( Racconto di Natale di SANDRA CERVONE )
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Mariella non sopportava più di essere relegata sempre allo stesso posto. Ogni anno la stessa storia! Tante speranze, tante premure e poi… la stessa sistemazione, tra due ponticelli di sughero nei pressi del torrentello che scivolava lento e silenzioso fra le due rive di soffice muschio e ciottoli levigatissimi. Oltre alla comprensibile umidità, Mariella non sopportava più di stare così lontano dalla capanna illuminata del Presepe, di non essere mai riuscita a guardare negli occhi il Bambino e la sua dolcissima Madre. E soprattutto, di non ricevere gli sguardi ammirati dei tanti visitatori. "Perché - si domandava indispettita - perché sempre fra quei due ponti sgangherati? Mai un avanzamento, mai un cambio di ruolo, mai nulla di nuovo!". E così, quando il sacrestano s’arrampicò nella buia soffitta della canonica per portare in chiesa la grande cassa dei pastori, Mariella trattenne il respiro e strinse forte i suoi occhi color nocciola, sperando di essere finalmente apprezzata per quello che era. Una comune pastorella, è vero, ma tanto tanto bella! Il colore della sua tunica restava di un rosso vivo e nessuna parte del viso o delle mani o dei piedini nudi presentava segni d’incuria o "vecchiaia". Accanto a lei c’erano tante statuine di gesso ormai malandate ed il missionario, di sicuro, le avrebbe scartate… o magari posizionate lontano dalla capanna della Natività, là dove, anche quest’anno, avrebbero trovato riparo Gesù, la Madonnina e San Giuseppe…
Tutti in fila, sulla vecchia panca della chiesa, i pastori attendevano di essere posizionati sul magnifico Presepe, là dove già si potevano ammirare le casette e le stradine, le grotte con la paglia e le piazzette di paesini sperduti tra le montagne imbiancate dalla neve-farina…
Ecco la mano del missionario che correva veloce sulle loro teste di cartapesta…: l’arrotino accanto al fuoco acceso, la lavandaia sulla sponda del fiumicello, i Magi sul ponte più lontano, le gallinelle tra le scalette di un pollaio…
Ecco gli angeli dai capelli d’oro, ecco l’oste che serve vino ai due viandanti, ecco i pastori che sorvegliano un gregge bianchissimo…
Due o tre taglialegna nel bosco in lontananza, un ragazzo addormentato in un rigoglioso ciuffo di muschio, una bimba scalza a trascinare un asinello ostinato…
E poi il macellaio che affetta i salumi, il polentaio col suo gran pentolone, il fabbro e la contadinella che si sorridono beati, gli zampognari proprio ai lati della capanna… e finalmente il Bambino, adorabile e riccioluto, con una candida copertina e l’umile culla di fieno e fili luminosi…
"Son qui! Son qui!", mormorava Mariella, ma il missionario, ormai anziano e tremante, nemmeno la guardava e passava oltre, passava oltre…
"Vediamo un po’- ripeteva - chi ci mettiamo accanto al fuoco? E qui, tra le montagne innevate… Oh, ancora un angelo… mettiamolo qui… tra l’asino e il bue, proprio nella grotta…".
Il cuore di Mariella s’era fatto di pietra: "Ehi, brutto vecchio rimbambito…".
Niente da fare: il sacerdote era davvero sordo.
Quando arrivò l’ora della Santa Messa, Mariella ancora era in piedi sulla panca, al di fuori del grande Presepe della chiesa, lontano persino dal suo "solito" posto così detestato…
"Un po’ d’umiltà!", sembrava dirle la Madonna con le mani giunte ed il sorriso soave. "Non serve a nulla essere superbi", suggeriva Baldassarre dall’alto del suo cammello bardato di rosso corallo…
"Parlate così perché state sempre in prima fila", rispondeva Mariella sempre più indispettita… "Voi siete sempre ammirati, fotografati, illuminati… io respiro la pungente aria del fiume, rischio sempre di rovinarmi i piedini e passo tutto il tempo nella penombra più fitta"…
"Ah, ragazzina impertinente! - tuonò l’angelo che suonava la lira - Ma cosa credi che sia un Presepe? Un palcoscenico? Tanta arroganza non porterà nulla di buono"…
"Il Presepe è la mia unica occasione - rispose decisa - l’unica opportunità per mostrarmi utile e bella"…
E così, nella notte, tutti i pastorelli ascoltarono i suoi lamenti e inutilmente le diedero consigli. L’indomani, di buon mattino, il missionario tornò alla sua "opera" e, con tutto l’amore che portava al Bambinello, volle terminare l’allestimento del suo Presepe. Prese ancora due pecorelle, un pesciolino rosso, un pescatore con la lenza, un suonatore d’organetto e un bimbo scalzo. Li posizionò lungo il fiume e poi guardò i due ponticelli rimasti vuoti. "Chi ci mettevamo quassù, Giovanni?". Chiese al sacrestano più anziano di lui. "Mah… Padre… non ricordo neppure… forse questa figliola dalla tunica rossa che procede scalza e senza neppure una fiaccola accesa"… "Si, hai ragione… lo ricordo bene… eccola qui… questo è il suo posto"...
Mariella si ritrovò nel luogo odiato, all’ombra del sughero dei ponti appoggiati a due grossi mattoni…
"Com’è bella - disse però il missionario - vogliamo avvicinarla alla casetta di cartone dove inizia la grande scalinata?". "Sì - fece Giovanni - , ma occorrerà una lampadina in più per illuminarle il visino". Così fecero, nell’euforia più ingenua.
La Notte di Natale, finalmente illuminata come una diva, Mariella sorrideva ai visitatori commossi. Già sognava di essere ripresa dalle telecamere, di ritrovarsi stampata sulle foto degli archivi parrocchiali…
Ma cos’era quel calore che le scioglieva le gambe e la faceva abbattere? Un contatto elettrico aveva scatenato le scintille ed ora la casa di cartone era avvolta dal fuoco tra le urla dei presenti…
"Presto un secchio… spegnete le luci… non toccate il Presepe… allontanate i bambini"…
Qualche minuto di paura e poi la tranquillità ritrovata. "È tutto a posto - diceva il missionario - abbiamo tolto quella casa di cartone"...
"Ah - sospirava Mariella senza più ambizione - fossi rimasta tra i ponticelli del fiume! Con l’acqua a due passi non mi sarei bruciata!".
"Un Presepe è un Presepe!", sentenziò l’angelo che suona la lira.
E Mariella, bruciacchiata e malconcia, tentò invano di stare in piedi sulla scalinata della sua vana gloria!