XXIX Domenica Tempo
Ordinario - Anno C
La lezione di preghiera di una vedova
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di
pregare sempre, senza stancarsi: «C'era in una città un giudice, che non temeva
Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova,
che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un
certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho
rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia,
perché non venga continuamente a importunarmi».
E il Signore soggiunse: «Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio
non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li
farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il
Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Per mostrarci che bisogna pregare sempre senza stancarsi Gesù ci
invita a scuola di preghiera da una povera vedova.
Lungo tutto il vangelo il Maestro rivela come una predilezione particolare per
le donne sole e le rende strumento di verità decisive.
C’era un giudice corrotto in una città. E una vedova si recava ogni giorno da
lui: fammi giustizia!
Che bella immagine di donna forte, dignitosa; che non si arrende
all’ingiustizia e nessuna sconfitta l’abbatte. In questa donna, fragile e
indomita, Gesù mostra due cose: il modo di chiedere (con tenacia e fiducia) e il
contenuto della richiesta. La vedova chiede giustizia a chi fa la giustizia,
chiede al giudice di essere vero giudice, di essere se stesso. E così accade nel
nostro andare da Dio: pregare è in fondo chiedere a Dio di darci se stesso. Ed è
tutta la prima parte del Padre Nostro: sia santificato il tuo nome..., sia
fatta la tua volontà .
Che è come chiedere Dio a Dio: donaci te stesso! Il grande mistico Maister
Eckart diceva: Dio non può dare nulla di meno di se stesso. E Caterina da
Siena aggiungeva: ma dandoci se stesso ci dà tutto.
Ma allora perché pregare sempre? Non perché la risposta tarda, ma perché la
risposta è infinita. Perché Dio è un dono che non ha termine, mai finito. E poi
per riaprire i sentieri. Se non lo percorri spesso, il sentiero che conduce alla
casa dell’amico si coprirà di rovi. Vanno sempre riaperti i sentieri del Dio
amico.
Ma come si fa a pregare sempre? A lavorare, incontrare persone, studiare,
dormire e nello stesso tempo pregare? Innanzitutto pregare non significa
recitare preghiere, ma sentire che la nostra vita è immersa in Dio, che siamo
circondati da un mare d’amore e non ce ne rendiamo conto. Pregare è come voler
bene. Se ami qualcuno, lo ami sempre. Qualsiasi cosa tu stia facendo non è il
sentimento che si interrompe, ma solo l’espressione del sentimento. «Il
desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. Se tu desideri sempre, tu
preghi sempre. Quand’è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il
desiderio » (sant’Agostino).
Pregare sempre si può: la preghiera è il nostro desiderio di amore. Ma Dio
esaudisce le preghiere? Sì, Dio esaudisce sempre, ma non le nostre richieste
bensì le sue promesse (Bonhoeffer): il Padre darà lo Spirito Santo (Lc
11,13), io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora in lui (Gv 14,23) .
Non si prega per ricevere ma per essere trasformati. Non per ricevere dei doni
ma per accogliere il Donatore stesso; per ricevere in dono il suo sguardo, per
amare con il suo cuore.