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NATALE, Incarnazione, Umanità di Cristo |
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C | O | |||
D | QUARESIMA, Penitenza, Conversione | P | ||
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G | S | |||
H | T | |||
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PREGHIERA: Adorazione, Lode, Azione di grazie, Intercessione |
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J | V | |||
K |
FESTE DI CRISTO: Sacro Cuore" Trasfigurazione, Santa Croce, Cristo Re |
W | CARITÀ | |
L | X | |||
Z |
B1 | Sant' Atanasio | IL CRISTO È NATO PER LA NOSTRA RISURREZIONE |
B2 | Papa Paolo VI | GLI INSEGNAMENTI DI NAZARET |
B3 | San Leone Magno | LA NASCITA DEL SIGNORE DA' ORIGINE AL POPOLO CRISTIANO, NELLA PACE |
B5 | San Leone Magno | RICONOSCI, CRISTIANO, LA TUA DIGNITÀ |
B4 | Guglielmo di Saint Thierry | «EGLI CI HA AMATO PER PRIMO» (1 Gv. 4-10) |
B6 |
San Gregorlo Nazianzeno |
UNIONE INAUDITA, SCAMBIO PARADOSSALE FRA DIO E L'UOMO |
B19 | Jacques Guillet | IL CRISTO, VERO DIO E VERO UOMO |
B1 IL CRISTO È NATO PER LA NOSTRA RISURREZIONE
Sant' Atanasio *
S. Atanasio
(295-373), vescovo di Alessandria, consacrò tutta la sua esistenza a combattere l'eresia ariana che negava la divinità del Verbo. Difensore intrepido della fede di Nicea nell'epoca in cui il potere politico e la maggior parte dei vescovi si coalizzavano contro di essa, passò più di diciassette anni in esilio. Nel suo "Trattato sull'Incarnazione del Verbo», si sforza di mostrarci che non avremmo potuto essere salvati se Dio non avesse realmente assunto la natura umana nella persona del Cristo.Il Verbo di Dio, incorporeo, incorruttibile e immateriale viene
tra noi, sebbene già fin da prima non ci fosse molto lontano. Infatti, nessuna
parte della creazione è mai rimasta priva della presenza di lui che, al
contrario, assieme al Padre suo riempiva tutto in tutti i luoghi. Eppure viene,
nella sua condiscendenza, per manifestare il suo amore per l'umanità...
Ha compassione della nostra razza, prende a pietà la nostra
debolezza, si china sulla nostra rovina e non può sopportare che la morte domini
su noi. Perché non vada perduta la sua creatura e non diventi vana l'opera
compiuta dal Padre suo nei riguardi degli uomini, si assume un corpo e un corpo
non diverso dal nostro. Ma non vuole semplicemente esistere in un corpo in modo
qualsiasi, né solamente rendersi visibile... E' nella Vergine che si
costituisce
* Logos peri tes enanthropeseos tou logou 8-9 P.G. 25, 109-112.
B2 GLI INSEGNAMENTI DI NAZARET
Papa Paolo VI *
Nazaret è la scuola in cui si comincia a comprendere la vita di
Gesù: la scuola del Vangelo. Qui si impara a guardare, ad ascoltare, a meditare
e penetrare il significato così profondo e misterioso di questa semplicissima,
umilissima e stupenda manifestazione del Figlio di Dio.
Forse si impara anche, insensibilmente, ad imitare. Qui si
impara il metodo che ci permetterà di comprendere chi è Cristo. Qui si scopre
la necessità di osservare la cornice entro cui si è svolto il suo soggiorno tra
noi: luoghi, tempi, abitudini, linguaggio, pratiche religiose, tutta ciò di cui
Gesù si è servito per manifestarsi al mondo. Qui, tutto parla, tutto ha un senso...
A questa scuola, si comprende la necessità di avere una disciplina spirituale se
si vuol seguire l'insegnamento del Vangelo e diventare discepolo di Cristo.
Oh, come varremmo ritornare bambino e metterci a questa scuola, umile e
sublime, di Nazaret! Come vorremmo, accanto a Maria, ricominciare ad
acquistare la vera scienza della vita e la sapienza superiore delle verità
divine!
