La grande fede della donna delle briciole
(Audio)
Dal Vangelo secondo Matteo
Gesù, uomo di incontri. Incontri che trasformano. E la svolta avviene attorno
all’immagine dei cagnolini e delle briciole. Gesù dapprima si sottrae: Non è
bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini. Nella mentalità
comune dei giudei i pagani erano considerati cani. E poi la risposta geniale
della madre Cananea: è vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole
che cadono dalla tavola dei loro padroni. La donna sembra dire «fai delle
briciole di miracolo, briciole di guarigione anche per noi, gli ultimi».
Qualcosa commuove Gesù e ne cambia l’atteggiamento: è la convinzione assoluta di
quella donna che tutti, anche i pagani sono amati, che per Dio non esistono
figli e no; è l’umiltà di chi va in cerca solo di briciole, di pane perduto.
Donna, grande è la tua fede! Non frequenta la sinagoga, invoca altri dèi,
Baal e Astarte, ma per Gesù è donna di grande fede. Non tanto o non solo
per il suo indomito amore di madre, che non si arrende ai silenzi di Gesù, al
suo atteggiamento prima gelido («non le rivolse nemmeno una parola») e
poi ruvido. Lo farebbe qualsiasi madre! La grande fede della donna non
sta in formule o dichiarazioni, ma in una convinzione profonda, che la incalza:
Dio è più attento alla vita e al dolore dei suoi figli che non alla fede che
professano.
Non ha la fede dei teologi, ma quella delle madri che soffrono per la carne
della loro carne: esse conoscono Dio dal di dentro, lo sentono pulsare nel
profondo delle loro piaghe, all’unisono con il loro cuore di madre. Credono che
il diritto supremo davanti a Dio è dato dalla sofferenza e dal bisogno, non
dalla razza o dalla religione. E che questo diritto appartiene a tutti i figli
di Dio, che sono tutti uguali, giudei e fenici, credenti e pagani, sotto il
cielo di Tiro o sotto quello di Nazaret. E Gesù cambia, si modificano l’ampiezza
della sua missione e il volto del Padre. Una donna pagana «converte» Gesù; lo
porta ad accogliere come figli i cagnolini di Tiro e di Sidone, lo apre ad una
dimensione universale: No, tu non sei venuto solo per quelli di Israele, tu
sei pastore del dolore del mondo. Gesù cammina e cresce nella fede,
imparando qualcosa su Dio e sull’uomo dall’amore e dall’intelligenza di una
madre straniera. Da questo incontro di frontiera, da un dialogo fra stranieri
prima brusco e poi rasserenante, emerge un sogno: la terra vista come un unica
grande casa, una tavola ricca di pane, una corona di figli. Una casa dove
nessuno, neppure i cuccioli, ha più fame. Dove non ci sono noi e gli altri,
uomini e no, ma solo figli e fame da saziare. Dove ognuno, come Gesù, impara
da ognuno. Sogno che abita Dio e ogni cuore buono.