La preghiera è il respiro della vita
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù 1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2"In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario". 4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"". 6E il Signore soggiunse: "Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Disse una
parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi mai. Il pericolo
che minaccia la preghiera è quello della stanchezza: qualche volta, spesso
pregare stanca, anche Dio può stancare. È la stanchezza di scommettere sempre
sull'invisibile, del grido che non ha risposta, quella che avrebbe potuto
fiaccare la vedova della parabola, alla quale lei non cede.
Gesù ha una predilezione particolare per le donne sole che rappresentano
l'intera categoria biblica dei senza difesa, vedove orfani poveri, i suoi
prediletti, che egli prende in carico e ne fa il collaudo, il laboratorio di un
mondo nuovo. Così di questa donna sola: c'era un giudice corrotto in una
città, una vedova si recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi giustizia
contro il mio avversario! Che bella figura, forte e dignitosa, che nessuna
sconfitta abbatte, fragile e indomita, maestra di preghiera: ogni giorno bussa a
quella porta chiusa. Come lei, anche noi: quante preghiere sono volate via senza
portare una risposta! Ma allora, Dio esaudisce o no le nostre preghiere? «Dio
esaudisce sempre: non le nostre richieste, le sue promesse» (Bonhoeffer). E il
Vangelo ne trabocca: sono venuto perché abbiate la vita in pienezza, non vi
lascerò orfani, sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo, il Padre
sa di cosa avete bisogno.
Con l'immagine della vedova mai arresa Gesù vuole sostenere la nostra fiducia:
Se un giudice, che è in tutto all'opposto di Dio, alla fine ascolta, Dio non
farà forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui, prontamente? Li farà a
lungo aspettare? Ci perdoni il Signore, ma a volte la sensazione è proprio
questa, che Dio non risponda così prontamente e che ci faccia a lungo aspettare.
Ma quel prontamente di Gesù non si riferisce a una questione temporale,
non vuol dire «subito», ma «sicuramente». Il primo miracolo della preghiera è
rinsaldare la fede, farla poggiare sulla prima certezza che la parabola
trasmette: Dio è presente nella nostra storia, non siamo abbandonati. Dio
interviene, ma non come io vorrei, come lui vorrà. Seconda certezza: un granello
di senape di fede, una piccola vedova che non si lascia fiaccare, abbattono le
mura. La preghiera è un «no» gridato al «così vanno le cose». È il primo vagito
di una storia nuova che Dio genera con noi.
La preghiera è il respiro della fede (papa Francesco): pregare è una
necessità, perché se smetto di respirare smetto di vivere. Questo respiro,
questo canale aperto in cui scorre l'ossigeno di Dio, viene prima di tutto,
prima di chiedere un dono particolare, un aiuto, una grazia. È il respiro della
vita, come per due che si amano, il respiro del loro amore.