XI
Domenica Tempo Ordinario
- Anno B
Dio, seminatore che non si stanca mai di noi
Dal Vangelo secondo Marco.
In
quel tempo, Gesù 26diceva [alla folla]: «Così è il regno di
Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o
vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non
lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi
la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il
frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
33Con molte parabole dello
stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza
parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Così è il regno
di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno. L'infinito di Dio raccontato
da un minuscolo seme, il futuro nella freschezza di un germoglio di senape.
Accade nel Regno di Dio come quando un uomo semina. Il Regno accade perché Dio è
l'instancabile seminatore, che non è stanco di noi, che ogni giorno esce a
immettere nell'universo le sue energie in forme seminali, germinali, come un
nuovo giardino dell'Eden che sta a noi custodire e coltivare. E nessun uomo o
donna che siano privi dei suoi germi di vita, nessuno troppo lontano dalla sua
mano.
Che dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Gesù
sottolinea un miracolo infinito di cui non ci stupiamo più: alla sera vedi un
bocciolo, il giorno dopo si è aperto un fiore. Senza alcun intervento esterno.
Qui affonda la radice della grande fiducia di chi crede: le cose di Dio,
l'intera creazione, il bene crescono e fioriscono per una misteriosa forza
interna, che è da Dio. Nonostante le nostre resistenze e distrazioni, nel mondo
e nel cuore il seme di Dio germoglia e si arrampica verso la luce.
La seconda parabola mostra la sproporzione tra il granello di senapa, il più
piccolo di tutti i semi, e il grande albero che ne nascerà. Senza voli retorici:
il granello non salverà il mondo. Noi non salveremo il mondo. Ma, dice Gesù, gli
uccelli verranno e vi faranno il nido. All'ombra del tuo albero grande
accorreranno in molti, all'ombra della tua vita verranno per riprendere fiato,
trovare ristoro, fare il nido: immagine della vita che riparte e vince. «Se tu
hai aiutato anche uno solo a stare un po' meglio, la tua vita si è realizzata»
(Papa Francesco).
La parabola del granello di senape racconta la preferenza di Dio per i mezzi
poveri; dice che il suo Regno cresce per la misteriosa forza segreta delle cose
buone, per l'energia propria della bellezza, della tenerezza, della verità,
della bontà.
Mentre il nemico semina morte, noi come contadini pazienti e intelligenti
seminiamo buon grano; noi come campo di Dio continuiamo ad accogliere e
custodire i semi dello Spirito, nonostante l'imperversare di tutti gli erodi
dentro e fuori di noi.
Un seme deposto dal vento nelle fenditure di una muraglia è capace di viverci; è
capace, con la punta fragilissima del suo germoglio, di aprirsi una strada nel
duro dell'asfalto. Gesù sa di aver immesso nel mondo un germe di bontà divina
che, con il suo assedio dolce e implacabile, spezzerà la crosta arida di tutte
le epoche, per riportarvi sentori di primavera, di vita fiorita, di mietiture.
Tutta la nostra fiducia è in questo: Dio è all'opera in seno alla storia e in
me, in alto silenzio e con piccole cose.