile" del 1998-1999».
L’Agenzia "Onu"
contro il crimine ha già definito la Guinea Bissau come il primo "narco-stato"
africano.