XXVIII Domenica Tempo
Ordinario - Anno C
È la salvezza la vera guarigione
Dal vangelo secondo Luca
Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù
attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero
incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce,
dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù
disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono
sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran
voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove
sono?
Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo
straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».
Dieci lebbrosi fermi a distanza; solo occhi e voce; mani neppure più
capaci di accarezzare un figlio: Gesù, abbi pietà.
E appena li vede (subito, senza aspettare un secondo di più, perché prova
dolore per il dolore del mondo) dice: Andate dai sacerdoti. È finita la
distanza.
Andate. Siete già guariti, anche se ancora non lo vedete. Il futuro entra
in noi molto prima che accada, entra con il primo passo, come un seme, come una
profezia, entra in chi si alza e cammina per un anticipo di fiducia concesso a
Dio e al proprio domani. Solo per questo anticipo di fiducia dato a ogni uomo,
perfino al nemico, la nostra terra avrà un futuro.
Si mettono in cammino, e la speranza è più forte dell’evidenza. Ma chi vuol
stare con l’evidenza si rassegni ad essere solo il custode del passato.
Si mettono in cammino e la strada è già guarigione. E mentre andavano
furono guariti.
Il cuore di questo racconto risiede però nell’ultima parola: la tua fede
ti ha salvato . Il Vangelo è pieno di guariti, un lungo corteo gioioso che
accompagna l’annuncio. Eppure quanti di questi guariti sono anche salvati?
Nove dei lebbrosi guariti non tornano: si smarriscono nel turbine della loro
felicità, dentro la salute, la famiglia, gli abbracci ritrovati. E Dio prova
gioia per la loro gioia come all’inizio aveva provato dolore per il loro
dolore.
Non tornano anche perché ubbidiscono all’ordine di Gesù: andate dai
sacerdoti. Ma Gesù voleva essere disubbidito, alle volte l’ubbidienza formale
è un tradimento più profondo. «Talvolta bisogna andare contro la legge,
per esserle fedeli in profondità » (Bonhoffer). Come fa Gesù con la legge
del sabato.
Uno solo torna, e passa da guarito a salvato. Ha intuito che il segreto non sta
nella guarigione, ma nel Guaritore. È il Donatore che vuole raggiungere non i
suoi doni, e poter sfiorare il suo oceano di pace e di fuoco, di vita che non
viene meno.
Nel lebbroso che torna importante non è l’atto di ringraziare, quasi che Dio
fosse in cerca del nostro grazie, bisognoso di contraccambio; è salvo non
perché paga il pedaggio della gratitudine, ma perché entra in comunione: con
il proprio corpo, con i suoi, con il cielo, con Cristo: gli abbraccia i piedi e
canta alla vita. I nove guariti trovano la salute; l’unico salvato trova la
salute e un Dio che fa fiorire la vita in tutte le sue forme, che dona pelle di
primavera ai lebbrosi, un Dio la cui gloria non sono i riti ma l’uomo vivente.
Ritornare uomini, ritornare a Dio: sono queste le due tavole della legge ultima,
i due movimenti essenziali d’ogni salvezza.