(Audio)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, 2Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e
li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a
loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime:
nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E
apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo
la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre
capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva
infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una
nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il
Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più
nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad
alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto
dai morti.
10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa
volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra dove si
posa il primo raggio di sole e indugia l'ultimo, la terra che si innalza nella
luce, la più vicina al cielo, quella che Dio sceglie per parlare e rivelarsi.
Infatti lassù appaiono Mosè ed Elia, gli unici che hanno veduto Dio. E si
trasfigurò davanti a loro. Il Vangelo non evidenzia nessun particolare della
trasfigurazione, se non quello delle vesti diventate splendenti. Ma se così
luminosa è la materia degli abiti che coprono il corpo, quale non sarà lo
splendore del corpo? E se così è il corpo, cosa sarà del cuore? È come quando il
cuore è in festa e la festa si comunica al volto, e di festa sono anche i
vestiti. Pietro ne è sedotto, prende la parola: che bello essere qui! Facciamo
tre capanne. L'entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci
fanno capire che la fede per essere pane, per essere vigorosa, deve discendere
da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore.
Ciò che seduce Pietro non è l'onnipotenza di Dio, non lo splendore del miracolo,
il fascino dell'infinito, ma la bellezza del volto di Gesù. Quel volto è il
luogo dove è detto il cuore, il suo cuore di luce; dove l'uomo si sente
finalmente a casa: qui è bello stare! Altrove siamo sempre lontani, in viaggio.
Il nostro cuore è a casa solo accanto al tuo. Il Vangelo della Trasfigurazione
mette energia, dona ali alla nostra speranza: il male e il buio non vinceranno,
non è questo il destino dell'uomo. Alimenta un pregiudizio sulla bontà
dell'uomo, un pregiudizio positivo: Adamo ha, o meglio, è una luce custodita in
un guscio di creta. La sua vocazione è liberare la luce. Avere fede è scoprire,
insieme con Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio,
al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro. Tutta la vita
prende senso e si illumina. Ma questo Vangelo ci porta una notizia ancora più
bella: la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, al quale noi
assistiamo da spettatori. È un evento che ci riguarda tutti, al quale possiamo e
dobbiamo partecipare. Il volto di Gesù sul monte è il volto ultimo dell'uomo, è
il presente del futuro.
È come sbirciare per un attimo dentro il Regno, vederlo come una forza possente
che preme sulla nostra vita, per trasformarci, per aprire finestre di cielo. Il
Vangelo di domenica scorsa chiedeva: convertiti. La conversione è come il
movimento del girasole, questo girarsi verso la luce. Il Vangelo di questa
domenica offre il risultato: mi giro e trovo il sole, sono irradiato, mi
illumino, mi imbevo e godo della luce, il simbolo primo di Dio.