Ma noi siamo qui soltanto di passaggio. Dobbiamo rinunziare al
desiderio di continuare qui l'educazione alla intelligenza del Vangelo,
educazione che non è mai interamente compiuta. Tuttavia non partiremo senza
aver raccolto in fretta, quasi furtivamente, qualche breve insegnamento di
Nazaret.
In prima luogo una lezione di silenzio: rinasca in noi la
stima del silenzio, questa meravigliosa e indispensabile condizione della
spirito, in noi che siamo assaliti da tanti clamori, strepiti e grida nella
nostra vita moderna rumorosa e troppo presa dai richiami sensibili. O silenzio
di Nazaret, insegnaci il raccoglimento, l'interiorità, la disposizione ad
ascoltare le buone ispirazioni e le parole dei veri maestri! Insegnaci la
necessità e il valore della formazione, dello studio, della meditazione, della
vita personale e interiore, della preghiera che Dio solo vede nel segreto!
Una lezione di vi1a familiare: Nazaret c"insegni cos'è
la famiglia, la sua comunione d'amore, la sua austera e semplice
bellezza, il suo carattere sacro e inviolabile. Impariamo da Nazaret quanto
sia dolce e insostituibile la formazione che vi si riceve; impariamo qual'è il
suo ruolo primordiale sul piano sociale.
Una lezione di 'lavoro: o Nazaret, casa del Figlio del
falegname, proprio qui noi vorremmo comprendere e rendere onore alla legge
severa e redentrice della fatica umana; qui riconfermare la coscienza della
nobiltà del lavoro; qui ricordare che il lavoro non può essere fine a se stesso,
ma ,che la sua libertà e nobiltà, oltre che dal valore economico, gli vengono
dai valori che lo finalizzano. Infine, come vorremmo poter salutare qui tutti i
lavoratori del mondo intero e mostrare loro il grande Modello, il loro Fratello
divino, il Profeta di ogni loro giusta causa, il Cristo nostro Signore.
* Allocution à Nazareth del 5 gennaio 1964 - «La Documentation Catholique», 2 febbraio 1964, 174-175.
B3 LA NASCITA DEL SIGNORE DÀ ORIGINE AL POPOLO CRISTIANO, NELLA PACE
San Leone Magno *
San Leone fu eletto papa nel 440 e morì nel 461. Sotto il suo pontificato, si manifestarono
delle divergenze fra Oriente e Occidente, ma egli seppe far riconoscere da tutti l'autorità della Sede Romana. L'opera letteraria di San Leone si compone di lettere e di una serie di sermoni, in cui questo pastore insegna, con rara efficacia di espressione, la dottrina cristologica tradizionale.Ogni giorno e in ogni tempo, alla mente dei fedeli che
meditano le realtà divine, si presenta la nascita del nostro Signore e Salvatore
dal seno della Vergine Madre, perché l'intelligenza si elevi a glorificare il
suo Creatore, o nella compunzione del pianto, o nel giubilo della lode, o
nell'offerta del sacrificio. Lo sguardo dello spirito nulla deve contemplare, con
più frequenza e fiducia, del mistero per cui Dio, Figlio di Dio, eternamente
generato dal Padre, è nato anche da un parto umano. Ma nessun giorno più di
questo ci invita a contemplare questa natività, degna di essere adorata in cielo
e sulla terra...
Naturalmente quell'infanzia, che la maestà del Figlio di Dio non
ha ritenuto indegna di sé, con lo scorrere degli anni ha ceduto il posto alla
piena virilità e, una volta compiutosi il trionfo della passione e della
risurrezione, tutti gli atti di annientamento, abbracciati per noi, hanno avuto
fine. La festa di oggi, tuttavia, rinnova per noi i'I sacro natale di Gesù,
generato dalla Vergine Maria. E mentre adoriamo la nascita del nostro Salvatore,
ci ritroviamo a celebrare la nostra stessa nascita. Infatti la generazione di
Cristo è l'origine del popolo cristiano e il natale del capo è anche il natale
dell'intero corpo. Benché ciascuno dei chiamati abbia un suo particolare posto e
tutti i figli della Chiesa si succedano in tempi diversi, tuttavia l'intera
moltitudine dei fedeli, uscita dal fonte battesimale,
* In
nativitate Domini Sermo VI, 1, 2, 5 - «Sources Chrétiennes» 22, 124-134.B5 Riconosci,
cristiano, la tua dignità
san Leone
Magno, papa
Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci!
