Se ci nutriamo di Cristo, Egli ci abita, dà forma all'amare
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, 41i Giudei si misero a mormorare contro Gesù
perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».
42E
dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo
il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. 44Nessuno
può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo
risusciterò nell’ultimo giorno. 45Sta scritto nei profeti: “E
tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da
lui, viene a me.
46Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che
viene da Dio ha visto il Padre. 47In verità, in verità io vi
dico: chi crede ha la vita eterna. 48Io sono il pane della
vita. 49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e
sono morti; 50questo è il pane che discende dal cielo, perché
chi ne mangia non muoia. 51Io sono il pane vivo, disceso dal
cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la
mia carne per la vita del mondo».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
I giudei si misero a
mormorare perché aveva detto: io sono il pane disceso dal cielo, il pane della
vita. Dio è disceso dal cielo, il mondo ne è gravido. È dentro di te, intimo a
te come un amante, disciolto in te come un pane dentro la bocca.
Il perno della storia è la discesa di Dio, discesa che continua per mille
strade. Dio, il vicino-lontano, "Colui-che-viene" è in cammino verso ciascuno:
se lo accogli, ti abita il cuore, la mente, le parole, e li nutre di cielo.
C'è un segreto gioioso nascosto nel mondo e Dio te lo svela: il cibo che sazia
la tua fame di vita e di felicità esiste. Non sprecare parole a discutere di
Dio, puoi fare di meglio: tuffati nel suo mistero. Cerca pane vivente per la tua
fame. Pane vivente che cambia la qualità della tua vita, le dà un colore divino.
Non accontentarti di altri bocconi, tu sei figlio di Dio, figlio di Re.
Prepàrati allo stupore e alla gioia dell'inedito: un rapporto d'amore al centro
del tuo essere e nel cuore del mondo.
Il brano del Vangelo di oggi è riempito dal verbo mangiare. Un gesto così
semplice e quotidiano, così vitale, pieno di significati, ma il primo di tutti è
che mangiare o no è questione di vita o di morte.
Il Pane che discende dal cielo è Dio che si pone come una questione vitale per
l'uomo: davanti a te stanno la vita e la morte. Scegli dunque la vita (Deut
30,19).
Ciò che mangi ti fa vivere e tu sei chiamato a vivere di Dio. Non solo a
diventare più buono, ma a nutrirti di un Dio che ti trasforma nell'intimo
dolcemente e tenacemente. E mentre ti trasforma in lui, ti umanizza: più Dio in
te equivale a più io.
I Padri Orientali la chiamano "divinizzazione", "theosis"; e Dante la trascrive
con il potente verbo "indiarsi": diventare figli, della stessa sostanza del
Padre.
Assimilare la vita di Gesù non significa solo Eucaristia, non si riduce a un
rito, ma comporta una liturgia continua, un discendere instancabile, a ogni
respiro, di Cristo in me. Vuol dire: sognare i suoi sogni, respirare l'aria
limpida e fresca del Vangelo, muoversi nel mare d'amore che ci avvolge e ci
nutre: "in Lui siamo, ci muoviamo e respiriamo" (Atti 17,28).
Chiediti: di cosa nutro anima e pensieri? Sto mangiando generosità, bellezza,
profondità? Oppure mi nutro di egoismo, intolleranza, miopia dello spirito,
insensatezza del vivere, paure?
Se ci nutriamo di Cristo, egli ci abita, la sua parola opera in noi (1Ts 2,13),
dà forma al pensare, al sentire, all'amare.
Se accogliamo pensieri degradati, questi ci fanno come loro. Se accogliamo
pensieri di Vangelo e di bellezza, ci renderanno uomini e donne della bellezza e
della tenerezza, le due sole forze per cui questo mondo sarà salvato.