II DOMENICA
DOPO NATALE - C
(Letture: Siràcide 24, 1-4.1216; Salmo 147; Efesini 1, 36.15-18;
Giovanni 1, 1-18)
Vita vera è essere abitati
da Dio
(Audio)
Dal vangelo secondo Giovanni
1 In principio era il Verbo,il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno vinta. 6 Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Era nel mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo ha riconosciuto. 11 Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. 12 A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito, che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. 17 Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. |
1 In principio erat Verbumet Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum 2 hoc erat in principio apud Deum 3 omnia per ipsum facta sunt et sine ipso factum est nihil quod factum est 4 in ipso vita erat et vita erat lux hominum 5 et lux in tenebris lucet et tenebrae eam non conprehenderunt 6 fuit homo missus a Deo cui nomen erat Iohannes 7 hic venit in testimonium ut testimonium perhiberet de lumine ut omnes crederent per illum 8 non erat ille lux sed ut testimonium perhiberet de lumine 9 erat lux vera quae inluminat omnem hominem venientem in mundum 10 in mundo erat et mundus per ipsum factus est et mundus eum non cognovit 11 in propria venit et sui eum non receperunt 12 quotquot autem receperunt eum dedit eis potestatem filios Dei fieri his qui credunt in nomine eius 13 qui non ex sanguinibus neque ex voluntate carnis neque ex voluntate viri sed ex Deo nati sunt 14 et Verbum caro factum est et habitavit in nobis et vidimus gloriam eius gloriam quasi unigeniti a Patre plenum gratiae et veritatis 15 Iohannes testimonium perhibet de ipso et clamat dicens hic erat quem dixi vobis qui post me venturus est ante me factus est quia prior me erat 16 et de plenitudine eius nos omnes accepimus et gratiam pro gratia 17 quia lex per Mosen data est gratia et veritas per Iesum Christum facta est 18 Deum nemo vidit umquam unigenitus Filius qui est in sinu Patris ipse enarravit |
La liturgia propone lo stesso Vangelo del giorno di Natale, perché Natale si
conquista lentamente. Lo stesso Vangelo, ma con una differenza: mentre a Natale
l’attenzione, e l’emozione, erano rivolte alla discesa di Dio nella carne,
nel tempo, nella notte, le letture oggi ci suggeriscono il movimento inverso. Si
apre per noi come uno sfondo di eternità, uno sfondamento del tempo verso l’eterno.
Ora è la carne che è assunta dalla Parola, il sangue sale verso il cielo, l’uomo
verso Dio.
«E il Verbo si è fatto carne».
Dio ricomincia da Betlemme. Colui che aveva plasmato Adamo con la polvere
del suolo, diventa lui stesso argilla di piccolo vaso. Da allora c’è un
frammento di Logos in ogni carne, qualcosa di Dio in ogni uomo. C’è santità,
almeno incipiente, e luce in ogni vita. E nessuno potrà più dire: qui finisce
la terra, qui comincia il cielo, perché ormai terra e cielo si sono
abbracciati. Nessuno potrà dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio,
perché creatore e creatura si sono abbracciati e, almeno in quel neonato, uomo
e Dio sono una cosa sola. Almeno a Betlemme.
«A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio»
. Cristo nasce perché io nasca. Nasca nuovo e diverso. La sua nascita vuole la
mia nascita. Gesù non è venuto a portare un elenco di verità, ma vita da
vivere; non ci ha comunicato una teoria religiosa, ma una forza di vita.
«Ha dato il potere» , afferma Giovanni, non la semplice opportunità o l’occasione
di diventare figli di Dio, ma il potere, la forza, l’energia, la vitalità per
spalancare le porte, per varcare le soglie. Il Verbo come forza in noi.
In questa carne Cristo è, in questi dubbi, in questi abbandoni, in
questa fatica di credere, in questa gioia di credere. È in noi per dirci: amo
la tua solitudine, il tuo cercare, amo le tue lacrime, anche la tua debolezza.
Non c’è nulla della tua vita che mi lasci indifferente. Tu mi interessi, con
la storia del tuo cuore, con la storia della tua casa. Voglio essere in te come
luce e come sole, come strada e come pane, come roccia e come nido.
«A quanti l’hanno accolto» . Dio non si merita, si accoglie. L’uomo
diventa ciò che accoglie in sé, ciò che lo abita. Vita vera è essere abitati
da Dio. Ecco la profondità ultima del Natale: Dio nell’uomo. «Se appena
percepiamo qualcosa del significato oceanico di queste due termini, Dio e uomo,
intravediamo il dramma immenso del Natale» (Paolo VI).