La compassione di Gesù, sguardo d'amore
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, 30gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e
gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato.
31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo
deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e
venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora
andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti
però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li
precedettero. 34Sceso dalla barca, egli vide una grande folla,
ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si
mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Gesù vide una grande
folla ed ebbe compassione di loro. Appare una parola bella come un miracolo,
filo conduttore dei gesti di Gesù: la compassione. Gesù vide: lo sguardo di Gesù
va a cogliere la stanchezza, gli smarrimenti, la fatica di vivere. E si
commuove. Perché per Lui guardare e amare sono la stessa cosa. Quando anche tu
impari la compassione, quando ritrovi la capacità di commuoverti, il mondo si
innesta nella tua anima.
Se ancora c'è chi si commuove per l'uomo, questo mondo può ancora sperare. Gesù
aveva mostrato una tenerezza come di madre anche nei confronti dei suoi
discepoli: C'era tanta gente che non avevano neanche il tempo di mangiare. E
lui: Andiamo via, e riposatevi un po'. C'è tanto da fare in Israele, tanto da
annunciare e guarire, eppure Gesù, invece di buttare i suoi discepoli dentro la
fornace del mondo, dentro il frullatore dell'apostolato, li porta via con sé.
C'è un tempo per agire e un tempo per ritemprare le forze e ritrovare i motivi
del fare. Si vis omnia bene facere, aliquando ne feceris (Sant'Ambrogio). Se
vuoi fare bene tutte le cose, ogni tanto smetti di farle, stacca e riposati. Un
sano atto di umiltà: non siamo eroi, le nostre vite sono delicate, fragili, le
nostre energie sono limitate. Gesù vuole bene ai suoi discepoli, non li vuole
spremere e sfruttare per uno scopo fosse pure superiore, li vuole felici come
tutti gli altri: riposatevi. E come loro io non devo sentirmi in colpa se
qualche volta ho bisogno, e tanto, di riposo e di attenzioni.
Venite in disparte con me, per un po' di tempo tutto per noi. Un tempo per stare
con Dio e imparare il cuore di Dio. E poi dopo ritornare nella grande folla, ma
portando con sé un santuario di bellezza e di forza che solo Dio può accendere.
Cosa c'è di più creativo che riscoprire le grandi stelle polari che guidano il
viaggio dell'uomo?
Ma qualcosa cambia i programmi del gruppo: sbarcando, Gesù vide molta folla ed
ebbe compassione di loro. Gesù è preso fra due commozioni contrapposte: la
stanchezza degli amici e lo smarrimento della folla.
E si mise a insegnare loro molte cose. Gesù cambia i suoi programmi, ma non
quelli dei suoi amici. Rinuncia al suo riposo, non al loro.
E ciò che offre è la compassione, il provare dolore per il dolore dell'altro; il
moto del cuore, che ti porta fuori da te.
Gesù sa che nell'uomo non è il dolore che annulla la speranza, neppure il
morire, ma l'essere senza conforto nel giorno del dolore.
Ed è questo che Gesù insegna ai dodici. Insegna per prima cosa "come guardare".
Prima ancora di come parlare, di che cosa fare, insegna uno sguardo che abbia
commozione e tenerezza. Poi, le parole verranno e sapranno di cielo.