Gesù ci insegna ad amare di più
Dal
Vangelo secondo Luca
In quel tempo, 25 Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e
disse loro: 26"Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo
padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria
vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria
croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 28Chi di
voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a
vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se
getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che
vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: "Costui ha iniziato a
costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". 31Oppure quale
re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può
affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se
no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può
essere mio discepolo.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Gesù, vedendo
la folla numerosa che lo segue, si volta per metterla in guardia, chiarendo bene
che cosa comporti andare dietro a lui. Gesù non illude mai, non strumentalizza
entusiasmi o debolezze, vuole invece adesioni meditate, mature
e libere. Perché alla quantità di discepoli preferisce la qualità. E indica tre
condizioni per seguirlo. Radicali.
Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la
moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può
essere mio discepolo.
Parole che sembrano dure, eccessive, le diresti la crocifissione del cuore, con
i suoi affetti, e invece ne sono la risurrezione. Infatti il verbo centrale su
cui poggia tutta l'architettura della frase è: se uno non mi ama di più...
Non si tratta di una sottrazione, ma di una addizione. Gesù non ruba amori,
aggiunge un "di più". Il discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori stende
una luce più grande. E il risultato che ottiene non è una limitazione ma un
potenziamento. Dice Gesù: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto
contano gli affetti, io posso offrirti qualcosa di ancora più bello. Gesù è il
sigillo, la garanzia che se stai con Lui, se lo tieni con te, i tuoi amori
saranno custoditi più vivi e più luminosi.
Seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a
me, non può essere mio discepolo. La croce: e noi la pensiamo metafora delle
inevitabili difficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, della
malattia da sopportare. Ma nel Vangelo la parola "croce" contiene il vertice e
il riassunto della vicenda di Gesù. Croce è: amore senza misura e senza
rimpianti, disarmato amore che non si arrende, non inganna e non tradisce. Che
va fino alla fine. Gesù possiede la chiave dell'andare fino in fondo alle
ragioni dell'amore.
Allora le due prime condizioni: Amare di più e portare la croce si
illuminano a vicenda. Prendi su di te una porzione grande di amore, altrimenti
non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimenti non
ami.
La terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non
può essere mio discepolo. La rinuncia che Gesù chiede non è innanzitutto un
sacrificio ascetico, ma un atto di libertà: esci dall'ansia di possedere, dalla
illusione che ti fa dire: «io ho, accumulo, e quindi sono e valgo». Un uomo
non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la
qualità dei suoi sentimenti (M.L. King).
Lascia giù le cose e prendi su di te la qualità dei sentimenti. Impara non ad
avere di più, ma ad amare di più. Allora nominare Cristo e il Vangelo equivarrà
a confortare la vita.