CARLO MARIA MARTINI
Cardinale
IL SEGRETO DELLA PRIMA LETTERA DI PIETRO
Un corso di esercizi spirituali
Piemme, 2005
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Da sempre amati, per una speranza eterna | Parola e Chiesa | La malizia del nostro cuore | «Non amate né il mondo, né le cose del mondo!» . | Il segreto della prima lettera di Pietro |
Premessa metodologica | Rigenerati dalla Parola | La Prima settimana degli Esercizi | Il combattimento per la fede | La Seconda settimana degli Esercizi |
Il Principio e fondamento | Sacerdozio santo | Dodici atteggiamenti di peccato | Inimicizie, divisioni, conflittualità | I capitoli esortativi della prima lettera di Pietro |
LECTIO
E MEDITATIO 1 Pt 1, 1-2 |
Frammenti penitenziali nella prima lettera di Pietro | Una chiave per il ministero della Chiesa oggi | Esortazioni
per l'ambito civile |
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LECTIO
E MEDITATIO 1 Pt 1, 3-12 |
Orazione e contemplazione | La confessione sacramentale | Il segreto della prima lettera di Pietro | |
Raccomandazioni per l'ambito familiare | ||||
«E
finalmente siate tutti concordi» |
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Conclusione | ||||
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È grazia soffrire per amore di Cristo | Discernimento spirituale | Passione | Esortazioni ai presbiteri | Riconoscere la grazia di Dio (omelia) |
La beatitudine della sofferenza | Consolazione e desolazione | Entrare nei sentimenti di Gesù | 1. «Con-presbitero» | «La vera grazia di Dio» |
La prova della persecuzione | Insegnamenti preziosi | Predizioni della Passione | 2. «Pascete il gregge» | La forza rigeneratrice della Parola |
Una rivelazione incomprensibile al mondo | Le predizioni realizzate | 3. Il premio finale | L'amore per Gesù | |
La porta della Trinità | Sulla croce | Conclusione |
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Signore, tu che ci hai permesso di radunarci in un luogo di silenzio, concedici di conoscere il tuo mistero d'amore. Donaci di vivere questi giorni penetrando gioiosamente i misteri che ci rinnovano e ci riempiono di nuovo coraggio per affrontare la vita quotidiana. Te lo chiediamo per intercessione di Maria, Madre di Gesù, e di tutti i santi.
L'inizio di un corso di esercizi spirituali è per me sempre un momento di grande gioia, un incontro con persone che vogliono servire sinceramente Dio. Accolgo ciascuno nella mia preghiera, lieto di vivere insieme a voi l'esperienza di comunione così singolare che è quella degli esercizi: un episodio della storia della propria salvezza per chi li guida e per chi li fa, una grande avventura dello Spirito.
D'altra parte non è senza trepidazione che incomincio questo corso, perché non sappiamo mai dove lo Spirito ci conduce. Mi sento come Davide di fronte a Golia, con tutta la fragilità e la piccolezza davanti al mistero del male che c'è in noi e del bene che Dio desidera offrirci. Mi piace comunque porre a conclusione di questa breve premessa una parola dell’apostolo Paolo nella lettera ai Romani:
«Ho un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io» (1,11-12).
Quando guido gli esercizi li vivo io stesso ed è certamente molto più ciò che ricevo di quanto do, perché comunico con la fede di tante persone che mi rendono partecipe della loro esperienza spirituale.
Vi offro anzitutto tre punti su cui riflettere: in che cosa consistono gli esercizi; la vostra situazione nel momento in cui li iniziate; il testo biblico di riferimento che ho scelto.
Gli esercizi spirituali
1. Che cosa non sono
* Non sono una scuola di preghiera, anche se risultano di grande aiuto per entrare nell' orazione.
Noi abbiamo sempre molto bisogno di ricominciare a imparare a pregare. Spesso ci accorgiamo di quanto è vera la parola di Paolo: nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare (cfr. Rm 8,26). Per questo ogni volta occorre ricominciare, tenendo presenti alcune disposizioni interiori semplici e tuttavia nevralgiche, partendo per esempio dall' atteggiamento di riverenza, di adorazione, di silenzio di fronte al mistero di Dio. Talora preghiamo male, proprio perché non ci mettiamo di fronte al Mistero tremendum con quella riverenza, adorazione profonda, silenzio, che sono premessa indispensabile. È questo spirito di riverenza e di senso del nostro niente che dobbiamo ritrovare quando entriamo in preghiera.
Gli esercizi di fatto ci aiutano, sono certamente un momento assai utile per ricominciare il cammino dell'orazione. Non sono però una scuola di preghiera.
* Non sono neppure ciò che oggi si usa proporre in molte nazioni soprattutto nel nord dell'Europa, e che viene chiamato con nomi diversi: scuola di raccoglimento, scuola di preghiera profonda, scuola di unificazione interiore.
Indubbiamente gli esercizi favoriscono il raccogliersi, l'unificarsi, l'uscire dalla dispersione e dalla frammentazione nella quale sono vissute le nostre giornate, ma non sono di per sé una scuola di raccoglimento, bensì qualcosa di più e di diverso.
* Non sono una «lectio divina» su un testo della Scrittura, che infatti si può praticare fuori degli esercizi.
È ovviamente importante fermarsi su un testo biblico, e nel dipanarsi dei nostri esercizi, faremo la lectio divina sulla prima lettera di Pietro. La lectio però si pratica per spingerci a camminare, è come l'asfalto della strada, mentre gli esercizi consistono nel correre velocemente.
* Ancora, gli esercizi, pur se chi li guida parla, non sono nemmeno un ministero della Parola; ossia prediche belle ed efficaci che ci riscaldano il cuore e stimolano al bene.
2. Che cosa sono allora gli esercizi?
Sono un ministero dello Spirito. Partono dalla persuasione che lo Spirito santo è all’opera già prima e meglio di noi, e agisce in noi per farci cercare e trovare la volontà di Dio momento per momento, nella nostra vita. Siamo quindi chiamati ad ascoltare la sua voce, a sintonizzarci con lui, a seguirlo.
Negli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Lodola leggiamo fin dall’inizio, dalla prima Annotazione: «Con il nome di esercizi spirituali si intende ogni modo di esaminare la coscienza, di meditare, di contemplare, di pregare oralmente e mentalmente e di altre attività spirituali come più avanti si dirà» (n.1). Non si parla né di prediche, né di ascolti, bensì di attività personali dello spirito, di attività personali di preghiera che ciascuno vive.
Continua Ignazio: «Infatti, come sono esercizi corporali il passeggiare, il camminare, il correre, così si chiamano esercizi spirituali tutti i modo di preparare e disporre l’anima a togliere da sé tutti i legami disordinati e, dopo averli tolti, di cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vita per la salvezza dell’anima» (ivi).
Gli esercizi sono perciò operazioni spirituali che compiamo con lo scopo preciso di lasciarci muovere interiormente dalla grazia dello Spirito per cercare la volontà di Dio nella nostra vita.
Naturalmente qui sorge la domanda: come e dove opera lo Spirito?
Possiamo cogliere la presenza dello Spirito solo attraverso la fede, e spesso la sua azione la comprendiamo più tardi; come Mosè, che sul monte vede la gloria di Dio quando è passata. Di solito, considerando gli eventi su larga scala – pensiamo alla vocazione -, ci accorgiamo che lo Spirito ci ha mosso, ci ha portato, ci ha guidato.
Questo non significa che lo Spirito non operi nel momento.
Per esempio, agisce tutte le volte che mette in noi un certo disgusto della nostra mediocrità e ci stimola a desiderare di uscirne; opera in noi quando ci dà la sensazione che qualcosa non va e ci spinge a superarci, a fare un passo avanti fidandoci di Dio; opera tutte le volte che sperimentiamo la gioia di sacrificarci per un altro o la gioia per qualcosa che umanamente ci darebbe pena o sofferenza; e ancora, allorché avvertiamo il desiderio di maggior intimità con Gesù, di parlargli più familiarmente, di dialogare con lui come con una amico; opera quando superiamo delle ansie, delle tentazioni, dei blocchi che irrigidiscono la nostra mente e non ci permettono di agire con scioltezza nel regno di Dio. Sono tutti movimenti dello Spirito.
Gli esercizi consistono proprio nel rendersi conto della sua opera e nel seguirla, nel cogliere dove ci vuole portare. E a quale scopo? Perché noi diventiamo una cosa sola con Gesù, perché viviamo uniti a lui e lui abiti in noi, perché ci assimiliamo a Gesù, imparando a vivere, operare, soffrire, amare, morire come lui.
Gli esercizi originariamente nella formulazione classica di sant'Ignazio, hanno dunque lo scopo di aiutarci a scegliere lo stato di vita secondo la volontà di Dio, quello stato di vita che più ci assimila a Gesù. Quando lo stato di vita è già stato scelto, gli esercizi ci permettono di ritrovare, di riaccettare la volontà di Dio nel momento attuale della nostra esistenza.
Si può esprimere quanto ho detto in un altro modo: gli esercizi consentono di mettere ordine nella propria vita. Spesso, infatti, senza che ce ne accorgiamo, essa si disordina, si frammenta, si logora.
Quando ero Arcivescovo di Milano avevo su un tavolo nella sala delle udienze alcuni miei libri, e uno era intitolato Mettere ordine nella propria vita. I preti e i laici che venivano a incontrarmi lo guardavano interessati e dicevano: va bene per me, questo è ciò di cui ho bisogno.
Mettere ordine nella propria vita significa cercare la volontà che il Signore mi presenta adesso, in questo particolare momento della mia biografia, del mio cammino, dei miei doveri, delle mie prove, delle mie speranze. Gli esercizi sono un mezzo davvero formidabile per mettere un ordine giusto secondo la volontà di Dio, non soltanto una volta nella vita, bensì ogni giorno.
Di conseguenza siamo invitati a favorire le condizioni per cogliere in noi l'azione dello Spirito.
Ne ricordo almeno tre: il silenzio, che ci permette di cogliere la voce dello Spirito; la preghiera prolungata e metodica; l'ascolto della sacra Scrittura, della parola di Dio, non semplicemente per conoscere un libro nuovo della Bibbia che non si è mai magari letto bene, ma per ascoltare la parola di Dio, che ci comunica che cosa vuole da noi. Suggerisco a ciascuno di stabilire almeno tre o possibilmente quattro tempi di preghiera personale prolungata, due al mattino e due nel pomeriggio. Quattro momenti in cui ognuno di noi deve proporsi seriamente di pregare in silenzio davanti a Dio, ripartendo da ciò che abbiamo ascoltato o letto nella Scrittura, o che il Signore ci fa sentire nel cuore.
Se non possiamo dedicare un'ora intera quattro volte al giorno come dice sant'Ignazio di Lojola, proponiamoci almeno tre quarti d'ora o mezz'ora; evitiamo, dopo le meditazioni comuni, di andare un po' qui e un po' là, di leggere qualcosa, senza tuttavia una preghiera calibrata e ben composta.
Questo è un segreto degli esercizi; se non lo si vive, sono un ascolto di alcune parole buone, ma non producono il frutto che lo Spirito santo ha preparato per noi.
Un suggerimento importante
Per quanto vi riguarda sono nodali soprattutto due domande. La prima: come siamo arrivati agli esercizi? Seconda: come vorremmo uscirne?
- È importante chiedersi: in quale momento della mia biografia spirituale mi trovo? Mi sento calmo, tranquillo, disponibile? Oppure stanco, affaticato, magari depresso per qualche evento negativo che mi ha turbato? Oppure amareggiato, pesante?
È molto utile cogliere noi stessi come in uno specchio, per renderci conto di come il Signore ci tocca.
- Altrettanto importante è la seconda domanda: che cosa vorrei ottenere dagli esercizi? Che cosa vorrei chiarire in me stesso? Quale frutto vorrei ricavare?
Questo è 1'oggetto della nostra preghiera, è ciò su cui lavora lo Spirito, in modo diverso per ciascuno di noi.
Il testo biblico di riferimento
Ho pensato di prendere come riferimento degli esercizi la prima lettera di Pietro. Il motivo della mia scelta è anche pragmatico, perché 1'anno scorso, a Gerusalemme, dove mi sono ritirato alla conclusione del mio servizio episcopale a Milano, mi sono dedicato alla recensione critica del papiro Bodmer VIII, il più antico esemplare (è del III secolo) delle due lettere di Pietro.
A poco a poco me ne sono innamorato e ho ritenuto dunque che fosse utile e bello proporvi almeno la prima, una lettera che vuole incoraggiare cristiani in situazione non facile. Mi sembra del resto che di incoraggiamento abbiamo bisogno pure oggi.
Naturalmente non farò una lectio continua, in quanto lo scopo degli esercizi non è quello di una lezione esegetica; mi lascerò piuttosto guidare dalla dinamica degli Esercizi spirituali: scegliendo i brani della lettera che corrispondono alla dinamica del cammino di conversione che in essi ci viene proposto.
Sono infatti convinto che il percorso degli Esercizi mette in sintesi quello della rivelazione biblica, e quindi il loro dinamismo si può ritrovare nei diversi testi della Scrittura.
Chiediamo alla Madonna di aiutarci a vivere questi giorni come vero e proprio luogo di azione dello Spirito santo, non come scuola di preghiera o di raccoglimento, non come lectio divina o ministero della Parola. E invochiamola così: «Patrona exercitiorum, ora pro nobis».