«Chi non fa la storia la subisce»
L’"America
Latina" deve recuperare il senso della "politica"
come "missione"...
Card.
Oscar Andres Rodriguez Maradiaga*
("Mondo e
Missione", Febbraio 2009)
La recente "crisi
finanziaria" ha dimostrato che la "globalizzazione", ridotta a un
fatto puramente economico, è un "gigante dai piedi d’argilla".
Dobbiamo affrontare questo "Nuovo Ordine Mondiale" che, mai come ora,
si sta rivelando un "Nuovo Disordine Mondiale".
In "America
Latina"
abbiamo bisogno di ricostruire la democrazia secondo una logica nuova: la logica
del bene comune, senza però cadere nella trappola di creare nuovi "Stati
Imperiali".
Non possiamo dimenticare il ritorno della democrazia negli "Anni
Ottanta", quando i "caudillos" sono stati sostituiti dall’«immagine»
e dai sondaggi di opinione. Era una democrazia debole, disorientata, che
confondeva l’attivismo con la partecipazione e non aspirava a toccare i centri
di decisione economici. È stata "caricaturizzata" graficamente come
un’automobile: solo il sedile era nostro; il motore, il volante, le ruote, la
benzina e soprattutto il «conducente» venivano da fuori.
Allo stesso modo non possiamo dimenticare che questa democrazia ha cominciato a
morire. Secondo un sondaggio recente, oltre il 60 per cento dei
"latino-americani" sarebbe disposto a rinunciare alla democrazia per
un regime che garantisca meglio la sopravvivenza.
In effetti le democrazie "latino-americane" non hanno risolto le gravi
carenze in salute, cibo, abbigliamento, casa, educazione e lavoro. Hanno portato
a galla le vecchie forme di corruzione, ma sono cadute in nuovi vortici di
corruzione. E tutto si è aggravato con la comparsa del
"narco-traffico", che corrompe individui e istituzioni, con la spirale
della "compra-vendita" di armi, con la privatizzazione di beni
pubblici, con la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei
guadagni, con la tattica linguistica di colpevolizzare gli strumenti (la
politica, i partiti, l’economia, eccetera) ma non i singoli individui che li
«suonano».
Politicamente l’"America Latina" sta attraversando un brutto
momento. I settori poveri, la classe media e gli intellettuali si sono messi a
ricercare ed elaborare una nuova "utopia", un sogno che ci permetta di
vivere la "globalizzazione", senza perdere la localizzazione che
possediamo. È questo soprattutto che è mancato alla politica
"latino-americana" negli ultimi decenni.
La recente "crisi finanziaria" sta dimostrando che è pericolosa la
teoria di andare solo «con coloro che siano capaci di andare al ritmo del
mercato». L’"America Latina" deve recuperare la sua voce ed essere
capace di creare strumenti di integrazione che conducano alla creazione di un’autentica
«comunità "latino-americana" di nazioni».
Un principio originatosi nel "calcio" - «chi non fa "goal", lo
subisce» - può essere esteso anche ad altri campi: «chi non fa politica, la
subisce»; «chi non fa storia, la subisce». Per questo è importante ritrovare
il senso della politica, che è un "apostolato", una
"missione" da compiere che comincia solo quando si sa perché, in
vista di che cosa e come si fanno le cose.
Qui entra in gioco il principio fondamentale del bene comune, che deriva dal
principio della dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone. Il bene
comune si può considerare come la dimensione sociale e comunitaria del bene
morale; è un dovere di tutti i membri della società, ma è difficile da
raggiungere perché esige la ricerca costante del bene del prossimo, come fosse
il bene proprio.
Oltre alle singole persone, alla famiglia e ai «corpi intermedi», la
responsabilità di edificare il bene comune compete anche allo Stato. Il bene
comune è la ragione d’essere dell’autorità politica. Lo Stato deve
garantire "coesione", unità e organizzazione alla società civile di
cui è espressione. Il Governo di ogni Paese ha il dovere specifico di
armonizzare con giustizia i diversi interessi settoriali. La corretta
conciliazione dei beni particolari dei gruppi e degli individui è una delle
funzioni più delicate del potere pubblico.
* Arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras