Padre
Quirino, un secolo da raccontare
100 anni di età e 75 di missione ad Hong Kong!
Abbiamo calcolato che, nella sua vita,
Padre Quirino De Ascaniis ha conosciuto
di persona
circa 165 Missionari del "Pime" di Hong Kong.
Una vita da "guinness"!
P. Gianni Criveller
("Missionari del Pime", Agosto-Settembre 2008)
La vita di Padre Quirino De Ascaniis
è un’avventura di quelle da
raccontare. E per farlo con la dovuta precisione, attingiamo al "libro di
memorie" che lui stesso ha scritto nel 1993 per fermare su carta i suoi
innumerevoli ricordi.
Padre Quirino nasce a Giulianova (Teramo), il 5 Agosto 1908, da una famiglia
numerosa e povera. Ordinato il 24 Settembre 1932, arriva a Hong Kong un
anno dopo (29 Settembre 1933) sulla "Conte Rosso", con i Padri
Domenico Bazzo e Pietro Garbelli.
I momenti più difficili della sua vita missionaria risalgono agli anni in cui
lavora nei distretti di Bao’an e Huiyang (Po On e Wai Yeung). Viene arrestato,
sottoposto a duri interrogatori, attaccato dai briganti, e qualche volta rischia
anche la vita. Nella Cina continentale si trova spesso in situazioni di
tensione, sottoposto al tiro incrociato di vari fuochi: gli occupanti
giapponesi, il governo nazionalista, i guerriglieri comunisti, i banditi e, in
seguito, l’avvento del comunismo. In quegli anni un minimo errore può costare
la vita.
Vittima dei briganti
Nel Febbraio 1941, i soldati giapponesi si stabiliscono vicino alla residenza
di Padre Quirino e molti cinesi, spaventati, abbandonano la zona. Quelli rimasti
chiedono la protezione del Padre, il quale acconsente, con
"riluttanza", a nascondere denaro e beni di valore in casa sua.
Una notte, alcuni uomini armati penetrano nella sua residenza spacciandosi per
guerriglieri comunisti e gli chiedono di consegnare il tesoro. Padre Quirino
oppone resistenza, ma loro perquisiscono dappertutto e trovano quello che
cercano. Quindi gli chiedono di andare con loro.
«All’udire quelle parole, fui più ancora convinto che la mia vita era alla fine, perché sapevo che i guerriglieri non facevano prigionieri, ma uccidevano senza processo quelli che credevano loro nemici o cooperatori dei giapponesi. Pensavo che essi mi avrebbero condotto in un luogo isolato e mi avrebbero ucciso, senza far sapere niente a nessuno. Mi trovai di fronte alla morte. Perciò durante il cammino raccomandavo l’anima a Dio. Ero come condotto al luogo del supplizio».
Fortunatamente si tratta di comuni ladri travestiti da guerriglieri comunisti. Appena fuori dal villaggio, una volta al sicuro, lasciano libero Padre Quirino senza fargli del male.
In una squallida prigione
Un altro emozionante episodio della vita di Padre Quirino è il suo arresto
da parte del governo nazionalista dopo che l’Italia, nella "Seconda
Guerra Mondiale", si schiera a fianco del Giappone. Padre Quirino non è
mai stato un sostenitore dei giapponesi, ma ha bisogno del loro permesso scritto
per compiere l’attività per lui più importante: visitare le comunità
cristiane.
Per farla breve, Padre De Ascaniis viene accusato di essere una spia giapponese
e gettato in prigione nel Natale del 1941.
«Fui condotto in un luogo che non mi sarei mai aspettato. In un "tugurio" squallido e oscuro: era la prigione, la prigione riservata ai peggiori criminali. Senza tanti complimenti fui messo subito nei ceppi. I ceppi consistevano in una trave spaccata in due, con due buchi: nei buchi si fissavano i piedi del prigioniero e poi si serravano le due parti della trave; così i due piedi rimanevano chiusi e immobilizzati. In tal modo, non solo non si poteva fare un passo, ma non si poteva neppure stare in piedi; bisognava stare sempre sdraiati. Per letto c’era la paglia sul pavimento: la paglia non so da quanto tempo non fu cambiata. Prima avevo sentito parlare con orrore delle carceri cinesi. C’è un adagio che dice: "In vita non andare in carcere, dopo morte non andare all’inferno". In altre parole, il carcere cinese era l’inferno di questa vita. Ne avevo sentito parlare, ma non avrei immaginato che dovessi provarlo. Io ero al buio, nessun contatto con l’esterno. Pensavo tra me: per quanto tempo starò in quel luogo di pena? Fino a quando la mia salute debole potrà resistere? Se quello stato si fosse prolungato per mesi, per me c’era poca speranza di sopravvivenza. Comunque, mi raccomandavo alla Divina Provvidenza. Per fortuna avevo con me il Rosario che recitavo tutto il giorno».
