CARDINALE ANGELO BAGNASCO
Arcivescovo Metropolita di Genova
CAMMINARE
NELLE VIE
DELLO SPIRITO
ALLE SORGENTI DELLA VITA SPIRITUALE
LETTERA
PASTORALE 2009-2010
I. INTRODUZIONE
II. VERSO IL “CENTRO ”
III.
IV. LE SORGENTI DELLA VITA
SPIRITUALE
1.
2. La preghiera
2.1 Eucaristia
2.2 Riconciliazione
3. La carità .
3.1 Risposta d’amore
3.2 Obbedienza fiduciosa
3.3 Solidarietà evangelica
4. L’ascesi
5. Alcuni punti dell’ascesi
5.1 Conoscenza di se
stessi
5.2 Disciplina dei sentimenti
5.3 Disciplina del corpo
V. NEL GREMBO DELLA CHIESA
VI. MARIA MAESTRA DI VITA
SPIRITUALE
(Audio) “Grazia e pace da Dio
Padre nostro
Ho iniziato a scrivervi parlando della preghiera (2007), poi
della divina Eucaristia (2008) e infine di Eucaristia e famiglia (2009). Sulla
famiglia abbiamo riflettuto nei vari Consigli e nei Vicariati arrivando ad un
aggiornamento circa la preparazione al matrimonio. Le precedenti Lettere erano
ispirate dalle parole che il Santo Padre aveva indirizzato ai Vescovi Liguri a
conclusione della Visita ad Limina, l’incontro che ogni Vescovo fa
periodicamente al Successore di Pietro. Egli infatti diceva: “La fiaccola
della fede, che avete ricevuto nel battesimo, va tenuta ben accesa con la
preghiera e con la pratica dei sacramenti” (1). Ora ci troviamo nel cuore di
un evento particolare che coinvolge tutta
In questo orizzonte, mi è parso che una riflessione sulla “vita spirituale”
fosse non solo una certa continuazione, ma anche un modo per entrare insieme in
questo particolare Anno: un modo che, al di là delle specifiche differenze che
affronteremo in altre forme, riguarda tutti - sacerdoti, consacrati e laici -
perché tutti chiamati alla santità in quanto discepoli di Gesù.
I. INTRODUZIONE
(Audio)
«La messe è molta, ma gli operai sono pochi» (3).
1. Non intendo qui riflettere sulla penuria degli operai del Vangelo, ma
sull’abbondanza della messe. Basta guardarsi attorno e vediamo moltitudini che
sembrano languire nell’inedia, o altre dibattersi tra violenze di ogni genere,
o ancora cercare disperatamente la speranza. Il Santo Padre descrive la situazione
con assoluto realismo e fiducia: «Nel nostro tempo in cui vaste zone della
terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più
nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente
in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio» (4).
La messe dunque è estesa, come quando Gesù vedeva le folle e
ne sentiva compassione «perché erano stanche e sfinite» (5). Ma è estesa
anche in profondità, cioè nelle profondità dell’anima e nelle complessità
del vivere: nella ricerca insopprimibile della felicità, l’uomo contemporaneo
sembra procedere per tentativi e spesso sbaglia la strada. In questo andare
ondeggiante – che richiama l’ondeggiare delle messi nei campi – non si
esprime forse la perenne nostalgia di Assoluto? l’essere – ogni uomo – un
mendicante di Infinito, un perenne cercatore di Dio? La diffusa e a volte
confusa esigenza di spiritualità, nonostante il secolarismo che vorrebbe
indurre a vivere senza Dio, sembra essere un “segno dei tempi”, esprime un
rinnovato bisogno di interiorità, di punti di riferimento per ritrovare se
stessi e la strada del vivere. Esprime l’intuizione antica del bisogno di
essere salvati. Da che cosa? Dall’indegnità morale, dall’assurdità e dal
non senso di tutto - soprattutto della morte - dallo smarrimento interiore che
cresce quanto più l’uomo cerca di soffocarlo. È la spia di una intuizione
reale anche se a volte confusa: che senza la radicale apertura alla Trascendenza
viene meno la consistenza dell’uomo, e il tessuto della vita individuale e
comunitaria si sfalda e si corrompe. La stessa dimensione etica – personale e
sociale – si indebolisce perché privata del suo ultimo fondamento. Senza Dio
si perde l’uomo.
2.
Il Santo Padre Benedetto XVI avverte che «una nostalgia di Dio, di spiritualità,
di religione esiste oggi nelle persone e che si ricomincia anche a vedere nella
Chiesa una possibile interlocutrice, dalla quale, a questo riguardo, è
possibile ricevere qualcosa ( ... ) Cresce nuovamente la consapevolezza:
La “diffusa esigenza di spiritualità” esprime, a ben vedere, anche il bisogno di un’educazione integrale. Se la persona non si educa nella sua completezza di anima e di corpo, non si ha personalità adulta: resta carente e incompleta, quindi fragile di fronte all’urto incessante del quotidiano. Non basta sviluppare, anche al meglio, alcune capacità personali: perché il percorso educativo sia efficace è indispensabile coltivare l’uomo nella sua totalità. Il bisogno di spiritualità, dunque, rivela anche questa intuizione, forse non sempre chiara e distinta.
In una cultura che esalta ed assolutizza l’aspetto fisico, la forma e l’immagine, l’uomo non riesce a costruire se stesso e a trovare la felicità, non può formare una società veramente umana, né portare serenamente – insieme alle gioie – i pesi dell’ esistenza. La ricerca della dimensione spirituale dice che l’uomo non può fondarsi sulla sabbia, ma deve edificare se stesso sulla solida roccia. E la roccia è l’anima: educare l’anima non significa deprezzare o escludere nulla della persona, ma rendere vero e duraturo tutto ciò che la riguarda. Ecco la “vita spirituale”.
La coppia e la famiglia,
la maturità solida della persona, la vocazione personale, la speranza verso il
domani, la sintesi feconda tra fede e vita, lo spessore etico, la reazione alla
conflittualità sociale, l’onestà nel lavoro... non hanno forse nella vita
spirituale il “punto di forza”? Se coltivassimo di più l’anima, che
è il centro dell’uomo, non saremmo più capaci di affrontare le inevitabili
sfide della vita, di superare le tentazioni del male e di resistere alle
lusinghe delle facili evasioni dalla complessità e dalla durezza del reale? I
mondi artificiali, o addirittura virtuali, sono fughe dalle quali si ritorna
sempre delusi e vuoti! Quindi deboli.