Dio è amico di quanti gli sono nemici
Dal Vangelo secondo Luca
1 Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per
ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano
dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli
disse loro questa parabola: 4"Chi di voi, se ha cento pecore e ne
perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella
perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se
la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e
dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si
era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo
peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno
bisogno di conversione. 8 Oppure, quale donna, se ha dieci monete e
ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente
finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le
vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo
perduto". 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio
per un solo peccatore che si converte".
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Le tre
parabole della misericordia sono davvero il Vangelo del Vangelo. Sale dal loro
fondo un volto di Dio che è la più bella notizia che potevamo ricevere.
Gesù accoglieva i peccatori e mangiava con loro. E questo scandalizzava i
farisei:Questi peccatori sono i nemici di Dio! E Gesù per tre volte a
mostrare che Dio è amico di quanti gli sono nemici. Pubblicani e prostitute
sono lontani da Dio! Stai lontano da loro! E Gesù a raccontare che Dio è
vicino a quanti si sono perduti lontano.
Scribi e sacerdoti si ribellano a questa idea di Dio. Loro pensano di conoscere,
di circoscrivere i luoghi di Dio: Dio è nel tempio, nell'osservanza della legge,
nei sacrifici, nella religione, nella penitenza. Gesù abbatte tutti questi
recinti: Dio è nella vita, là dove un figlio soffre e si perde, è nella paura
della pecora smarrita, è accanto all'inutilità della moneta perduta, nella fame
del figlio prodigo. I farisei, i moralisti dicono: troverai Dio come risultato
dei tuoi sforzi. Gesù dice: sarà Dio a trovare te; non fuggire più, lasciati
abbracciare, dovunque tu sia, e ci sarà gioia libertà e pienezza.
Le tre parabole, mettendo in scena perdita e ritrovamento, sottolineano la pena
di Dio che cerca, ma molto di più la gioia quando trova.
Ecco allora la passione del pastore, il suo inseguimento per steppe e pietraie.
La pecora perduta non torna da sé all'ovile; non è pentita, ma è a rischio della
vita; non trova lei il pastore, ma è trovata; non è punita, ma caricata sulle
spalle, perché sia più leggero il ritorno.
Un Dio pastore che è in cerca di noi molto più di quanto noi cerchiamo lui. Se
anche noi lo perdiamo, lui non ci perde mai. Un Dio donna-di-casa che ha perso
una moneta, madre in ansia che non ha figli da perdere, e se ne perde uno solo
la sua casa è vuota; che accende la lampada e si mette a spazzare ogni angolo e
troverà il suo tesoro, lo troverà sotto tutta la spazzatura raccolta nella casa.
E mostra come anche noi, sotto lo sporco e i graffi della vita, sotto difetti e
peccati, possiamo scovare, in noi e negli altri, un piccolo grande tesoro anche
se in vasi di creta, pagliuzze d'oro nella corrente e nel fango.
Tutte e tre le parabole terminano con un identico crescendo. L'ultima nota è una
gioia, una contentezza, una felicità che coinvolge cielo e terra, che convoca
amici e vicini. Da che cosa nasce la felicità di Dio? Da un innamoramento!
Questo perdersi e cercarsi, questo ritrovarsi e perdersi di nuovo, è la trama
del Cantico dei Cantici. Dio è l'Amata che gira di notte nella città e a tutti
chiede una sola cosa: avete visto l'amato del mio cuore? Sono io l'amato
perduto. Dio è in cerca di me. Io non fuggirò più.