XIII Domenica Tempo
Ordinario - Anno C
Amare Gesù in
nuda povertà
(Audio)
Dal vangelo secondo Luca
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù
prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò
messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per
preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in
cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni
dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li
consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro
villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu
vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo
i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare
prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i
loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da
quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e
poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Tre brevi dialoghi su come seguire
Gesù. Il primo personaggio che entra in scena è un generoso e dice: Ti
seguirò, dovunque tu vada!
Gesù deve avere gioito per lo slancio, deve aver apprezzato l’entusiasmo giovane
di quest’uomo. Eppure risponde: Pensaci. Neanche un nido, neanche una tana,
solo strada, ancora strada. Non un posto dove posare il capo, se non in Dio,
quotidianamente dipendente dal cielo.
Così è Gesù: nudo amore che deve essere amato in nuda povertà. Eppure
seguirlo è scoprire una ricchezza che mai avrei immaginato; è diventare ricchi,
non di cose, di luoghi o nidi, ma di incontri, di opportunità, di luce. Gesù non
ha una casa, ma ne trova cento sul suo cammino, colme di volti amici. Le parole
di Gesù sono sempre, anche quelle dure, una risposta al nostro bisogno di
felicità.
Il secondo riceve un invito diretto: Seguimi! E questi risponde: sì.
Solo permettimi di andare prima a seppellire mio padre. La richiesta più
legittima che si possa pensare, dovere di figlio, compito di umanità. Gesù
replica con parole tra le più dure del vangelo: Lascia che i morti
seppelliscano i morti!
Parole che dicono: è possibile essere dei morti dentro, vivere una vita
spenta, una religiosità oscura, tenebrosa, intrisa di paure. Parole dure che
sottintendono però: segui me, io ti darò il segreto della vita autentica!
Il Vangelo è sempre un inno alla vita, scoperta di bellezza, incremento di
umanità.
Infine il terzo dialogo: Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che mi congedi
da quelli di casa. Una richiesta delicata e naturale. È così duro il cammino
senza amici e senza affetti! Tutto si gioca attorno a una parola-simbolo: «
prima ». La cosa da fare prima , indica la priorità del cuore, quello
che sta in cima ai tuoi pensieri, il tuo Dio o il tuo idolo. La risposta
di Gesù: Non voltarti indietro, non guardare a ciò che ti mancherà, ma a
ciò che ti viene donato. Non guardare alle difficoltà, ma all’orizzonte che si
apre. Non alla nostalgia, ma alla strada e ai grandi campi del mondo. La fede
spalanca orizzonti più grandi.
Chi si volta indietro non è adatto al Regno. Ma allora chi è adatto? Chi non
si è mai voltato indietro? Non Pietro, non Giacomo e gli altri. Non ce l’hanno
fatta i Dodici, come posso pensare di farcela io? Ma Gesù non cerca eroi
incrollabili per il suo regno, ma uomini e donne autentici che sappiano
sceglierlo ogni giorno di nuovo, che sappiano rispondere «sì», ogni volta, come
Pietro, all’unica domanda: mi vuoi bene?