Non c'è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita, una vita che
distrugge la paura della morte e dona la gioia delle promesse eterne. Nessuno è
escluso da questa felicità: la causa della gioia è comune a tutti perché il
nostro Signore, vincitore del peccato e della morte, non avendo trovato nessuno
libero dalla colpa, è venuto per la liberazione di tutti. Esulti il santo,
perché si avvicina al premio; gioisca il peccatore, perché gli è offerto il
perdono; riprenda coraggio il pagano, perché è chiamato alla vita.
Il Figlio di Dio infatti, giunta la pienezza dei tempi che l'impenetrabile
disegno divino aveva disposto, volendo riconciliare con il suo Creatore la
natura umana, l'assunse lui stesso in modo che il diavolo, apportatore della
morte, fosse vinto da quella stessa natura che prima lui aveva reso schiava. Così
alla nascita del Signore gli angeli cantano esultanti: «Gloria a Dio nel più
alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Essi
vedono che la celeste Gerusalemme è formata da tutti i popoli del mondo. Di
questa opera ineffabile dell'amore divino, di cui tanto gioiscono gli angeli
nella loro altezza, quanto non deve rallegrarsi l'umanità nella sua miseria! O
carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre per mezzo del suo Figlio nello Spirito
Santo, perché nella infinita misericordia, con cui ci ha amati, ha avuto pietà
di noi, «e, mentre eravamo morti per i nostri peccati, ci ha fatti rivivere con
Cristo» (cfr. Ef 2, 5) perché fossimo in lui creatura nuova, nuova opera delle
sue mani.
Deponiamo dunque «l'uomo vecchio con la condotta di prima» (Ef 4, 22) e, poiché
siamo partecipi della generazione di Cristo, rinunziamo alle opere della carne.
Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non
voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricòrdati chi
è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricòrdati che,
strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di
Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo!
Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e
non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio. Ricorda che il prezzo
pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo.
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa (Disc. 1 per il Natale, 1-3; Pl 54, 190-193)
B4 «EGLI CI HA AMATO PER PRIMO» (1 Gv. 4-10)
Guglielmo di Saint Thierry *
Guglielmo di Saint Thierry nacque a Liegi verso il
1085 e morì nel 1148. Educato nelle scuole del Nord della Francia, fu allievo di Anselmo contemporaneamente ad Abelardo. Monaco a Reims, diverrà nel 1119 abate del Monastero benedettino di St. Thierry. Da allora si moltiplicano le opere letterarie che lo rivelano teologo e mistico. Amico intimo di S. Bernardo, lavorò alla riforma dei monasteri benedettini. Dopo essere passato al monastero di Signy, per vivere sotto l'osservanza cistercense, si dedicò attivamente a mettere in luce e a confutare gli errori teologici di Abelardo. La opera di Guglielmo è anzitutto quella di uno spirituale, di un direttore d'anime. La sua teologia è legata alla sua contemplazione.Tu solo sei veramente Signore: tu regni su di noi e ci salvi;
noi ti serviamo e siamo salvati da te. Infatti, o Signore che dai la salvezza e
benedici il tuo popolo (Cfr. Sl. 3, 9), che cosa è la salvezza se non amarti
per tuo dono o meglio essere amati da te? Perciò, o Signore, hai voluto che il
Figlio della tua destra, l'uomo che hai reso forte per te si chiamasse Gesù,
cioè Salvator,e: Infatti egli salverà il popolo dai suoi peccati (Mt. 1,
21) e in nessun altro vi è salvezza (At. 4, 12). Egli ci ha
insegnato ad amarlo, poiché per primo ci ha amato fino alla morte di croce. Con
l'amore e la predilezione ci ha purificato, suscitando in noi l'amore per lui,
lui che per primo ci ha amato fino alla fine...
