La bellezza di
aprirsi a Dio e agli altri
(Audio)
Dal Vangelo
secondo Marco
In quel tempo, Gesù, 31uscito dalla regione di Tiro, passando
per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
32Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la
mano. 33Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le
dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34guardando
quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
35E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo
della sua lingua e parlava correttamente.
36E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo
proibiva, più essi lo proclamavano 37e, pieni di stupore,
dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Portarono a Gesù
un sordomuto. Un uomo imprigionato nel silenzio, che non può comunicare,
chiuso. Eppure privilegiato: non ha nessun merito per ciò che gli sta per
accadere, ma ha degli amici, una piccola comunità di gente che gli vuol bene e
lo porta davanti a Gesù. Il sordomuto, icona di ognuno che venga alla fede,
racconta così il percorso di guarigione per ogni credente.
Allora Gesù lo prese in
disparte, lontano dalla folla. È la prima azione. Io e te soli,
sembra dire. Ora sono totalmente per te, ora conti solo tu. Li immagino
occhi negli occhi, e Gesù che prende quel volto fra le sue mani.
E seguono gesti molto corporei e delicati: Gesù pose le dita sugli orecchi
del sordo. Non il braccio o la mano, ma le dita, come l'artista che modella
delicatamente il volto che ha plasmato. Come una carezza.
Poi con la saliva toccò la sua lingua. Gesto intimo, coinvolgente: ti do
qualcosa di mio, qualcosa che sta nella bocca dell'uomo, insieme al respiro e
alla parola, simboli dello Spirito.
Gesù, all'opera con il corpo dell'uomo, mostra che i nostri corpi sono
laboratorio del Regno, luogo santo di incontro con il Signore.
Guardando quindi verso il cielo... gli disse: Effatà, cioè: Apriti! Come
si apre una porta all'ospite, una finestra al sole, le braccia all'amore.
Apriti, come si apre uno scrigno prezioso. Apriti agli altri e a Dio,
anche con le tue ferite, che possano diventare feritoie, attraverso le quali
passi il vento della vita. Il primo passo per guarire, è abbandonare le
chiusure, le rigidità, i blocchi, aprirsi: Effatà. Esci dalla tua
solitudine, dove ti pare di essere al sicuro, e che invece non solo è
pericolosa, è molto di più, è mortale.
E subito gli si aprirono
gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
Prima gli orecchi. Simbolo eloquente: sa parlare solo chi sa ascoltare. Gli
altri parlano, ma mentre lo fanno innalzano barriere di incomprensione. Primo
servizio da rendere a Dio e all'uomo è l'ascolto. Senza, non c'è parola vera.
Nella Bibbia leggiamo di una preghiera così bella da incantare il Signore. Di
questa sola è detto che il Signore rimane affascinato. Nella notte che precede
l'incoronazione, il giovane Salomone chiede a Dio: «Donami un cuore docile,
un cuore che ascolta!» E Dio risponde, felice: «Poiché non mi hai chiesto
ricchezza, né potenza, né lunga vita, tutto questo avrai insieme al dono di un
cuore che ascolta!» Dono da chiedere sempre. Instancabilmente, per il
sordomuto che è in noi: donaci, Signore un cuore che ascolta. Perché è
solo con il cuore che si ascolta, e nasceranno parole profumate di vita e di
cielo.