Dopo pochi giorni, Padre Quirino viene portato davanti a un giudice. Si difende
spiegando che lui non stava dalla parte dei giapponesi e che aveva spesso
protetto i cinesi dagli abusi degli occupanti. Il giudice gli crede e lo libera.
Padre De Ascaniis lo loda e lo ringrazia per la sua correttezza e gentilezza.
Dopo la sua breve carcerazione, Padre Quirino viene sottoposto agli arresti
domiciliari nella stessa città di Huizhou (Wai Chow), insieme ad altri sei
Missionari del "Pime" e a quattro "Suore Canossiane". Padre Quirino e
compagni fanno ritorno a Hong Kong il 26 maggio 1942. Grazie alle cure delle
"Suore Canossiane" del Convento di Santa Maria a Tsim Sha Tsui, il missionario
recupera la salute e le forze, ma nel 1944 deve riparare a Macau, a causa delle
difficili condizioni di vita a Hong Kong sotto l’occupazione giapponese.
Ritorno in Cina
Torna al distretto cinese di Huiyang (Wai Yeung) nel 1945, dove cerca di
riavviare le attività cristiane. Ma l’area è tutt’altro che pacifica. Il
conflitto tra nazionalisti e comunisti crea una serie di pericoli, anche se
Padre Quirino è sempre così prudente da riuscire a evitare di mettersi nei
guai.
Ma dopo il Dicembre 1950, scrive Padre Quirino, il governo comunista "si
toglie la maschera". Viene posto agli arresti domiciliari, sotto la stretta
sorveglianza di un ex cristiano, diventato agente dei comunisti, che va a
trovarlo e lo interroga tutti i giorni. Nel suo "diario", Padre
Quirino descrive in dettaglio le diverse tattiche che i funzionari del governo
usano per rendergli la vita intollerabile e, quindi, per costringerlo ad
andarsene. La sua casa è perquisita e lui viene portato via per essere
interrogato. La minaccia della deportazione è costante.
«Un assalto dopo l’altro, un dispiacere dopo l’altro, un’inquietudine dopo l’altra. Confesso che ero abbattuto e depresso, avrei desiderato cambiare posto, andare in un altro luogo per sfuggire a quella situazione penosa e anche per togliere agli agenti comunisti l’occasione di molestare e tormentare i cristiani a causa mia».
Nel Marzo 1951 gli viene ordinato di andare a Huizhou, dove è ancora una volta sottoposto a interrogatorio. Incontra vari Confratelli del "Pime", tra cui il Vescovo Lorenzo Bianchi. Vengono tenuti agli arresti domiciliari per qualche mese, finché non ottengono il "permesso" di lasciare la Cina per tornare a Hong Kong. È il 12 Ottobre 1951. A Hong Kong servì come parroco di Sai Kung prima e poi come coadiutore presso la parrocchia di Santa Teresa e del Santo Rosario.
Padre Quirino si ritira
Padre Quirino è amato e apprezzato da tutti per la sua genuina semplicità. Giunto in età avanzata, non vuole essere di impedimento a nessuno. Così infatti conclude il suo "diario"…
«Verso la metà dell’anno 1993, a causa degli "acciacchi" dell’età avanzata e delle infermità, sentii di non essere in grado di continuare il ministero; perciò il 30 Giugno, tramite il Superiore Regionale P. Renzo Milanese, presentai le dimissioni al Card. John B. Wu. Il Cardinale, in data 20 Luglio dello stesso anno, gentilmente approvò le dimissioni».
In un primo tempo si ritira nella "Casa di riposo per anziani San Giuseppe" a Choi Hung, ma ora vive nella nuova "Casa" di Sheung Shui, amorevolmente assistito dalle "Piccole Suore dei Poveri". Trascorre le giornate offrendo le sue preghiere e le sue sofferenze a Dio. A coloro che gli fanno visita dona il suo sorriso e un senso di serenità che rallegra il cuore.