LETTERA ENCICLICA
CARITAS IN VERITATE
DEL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI
AI VESCOVI AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE AI FEDELI
LAICI
E A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ
SULLO SVILUPPO UMANO INTEGRALE
NELLA CARITÀ E NELLA VERITÀ
CAPITOLO PRIMO | IL MESSAGGIO DELLA POPULORUM PROGRESSIO |
CAPITOLO SECONDO | LO SVILUPPO UMANO NEL NOSTRO TEMPO |
CAPITOLO TERZO |
FRATERNITÀ,
SVILUPPO ECONOMICO E SOCIETÀ CIVILE |
CAPITOLO QUARTO | SVILUPPO DEI POPOLI, DIRITTI E DOVERI, AMBIENTE |
CAPITOLO QUINTO | LA COLLABORAZIONE DELLA FAMIGLIA UMANA |
CAPITOLO SESTO |
LO
SVILUPPO DEI POPOLI E LA TECNICA |
.
(Audio)
1.
La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua
vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale
forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera.
L'amore — « caritas » — è una forza straordinaria, che spinge le
persone a impegnarsi con coraggio e generosità nel campo della giustizia e
della pace. È una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità
assoluta. Ciascuno trova il suo bene aderendo al progetto che Dio ha su di lui,
per realizzarlo in pienezza: in tale progetto infatti egli trova la sua verità
ed è aderendo a tale verità che egli diventa libero (cfr Gv 8,22).
Difendere la verità, proporla con umiltà e convinzione e testimoniarla nella
vita sono pertanto forme esigenti e insostituibili di carità. Questa, infatti,
« si compiace della verità » (1 Cor 13,6). Tutti gli uomini avvertono
l'interiore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li
abbandonano mai completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore
e nella mente di ogni uomo. Gesù Cristo purifica e libera dalle nostre povertà
umane la ricerca dell'amore e della verità e ci svela in pienezza l'iniziativa
di amore e il progetto di vita vera che Dio ha preparato per noi. In Cristo, la
carità nella verità diventa il Volto della sua Persona, una vocazione per
noi ad amare i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso,
infatti, è la Verità (cfr Gv 14,6).
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2.
La carità è la via maestra della dottrina sociale della Chiesa. Ogni
responsabilità e impegno delineati da tale dottrina sono attinti alla carità
che, secondo l'insegnamento di Gesù, è la sintesi di tutta la Legge (cfr Mt
22,36-40). Essa dà vera sostanza alla relazione personale con Dio e con il
prossimo; è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali,
familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali,
economici, politici. Per la Chiesa — ammaestrata dal Vangelo — la carità è
tutto perché, come insegna san Giovanni (cfr 1 Gv 4,8.16) e come ho
ricordato nella mia prima Lettera enciclica, « Dio è carità » (Deus
caritas est): dalla carità di Dio tutto proviene, per essa tutto
prende forma, ad essa tutto tende. La carità è il dono più grande che Dio
abbia dato agli uomini, è sua promessa e nostra speranza.
Sono
consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è
andata e va incontro, con il conseguente rischio di fraintenderla, di
estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di impedirne la corretta
valorizzazione. In ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico,
ossia nei contesti più esposti a tale pericolo, ne viene dichiarata facilmente
l'irrilevanza a interpretare e a dirigere le responsabilità morali. Di qui il
bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione, segnata
da san Paolo, della « veritas in caritate » (Ef 4,15), ma anche
in quella, inversa e complementare, della « caritas in veritate ». La
verità va cercata, trovata ed espressa nell'« economia » della carità, ma la
carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità.
In questo modo non avremo solo reso un servizio alla carità, illuminata dalla
verità, ma avremo anche contribuito ad accreditare la verità, mostrandone il
potere di autenticazione e di persuasione nel concreto del vivere sociale. Cosa,
questa, di non poco conto oggi, in un contesto sociale e culturale che
relativizza la verità, diventando spesso di essa incurante e ad essa restio.
(Audio)
3.
