L'importanza di avere un cuore unificato
Dal Vangelo
secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e
disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli
rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si
rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”.
Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del
padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i
pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni
infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i
pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete
visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
In quel tempo, Gesù disse ai
capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due
figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna”.
Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al
secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi
dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi
passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della
giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli
hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete
nemmeno pentiti così da credergli».
Nei due figli, che dicono e subito si contraddicono, vedo rappresentato il
nostro cuore diviso, le contraddizioni di cui Paolo si lamenta: non mi capisco,
faccio il male che non vorrei, e il bene che vorrei non riesco a farlo (Rm 7,
15.19), che Goethe riconosce: "ho in me, ah, due anime".
A partire da qui, la parabola suggerisce la sua strada per la vita buona: il
viaggio verso il cuore unificato. Invocato dal Salmo 86,11: Signore, tieni unito
il mio cuore; indicato dalla Sapienza 1,1 come primo passo sulla via della
saggezza: cercate il Signore con cuore semplice, un cuore non doppio, che non ha
secondi fini. Dono da chiedere sempre: Signore, unifica il mio cuore; che io non
abbia in me due cuori, in lotta tra loro, due desideri in guerra.
Se agisci così, assicura Ezechiele nella prima lettura, fai vivere te stesso,
sei tu il primo che ne riceve vantaggio. Con ogni cura vigila il tuo cuore,
perché da esso sgorga la vita (Prov 4,23).
Il primo figlio si pentì e andò a lavorare. Di che cosa si pente? Di aver detto
di no al padre? Letteralmente Matteo dice: si convertì, trasformò il suo modo di
vedere le cose. Vede in modo nuovo la vigna, il padre, l'obbedienza. Non è più
la vigna di suo padre, è la nostra vigna. Il padre non è più il padrone cui
sottomettersi o al quale sfuggire, ma il Coltivatore che lo chiama a collaborare
per una vendemmia abbondante, per un vino di festa per tutta la casa. Adesso il
suo cuore è unificato: per imposizione nessuno potrà mai lavorare bene o amare
bene.
Al centro, la domanda di Gesù: chi ha compiuto la volontà del padre?
In che cosa consiste la sua volontà? Avere figli rispettosi e obbedienti? No, il
suo sogno di padre è una casa abitata non da servi ossequienti, ma da figli
liberi e adulti, alleati con lui per la maturazione del mondo, per la fecondità
della terra.
La morale evangelica non è quella dell'obbedienza, ma quella della fecondità,
dei frutti buoni, dei grappoli gonfi: volontà del Padre è che voi portiate molto
frutto e il vostro frutto rimanga...
A conclusione: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti. Dura frase,
rivolta a noi, che a parole diciamo "sì", che ci vantiamo credenti, ma siamo
sterili di opere buone, cristiani di facciata e non di sostanza. Ma anche
consolante, perché in Dio non c'è condanna, ma la promessa di una vita buona,
per gli uni e per gli altri.
Dio ha fiducia sempre, in ogni uomo, nelle prostitute e anche in noi, nonostante
i nostri errori e ritardi nel dire sì. Dio crede in noi, sempre. Allora posso
anch'io cominciare la mia conversione verso un Dio che non è dovere, ma amore e
libertà. Con lui coltiveremo grappoli di miele e di sole per la vita del mondo.