XIX Domenica Tempo
Ordinario - Anno C
La
bellezza di un Dio che si fa servo Dal vangelo
secondo Luca
(Audio)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il
Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non
invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non
consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
[ Siate
pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a
quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che,
quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità
io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e
passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba,
li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il
ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché,
nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
]
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per
tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il
padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così.
Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e
cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,
il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a
un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che
meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito
secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non
conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà
richiesto molto di più».
Un
padrone parte e affida la sua casa ai servi. La vera fortuna di noi servi
inaffidabili consiste nel fatto di avere un padrone così, pieno di fiducia
verso di noi, che non nutre sospetti, cuore luminoso. Dio ha un cuore di luce e
ti affida la casa, le persone, il mondo. E ti dice: tu puoi. Dio ha fede
nell’uomo. La fiducia del mio Signore mi conquista, in convince, mi fa dire:
beato sei tu perché Dio ha fede in te.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli... non
è ovvio, non è scontato stare svegli, non è un fatto dovuto o un obbligo.
Quell’attesa fino all’alba ha il potere di emozionare e sorprendere Dio, è
più di quanto non si aspettasse. Genera infatti in lui una risposta quasi
eccessiva, esultante. Ed è il punto commovente, sublime di questa parabola, il
momento straordinario, quando accade l’impensabile: Dio da padrone diventa
servitore: vi dico che si stringerà le vesti ai fianchi (è
l’abbigliamento del servo) li farà sedere a tavola e passerà a servirli.
Da quello stupore di Dio, viene una voce: «questi miei figli mi sorprendono,
capaci di incantarmi con un di più, un eccesso, una veglia fino all’alba, un
vaso di nardo, un perdono con tutto il cuore, gli ultimi due spiccioli gettati
nel tesoro del tempio, l’abbraccio e il pane dati al più piccolo. Metto
ancora la mia gioia nelle loro mani!». Dio non è il Padrone dei padroni, è il
servitore della vita. Non abbiamo pensato abbastanza a che cosa significhi avere
un Dio nostro servitore. Il padrone castiga, il servo aiuta; il padrone giudica,
il servo sostiene; il padrone detta ordini, il servo ascolta e apre il cuore.
Questi è il solo che io servirò perché è l’unico che si è fatto mio
servitore.
Dov’è il tuo tesoro lì è anche il tuo cuore. Ciò che per me è più
prezioso è ciò che più amo. «Ami la terra? Terra diventerai. Ami Dio?
Diventerai come Dio», scrive Agostino. L’uomo diventa ciò che ama. La fede
avanza per scoperta di tesori, non per doveri. La vita cresce non per obblighi o
divieti, ma per una passione, e la passione nasce da una bellezza. La bellezza
di un Dio così fa avanzare la mia fede. Un tesoro di persone e di speranze è
il motore della vita. Sufficiente a mettersi in viaggio verso Colui che ha nome
amore, pastore delle costellazioni e pastore dei cuori, che ci metterà a tavola
e passerà a servirci, con tutta la gioia di un padre sorpreso da questi suoi
figli, questo piccolo gregge, coraggioso e mai arreso, che veglia sui tesori
di Dio, che veglia fino alle porte della luce.
Dio è al servizio della nostra felicità
Nell'ora
che non immaginate viene il figlio dell'uomo. Viene, ma non come una
minaccia o un rendiconto che incombe. Viene ogni giorno ed ogni notte e cerca un
cuore attento. «Come un innamorato, desidera essere desiderato. Come l'amata io
lo attenderò, ben sveglio: non voglio mancare l'appuntamento più bello della mia
vita!» (M. Marcolini).
La parabola del signore e dei servi è scandita in tre momenti. Tutto prende
avvio per l'assenza del signore, che se ne va e affida la casa ai suoi servi.
Così Dio ha consegnato a noi il creato, come in principio l'Eden ad Adamo. Ci ha
affidato la casa grande che è il mondo, perché ne siamo custodi con tutte le sue
creature. E se ne va. Dio, il grande assente, che crea e poi si ritira dalla sua
creazione. La sua assenza ci pesa, eppure è la garanzia della nostra libertà. Se
Dio fosse qui visibile, inevitabile, incombente, chi si muoverebbe più? Un Dio
che si impone sarà anche obbedito, ma non sarà amato da liberi figli.
Secondo momento: nella notte i servi vegliano e attendono il padrone;
hanno cinti i fianchi, cioè sono pronti ad accoglierlo, a essere interamente per
lui. Hanno le lucerne accese, perché è notte. Anche quando è notte, quando le
ombre si mettono in via; quando la fatica è tanta, quando la disperazione fa
pressione alla porta del cuore, non mollare, continua a lavorare con amore e
attenzione per la tua famiglia, la tua comunità, il tuo Paese, la madre terra.
Con quel poco che hai, come puoi, meglio che puoi. Vale molto di più accendere
una piccola lampada nella notte che imprecare contro tutto il buio che ci
circonda.
Perché poi arriva il terzo momento. E se tornando il padrone li troverà
svegli, beati quei servi (si attende così solo se si ama e si desidera, e
non si vede l'ora che giunga il momento degli abbracci). In verità vi dico,
- quando dice così assicura qualcosa di importante - li farà mettere a tavola
e passerà a servirli. È il capovolgimento dell'idea di padrone: il punto
commovente, sublime di questo racconto, il momento straordinario, quando accade
l'impensabile: il signore si mette a fare il servo! Dio viene e si pone a
servizio della mia felicità!
Gesù ribadisce due volte, perché si imprima bene, l'atteggiamento sorprendente
del signore: e passerà a servirli. È l'immagine clamorosa che solo Gesù
ha osato, di Dio nostro servitore, che solo lui ha mostrato cingendo un
asciugamano. Allora non chiamiamolo più padrone, mai più, il Dio di Gesù Cristo,
chino davanti a noi, le mani colme di doni.
Questo Dio è il solo che io servirò, tutti i giorni e tutte le notti della mia
vita. Il solo che servirò perché è il solo che si è fatto mio servitore.