AUDIO FILES    XXV Domenica Tempo Ordinario - Anno B
(Letture: Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53, Giacomo 3,16-4,3, Marco 9,30-37)
Commento di Ermes Ronchi

I servitori salveranno il mondo
(Audio) 

 

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli 30attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo


Oggi il Vangelo offre tre nomi sorprendenti di Gesù: ultimo, servitore, bambino, così lontani dal nostro sentire spontaneo, dall'immagine ideale dell'Onnipotente.

Gesù lungo la strada sta parlando di un argomento di estrema importanza, di qualcosa di vitale: sta raccontando ai dodici che tra poco sarà ucciso.

È insieme con i suoi migliori amici, e loro invece di condividere il suo dramma parlano di carriere e di posti: chi è più grande tra noi?
Sembrano totalmente disinteressati a lui e alla sua storia, presi dalle loro piccole storie. Immagino la stretta al cuore di Gesù, per un atteggiamento che tra uomini, tra amici, sarebbe imperdonabile. E invece ecco emergere in piena luce il suo metodo creativo, geniale di gestire le relazioni: non giudica, non accusa, non rimprovera i suoi, non li ripudia né li rimanda a casa per questo, lui ha capito che i dodici non sono uomini dal cuore vuoto o banale, hanno solo tanta paura di quella prospettiva di morte, tanta paura da rimuoverla perfino dai discorsi.
Gesù allora inventa una strategia per educarli ancora: per vincere la paura, li accompagna con forza e tenerezza dentro il suo sogno. Prima di tutto mette i discepoli, e noi con loro, sotto la luce di quel limpidissimo e stravolgente assunto: chi vuol essere il primo sia l'ultimo e il servo di tutti.
Poi spiega questa parola inedita con un gesto inedito: Prese un bambino, lo pose in mezzo, lo abbracciò e disse: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me.

Tutto il Vangelo racchiuso in un abbraccio. Dato a «un bambino, dove il solo fatto di esistere è già un'estasi» (Emily Dickinson). Dio è così, come un abbraccio. È solo accoglienza e tenerezza. Dio è un bacio, amava ripetere don Benedetto Calati, un grande dello spirito.
Poi Gesù fa un passo ancora oltre, si identifica con i piccoli: chi accoglie uno di questi bambini accoglie me. Lui è nei piccoli, negli ultimi, in coloro che sono in fondo alla fila; lui sa bene che il mondo non sarà salvato dagli editti dei re o dalle decisioni dei potenti, non sarà mai il faraone a mandare liberi i suoi schiavi.

Il mondo sarà salvo quando il servizio sarà il nome nuovo della civiltà (chi vuol essere il primo si faccia il servo di tutti) e nessuno sarà escluso. Quando al centro di ogni progetto, della chiesa e della società, della famiglia e della comunità, saranno posti i piccoli, i poveri, i deboli. Quando tu, abbracciando loro, capirai di abbracciare Dio.
Potessimo dire, come Gesù, ai nostri piccoli, a quelli che ci sono affidati: ti metto al centro della mia vita e ti abbraccio. Allora il sogno di Gesù dalla periferia del mondo arriverà a conquistare il centro della città dell'uomo.