Per questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere
riconosciuta come espressione autentica di umanità e come elemento di
fondamentale importanza nelle relazioni umane, anche di natura pubblica. Solo
nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La
verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo,
quella della ragione e della fede, attraverso cui l'intelligenza perviene alla
verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di
donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel
sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente.
È il fatale rischio dell'amore in una cultura senza verità. Esso è preda
delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e
distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle
strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di
un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. Nella verità la carità
riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della fede nel
Dio biblico, che è insieme « Agápe » e « Lógos »: Carità e
Verità, Amore e Parola.
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4.
Perché piena di verità, la carità può essere dall'uomo compresa nella sua
ricchezza di valori, condivisa e comunicata. La verità, infatti, è “lógos”
che crea “diá-logos” e quindi comunicazione e comunione. La verità,
facendo uscire gli uomini dalle opinioni e dalle sensazioni soggettive, consente
loro di portarsi al di là delle determinazioni culturali e storiche e di
incontrarsi nella valutazione del valore e della sostanza delle cose. La verità
apre e unisce le intelligenze nel lógos dell'amore: è, questo,
l'annuncio e la testimonianza cristiana della carità. Nell'attuale contesto
sociale e culturale, in cui è diffusa la tendenza a relativizzare il vero,
vivere la carità nella verità porta a comprendere che l'adesione ai valori del
Cristianesimo è elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione
di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale. Un Cristianesimo di
carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni
sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali. In questo modo non ci
sarebbe più un vero e proprio posto per Dio nel mondo. Senza la verità, la
carità viene relegata in un ambito ristretto e privato di relazioni. È esclusa
dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata
universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività.
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5.
La carità è amore ricevuto e donato. Essa è « grazia » (cháris). La
sua scaturigine è l'amore sorgivo del Padre per il Figlio, nello Spirito Santo.
È amore che dal Figlio discende su di noi. È amore creatore, per cui noi
siamo; è amore redentore, per cui siamo ricreati. Amore rivelato e realizzato
da Cristo (cfr Gv 13,1) e « riversato nei nostri cuori per mezzo dello
Spirito Santo » (Rm 5,5). Destinatari dell'amore di Dio, gli uomini sono
costituiti soggetti di carità, chiamati a farsi essi stessi strumenti della
grazia, per effondere la carità di Dio e per tessere reti di carità.
A
questa dinamica di carità ricevuta e donata risponde la dottrina sociale della
Chiesa. Essa è « caritas in veritate in re sociali »: annuncio della
verità dell'amore di Cristo nella società. Tale dottrina è servizio della
carità, ma nella verità. La verità preserva ed esprime la forza di
liberazione della carità nelle vicende sempre nuove della storia. È, a un
tempo, verità della fede e della ragione, nella distinzione e insieme nella
sinergia dei due ambiti cognitivi. Lo sviluppo, il benessere sociale,
un'adeguata soluzione dei gravi problemi socio-economici che affliggono l'umanità,
hanno bisogno di questa verità. Ancor più hanno bisogno che tale verità sia
amata e testimoniata. Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è
coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati
interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto
più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli
attuali.
(Audio)
6.
« Caritas in veritate » è principio intorno a cui ruota la dottrina
sociale della Chiesa, un principio che prende forma operativa in criteri
orientativi dell'azione morale. Ne desidero richiamare due in particolare,
dettati in special modo dall'impegno per lo sviluppo in una società in via di
globalizzazione: la giustizia e il bene comune.
La
giustizia anzitutto. Ubi societas, ibi ius: ogni società elabora un
proprio sistema di giustizia. La carità eccede la giustizia, perché
amare è donare, offrire del “mio” all'altro; ma non è mai senza la
giustizia, la quale induce a dare all'altro ciò che è “suo”, ciò che gli
spetta in ragione del suo essere e del suo operare. Non posso « donare »
all'altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete
secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di
loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una
via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è « inseparabile dalla
carità » [1],
intrinseca ad essa. La giustizia è la prima via della carità o, com'ebbe a
dire Paolo VI,
« la misura minima » di essa [2],
parte integrante di quell'amore « coi fatti e nella verità » (1 Gv
3,18), a cui esorta l'apostolo Giovanni. Da una parte, la carità esige la
giustizia: il riconoscimento e il rispetto dei legittimi diritti degli individui
e dei popoli. Essa s'adopera per la costruzione della “città dell'uomo”
secondo diritto e giustizia. Dall'altra, la carità supera la giustizia e la
completa nella logica del dono e del perdono [3].
