Una carne
sola:
Dio congiunge le vite, è autore della comunione
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, 2alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo
alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria
moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato
Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di
ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza
del
vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma
dall’inizio della creazione
[Dio]
li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo
padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola.
8Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque
l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i
discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro:
11«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette
adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne
sposa un altro, commette adulterio».
13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i
discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo,
s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo
impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In
verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino,
non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li
benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Alcuni farisei si avvicinano a Gesù per metterlo alla prova. La
domanda è scontata: è lecito a un marito ripudiare la moglie? La risposta è
facile: sì, è lecito. Ma non è questa la vera posta in gioco. Il brano mette in
scena uno dei conflitti centrali del Vangelo: il cuore della persona o la legge?
Gesù afferma una cosa enorme: non tutta la legge ha origine divina, talvolta
essa è il riflesso di un cuore duro (per la durezza del vostro cuore Mosè diede
il permesso del ripudio...). La Bibbia non è un feticcio. E per questo Gesù,
infedele alla lettera per essere fedele allo spirito, ci prende per mano e ci
insegna ad usare la nostra libertà per custodire il fuoco e non per adorare la
cenere! (Gustav Mahler).
C'è dell'altro, più importante e più vitale di ogni norma, e sta dalle parti di
Dio. A Gesù non interessa regolamentare la vita, ma ispirarla, accenderla,
rinnovarla, con il sogno di Dio. Ci prende per mano e ci accompagna a respirare
l'aria degli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così.
L'uomo non separi quello che Dio ha congiunto. Dal principio Dio congiunge le
vite! Questo è il suo nome: Dio-congiunge, fa incontrare le vite, le unisce,
collante del mondo, legame della casa, autore della comunione. Dio è amore, e
«amore è passione di unirsi all'amato» (san Tommaso). Il Nemico invece ha nome
Diavolo, Separatore, la cui passione è dividere.
L'uomo non divida, cioè agisca come Dio, si impegni a custodire la tenerezza,
con gesti e parole che creano comunione tra i due, che sanno unire le vite.
Tutto parte dal cuore, non da una norma esterna. Chi non si impegna totalmente
nelle sue relazioni d'amore ha già commesso adulterio e separazione. Il peccato
è tradire il respiro degli inizi, trasgredire un sogno, il sogno di Dio.
Portavano dei bambini a Gesù... Ma i discepoli li rimproverarono. Al vedere
questo, Gesù si indignò. È l'unica volta, nei Vangeli, che viene attribuito a
Gesù questo verbo duro. L'indignazione è un sentimento grave e potente, proprio
dei profeti davanti all'ingiustizia o all'idolatria: i bambini sono cosa sacra.
A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli
adulti; non sono soltanto teneri, ma anche egocentrici, impulsivi e istintivi,
però sanno aprire facilmente la porta del cuore a ogni incontro, non hanno
maschere, sono spalancati verso il mondo e la vita.
I bambini sono maestri nell'arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno
vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, si fidano della vita,
credono nell'amore.
Prendendoli fra le braccia li benediceva: perché nei loro occhi il sogno di Dio
brilla, non contaminato ancora.