I discepoli partono due a due, non soli
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù 7chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a
due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8E ordinò
loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né
sacca, né denaro nella cintura; 9ma di calzare sandali e di
non portare due tuniche. 10E diceva loro: «Dovunque entriate
in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì.
11Se
in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e
scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
12Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse,
13scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e
li guarivano.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Chiamò a sé i Dodici e prese
a mandarli… Ogni volta che Dio ti chiama, ti mette in viaggio. L'ha fatto con
Abramo da Ur dei Caldei (alzati e va'); con il popolo in Egitto (lo condurrai
fuori, nel deserto...); con il profeta Giona (alzati e va' a Ninive); con
Israele ormai installato al sicuro nella terra promessa.
Dio viene a snidarti dalla vita stanca, dalla vita seduta; mette in moto
pensieri nuovi, ti fa scoprire orizzonti che non conoscevi. Dio mette in
cammino. E camminare è un atto di libertà e di creazione, un atto di speranza e
di conoscenza: è andare incontro a se stessi, scoprirsi mentre si scopre il
mondo, un viaggio verso un altro mondo possibile.
Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Il loro primo annuncio non
è trasmesso da parole, ma dall'eloquenza del camminare insieme, per la stessa
meta.
E ordinò loro di non prendere nient'altro che un bastone. Solo un bastone a
sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuore.
Un elogio della leggerezza quanto mai attuale: per camminare bisogna eliminare
il superfluo e andare leggeri. Né pane né sacca né denaro, senza cose, senza
neppure il necessario, solo pura umanità, contestando radicalmente il mondo
delle cose e del denaro, dell'accumulo e dell'apparire.
Per annunciare un mondo altro, in cui la forza risiede nella creatività
dell'umano: «l'annunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così
l'annuncio sarà infinitamente grande» (G. Vannucci).
Entrati in una casa lì rimanete. Il punto di approdo è la casa, il luogo dove la
vita nasce ed è più vera. Il Vangelo deve essere significativo nella casa, nei
giorni delle lacrime e in quelli della festa, quando il figlio se ne va, quando
l'anziano perde il senno o la salute... Entrare in casa altrui comporta
percepire il mondo con altri colori, profumi, sapori, mettersi nei panni degli
altri, mettere al centro non le idee ma le persone, il vivo dei volti, lasciarsi
raggiungere dal dolore e dalla gioia contagiosa della carne.
Se in qualche luogo non vi ascoltassero, andatevene, al rifiuto i discepoli non
oppongono risentimenti, solo un po' di polvere scossa dai sandali: c'è un'altra
casa poco più avanti, un altro villaggio, un altro cuore.
All'angolo di ogni strada, l'infinito.
Gesù ci vuole tutti nomadi d'amore, gente che non confida nel conto in banca o
nel mattone, ma nel tesoro disseminato in tutti i paesi e città: mani e sorrisi
che aprono porte e ristorano cuori.
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti
demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
Dio chiama e mette in viaggio per guarire la vita, per farti guaritore del
disamore, laboratorio di nuova umanità.