Sì, è proprio così: ci hai amato per primo perché potessimo
amarti, non perché tu avessi bisogno del nostro amore. Solo amando te noi
potevamo raggiungere il fine per cui ci avevi creato. Perciò, dopo aver
Iddio, a più riprese e in più modi, parlato un tempo ai padri per
mezzo dei profeti, ora, alla fine dei giorni, ha parlato a noi per mezzo
del Figlio (Ebr. 1, 1-2), il tuo Verbo; in lui sono fatti i cieli e
nel soffio della sua bocca la loro potenza (Sl. 32, 6). Parlare per mezzo
di tuo Figlio è stato come manifestare in piena luce quanto e come ci hai amato.
Tu non hai risparmiato tuo Figlio, ma per noi tutti hai dato colui che ci ' ha
amato e ha offerto Se stesso in sacrificio per noi.
Questo è il tuo Verbo, o Signore, la Parola onnipotente che ci
indirizzi. Essa, mentre il silenzio avvolgeva ogni cosa - il profondo silenzio
dell'errore - è discesa dal trono regale (cfr. Sap. 18, 14-15) per combattere
con forza le tenebre del pecca10 e portarci l'amore. In tutto ciò che fece, in
tutto ciò che disse sulla terra, perfino negli obbrobri che sopportò, perfino negli
sputi e negli schiaffi, perfino nella croce e nel sepolcro, tu hai voluto
parlarci nel tuo Figlio, per suscitare e destare, con il tuo amore, il nostro
amore per te.
Tu sapevi infatti, o Dio Creatore delle anime, che non si può
imporre ai figli degli uomini questo amore, ma lo si deve invece suscitare;
perché dov'è la costrizione non c'è libertà e dove non c'è libertà non c'è
giustizia... Tu dunque hai voluto che ti amassimo, perché non potevamo essere
salvati nella giustizia, se non amando te. E non potevamo amarti, se
quest'amore non ci fosse stato dato da te. Perciò, o Signore, come di'ce
l'Apostolo che ti amò: tu ci hai amato per primo, per primo ami tutti quelli che
ti amano (cfr. Gv. 4, 10). E noi, o Signore, ti amiamo con l'amore che tu stesso
poni nel nostro cuore.
* Tractatus de
contemplando Deo, 12-14: P.L. 184, 373-374.
B6 UNIONE INAUDITA, SCAMBIO PARADOSSALE FRA DIO E L'UOMO
San Gregorlo Nazianzeno *
Gregorio Nazianzeno (329-390) è con San Basi/io, suo amico, e Gregorio di Nissa, fratello di questi, uno dei tre grandi Padri della Cappadocia. Contemplativo e poeta, ebbe un'esistenza molto tormentata. Monaco con Basi/io, divenne suo malgrado vescovo di Sasima, e fu elevato in seguito alla sede di Costantinopoli. Stancatosi degli intrighi di questa città, si ritirò dapprima a Nazianzo, e in seguito nella solitudine, dove scrisse le sue opere più importanti.
Dio crea l'uomo. Prende il corpo dalla materia che aveva fatto
in antecedenza e depone in essa il soffio della vita, estraendolo da se stesso:
tale soffio - come dice la Scrittura - è anima intelligente ed immagine di
Dio... Il Signore colloca l'uomo sulla terra come custode della creazione
visibile e lo introduce ai misteri dello spirito; lo pone come re di tutto ciò
che è sulla terra, ma suddito del regno dei cieli... L'uomo però disobbedì
all'ordine che gli era stato dato e, per la sua malvagità, venne allontanato
dall'albero della vita, bandito dal Paradiso e separato da Dio... Il suo stato
richiedeva ormai un aiuto più grande da parte di Dio ed un aiuto più grande gli
venne dato.
Quest'aiuto fu il Verbo stesso di Dio: colui che è ancora prima
dei secoli, l'invisibile, l'incomprensibile, l'incorporeo,
* Logos Me eis to aghion paska- P.G. 36, 632, 636.
B19 IL CRISTO, VERO DIO E VERO UOMO
Jacques Guillet *
Nato nel Lionese in Francia nel 1909, l'autore dei Temi biblici pone la sua conoscenza della Scrittura al servizio di una iniziazione alla vita spirituale. In Gesù Cristo ieri e oggi sua opera principale, come in numerosi articoli, egli fissa con vigore il centro della «fede operante mediante la carità» nella persona del Cristo, prospettata come fonte unica di santità.