La “città dell'uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di
doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e
di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l'amore di
Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel
mondo.
(Audio)
7.
Bisogna poi tenere in grande considerazione il bene comune. Amare qualcuno è
volere il suo bene e adoperarsi efficacemente per esso. Accanto al bene
individuale, c'è un bene legato al vivere sociale delle persone: il bene
comune. È il bene di quel “noi-tutti”, formato da individui, famiglie e
gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale [4].
Non è un bene ricercato per se stesso, ma per le persone che fanno parte della
comunità sociale e che solo in essa possono realmente e più efficacemente
conseguire il loro bene. Volere il bene comune e adoperarsi per esso è
esigenza di giustizia e di carità. Impegnarsi per il bene comune è
prendersi cura, da una parte, e avvalersi, dall'altra, di quel complesso di
istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente,
culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende forma di pólis,
di città. Si ama tanto più efficacemente il prossimo, quanto più ci si
adopera per un bene comune rispondente anche ai suoi reali bisogni. Ogni
cristiano è chiamato a questa carità, nel modo della sua vocazione e secondo
le sue possibilità d'incidenza nella pólis. È questa la via
istituzionale — possiamo anche dire politica — della carità, non meno
qualificata e incisiva di quanto lo sia la carità che incontra il prossimo
direttamente, fuori delle mediazioni istituzionali della pólis. Quando
la carità lo anima, l'impegno per il bene comune ha una valenza superiore a
quella dell'impegno soltanto secolare e politico. Come ogni impegno per la
giustizia, esso s'inscrive in quella testimonianza della carità divina che,
operando nel tempo, prepara l'eterno. L'azione dell'uomo sulla terra, quando è
ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all'edificazione di quella
universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana.
In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso
non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana, vale a dire
della comunità dei popoli e delle Nazioni [5],
così da dare forma di unità e di pace alla città dell'uomo, e renderla
in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di
Dio.
(Audio)
8.
Pubblicando nel
A
oltre quarant'anni dalla pubblicazione dell'Enciclica, intendo rendere omaggio e
tributare onore alla memoria del grande Pontefice Paolo
VI, riprendendo i suoi insegnamenti sullo sviluppo umano integrale e
collocandomi nel percorso da essi tracciato, per attualizzarli nell'ora
presente. Questo processo di attualizzazione iniziò con l'Enciclica Sollicitudo
rei socialis, con cui il Servo di Dio Giovanni
Paolo II volle commemorare la pubblicazione della Populorum
progressio in occasione del suo ventennale. Fino ad allora, una simile
commemorazione era stata riservata solo alla Rerum
novarum. Passati altri vent'anni, esprimo la mia convinzione che la Populorum
progressio merita di essere considerata come « la Rerum
novarum dell'epoca contemporanea », che illumina il cammino dell'umanità
in via di unificazione.
(Audio)
La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire [10] e non pretende « minimamente d'intromettersi nella politica degli Stati » [11]. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell'uomo, della sua dignità, della sua vocazione. Senza verità si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perché non interessata a cogliere i valori — talora nemmeno i significati — con cui giudicarla e orientarla. La fedeltà all'uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà (cfr Gv 8,32) e della possibilità di uno sviluppo umano integrale. Per questo la Chiesa la ricerca, l'annunzia instancabilmente e la riconosce ovunque essa si palesi. Questa missione di verità è per la Chiesa irrinunciabile. La sua dottrina sociale è momento singolare di questo annuncio: essa è servizio alla verità che libera. Aperta alla verità, da qualsiasi sapere provenga, la dottrina sociale della Chiesa l'accoglie, compone in unità i frammenti in cui spesso la ritrova, e la media nel vissuto sempre nuovo della società degli uomini e dei popoli [12].