Quel pane vivo
disceso dal cielo
(Audio)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, 41i Giudei si misero a mormorare contro Gesù
perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42E
dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo
il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno
può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo
risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: “E
tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da
lui, viene a me.
46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che
viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi
dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della
vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e
sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché
chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal
cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la
mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Nessuno può venire a me se il Padre non lo attira.
Non si diventa cristiani se non per questa attrazione, non certo per via di
indottrinamento o di crociate. Io sono cristiano per attrazione: mi attira un
Dio buono come il pane, umile come il pane, energia inesauribile che alimenta la
vita, ogni vita, tutta la vita. Si dà e scompare. E anche i suoi figli faranno
come lui, si faranno pane buono. Ai funerali di don Primo Mazzolari, un suo
parrocchiano ebbe a dire: ci bastava guardarlo, vederlo passare. Per noi era
pane.
Il verbo di questo Vangelo è «mangiare». Così semplice, quotidiano, vitale. Che
indica cento cose, ma la prima è vivere. Mangiare è questione di vita o di
morte. Dio è così: una questione di fondo. Ne va della tua vita. Il segreto, il
senso ultimo nel tempo e nell'eterno è vivere di Dio. Non solo diventare più
buono, ma avere Dio dentro, che mi trasforma nel cuore, nel corpo, nell'anima,
mi trasforma in lui. Partecipare al corpo e al sangue di Cristo non tende ad
altro che a trasformarci in quello che riceviamo (Leone Magno). Mi ha molto
colpito un anziano sacerdote francese che porgendo il pane della comunione
soleva dire: che possiamo diventare ciò che riceviamo, il corpo di Cristo.
Dio in me: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo
una cosa sola. Ed è il senso di tutta la storia: portare cielo nella terra, Dio
nell'uomo, vita immensa in questa vita piccola. Molto più del perdono dei
peccati è venuto a portare: è venuto a dare se stesso.
Mangiare la carne e il sangue di Cristo, non si riduce però al rito della Messa.
Il corpo di Cristo non sta solo sull'altare, del suo Spirito è piena la terra,
Dio si è vestito d'umanità, al punto che l'umanità intera è la carne di Dio.
Infatti: quello che avete fatto a uno di questi l'avete fatto a me.
«Mangiare il pane di Dio» è nutrirsi di Cristo e di Vangelo, respirare
quell'aria pulita, mangiare quel pane buono, continuamente. Domandiamoci allora:
noi di che cosa ci nutriamo? Di che cosa alimentiamo cuore e pensieri? Stiamo
mangiando generosità, bellezza, profondità? O stiamo nutrendoci di
superficialità, miopie, egoismi, intolleranze, insensatezze? Se accogliamo in
noi pensieri degradati questi ci riducono come loro; se accogliamo pensieri di
vangelo, di bontà e di bellezza essi ci fanno uomini e donne della bellezza.
Se ci nutriamo di Vangelo, il Vangelo dà forma al nostro pensare, al
sentire, all'amare. E diventiamo ciò che ci abita.
Io non sono ancora e mai il Cristo, ma io sono questa infinita possibilità
(Turoldo). Non basterà questa vita forse, ma lui ha promesso. Ha promesso e io
lo credo. Sono convinto che lo diverrò: una cosa sola con lui.