Di fronte all'avvenire, Gesù ha le stesse nostre reazioni:
è colto da sorpresa ed ammirazione dinnanzi alla fede del centurione, da
inquietudine quando vede, nella sinagoga di Cafarnao, i suoi discepoli
abbandonarlo uno dopo l'altro, da spavento alla prospettiva di finir nelle mani
dei suoi nemici. Non s'immagini, oltre l'apparenza umana simile alla nostra,
un'altra esistenza per la quale tutto sarebbe ormai predestinato; non si
inventi, prodigiosamente vivente nel fanciullo di Betlemme, un Dio
dall'infallibile sguardo che giàcontemplerebbe l'alba di Pasqua: sarebbe come
mettere in Gesù due persone, due Cristi. Se Dio non è, in Gesù, colui che
dice <do», colui che si meraviglia, s'inquieta ed ha paura, allora Gesù non
è Dio, ma solo un rivestimento, un'apparenza. Il Gesù dei Vangeli, il vero
Dio, vive nel tempo reale, il nostro tempo, e non ne esce che risuscitando. Gli
occorrono dodici anni per stabilire le debite distanze rispetto ai genitori,
trent'anni per divenire adulto, per far propria l'eredità di cultura religiosa,
umana e professionale - che i Giudei definivano «sapienza» - di cui abbisogna
perché la sua parola e i suoi gesti esprimano realmente la nostra esperienza di
uomini. Come tutti noi, fa dei progetti, come noi, vede spesso gli eventi
scompigliarli e mandarli a vuoto. Si avvia
per seguire il centurione venuto a supplicarlo di guarirgli il servo, ma viene
fermato dopo i primi passi: Signore, non san degno che tu entri sotto il mio
tetto (Mt. 8, 8); segue Giairo che si affretta a rientrar in casa dove la
sua bambina sta morendo, ma si lascia fermare nel tragitto da una donna inferma
(Mt. 9, 20-22); decide di ritirarsi per un po' di riposo coi discepoli esausti,
ma ritrova ancora la folla che ha intuito il suo progetto,
e vi rinuncia per dedicarsi ad essa (Mc. 6, 30-34).
In questa disponibilità a ciò
che deve accadere, in questa accettazione del futuro nella misura che gli si fa
presente, vi è in Gesù ben altro che un riconoscimento di impotenza e la
volontà di condividere la nostra debolezza; vi è anche - e forse dovremmo dire
vi è anzitutto - il sigillo della sua condizione divina. Spetta a noi, consci
delle nostre limitazioni, predisporre progetti e valutazioni per organizzare il
nostro avvenire e prevenire i rischi incombenti. Gesùnon ha bisogno di
organizzare: in ogni circostanza e qualsiasi cosa avvenga, è se stesso, domina
la reazione e sa rispondere. Si può coglierlo di sorpresa, però mai fargli
perdere il controllo; si può colpirlo e ferirlo a morte, perchéè vulnerabile
all'estremo, però mai è più se stesso di quando è prigioniero e agonizzante,
mai è aperto a tutto il mondo come nel giorno in cui muore, rinnegato da tutti.
Solo il Creatore sa accoglier così tutti gli esseri nella loro realtà, accettar le cose, le persone, gli eventi come sono, sa giudicarli, perdonarli, salvarli. La Redenzione è il perdono di Dio che afferra ad ogni istante l'umanità che sta per perdersi, impotente nelle sue contraddizioni, e le schiude l'adito dell'avvenire, la nuova nascita. Gesù è la Redenzione in atto; prende l'umanità com'è: malati incurabili, pubblicani scomunicati, creature traviate, spiriti superficiali, e li lancia in avanti: Va', e d'ora in poi non peccar più (Gv. 8, 11). E' il Signore dell'avvenire, non perché tiene in serbo, dietro il sipario, uno spettacolo superiore ad ogni immaginazione, ma perché è totalmente nel momento presente e nella circostanza che gli si offre; perché dai morti schiacciati sotto il loro passato, egli fa sorgere uomini liberi, trionfatori della paura, temprati nell'umiltà per fronteggiare ogni avvenimento.
* Le Christ et l'avenir, «Etudes», dico 1970, pp. 740-41.