Dio nutre e alimenta ogni vita
(Audio)
Dal Vangelo secondo
Matteo
In quel tempo, 13avendo udito [della morte di Giovanni
Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in
disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. 14Sceso
dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i
loro malati.
15Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli
dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada
nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16Ma Gesù disse loro:
«Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». 17Gli
risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». 18Ed
egli disse: «Portatemeli qui».
19E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba,
prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la
benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
20Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi
avanzati: dodici ceste piene. 21Quelli che avevano mangiato
erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
I discepoli, uomini pratici, suggeriscono: «Congeda la folla perché vadano
a comprarsi da mangiare». Se non li congeda Lui, loro non se ne andranno.
Ma Gesù non li manda via, non ha mai mandato via nessuno.
Anzi dice ai discepoli: « Voi stessi date loro da mangiare ». Mi
intenerisce questo Gesù che non vuole allontanare da sé nessuno, che li vuole
tutti intorno anche a mangiare. È una immagine femminile di Dio, un Dio che
nutre e alimenta ogni vita. Quante volte nel Vangelo lo si vede intento a
condividere il pasto con altri, e contento di questo, da Cana all’ultima cena
fino a Emmaus.
Così tanto amava mangiare con gli altri, tenerli vicini a sé, che ha fatto di
questo mangiare insieme il simbolo di tutta la sua vita: «quando me ne andrò e
non potrò più riunirvi e darvi il pane, spezzarlo e condividerlo insieme, voi
potrete unirvi e mangiare me».
Ci sono molti miracoli in questo racconto. Il primo è quello della folla che,
scesa ormai la notte in quel luogo deserto, non se ne va e resta lì con Gesù,
presa da qualcosa che lui solo ha e nessun altro sa dare. Il secondo sono i
cinque pani e i due pesci che qualcuno mette nelle mani di Cristo, fidandosi,
senza calcolare, senza trattenere qualcosa per sé. È poco ma è tutto, è poco
ma è tutta la sua cena, è solo una goccia nel mare ma è quella goccia che
può dare senso a tutta la sua vita (Madre Teresa).
Il terzo miracolo: quel poco pane, quei pochi pesci bastano per tutti, bastano
perché condivisi. Secondo una misteriosa regola divina, quello che spartisci
con gli altri si accresce: quando il pane da mio diventa nostro, anziché
diminuire si moltiplica. Il miracolo è che Dio ferma la fame del mondo
attraverso le nostre mani quando imparano a donare. L’aveva detto: «Voi
farete cose più grandi di me». Noi abbiamo la terra, tutta la terra da
sfamare, ed è possibile, a patto che diventi possibile la condivisione.
E infine: «Raccolsero gli avanzi in dodici ceste», una per ogni tribù
di Israele, una per ogni mese dell’anno. Tutti mangiano e ne rimane per tutti
e per sempre. E hanno valore anche le briciole, il poco che sei e che hai.
Niente è troppo piccolo per non servire alla comunione. Niente è troppo
piccolo di ciò che fai con tutto il cuore, perché ogni gesto 'totale', senza
mezze misure, per quanto minimo, ci avvicina all’assoluto di Dio. Che diritto
hanno i cinquemila di avere pane e pesce? L’unico loro diritto è la fame, l’unico
titolo per ricevere è la povertà.
Davanti a Dio io non ho nessun merito da vantare se non la mia povertà e la mia
fame: la mia debolezza, diceva Paolo. E lui, il Dio che ama nutrire, verrà a
dare pane a chi ha fame e ad accendere fame di cose grandi in chi è sazio di
solo pane.