Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, 2Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e
li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a
loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime:
nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E
apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo
la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre
capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva
infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una
nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il
Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più
nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad
alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto
dai morti.
10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa
volesse dire risorgere dai morti.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Dall'abisso di pietre
al monte della luce, dalle tentazioni nel deserto alla trasfigurazione. Le prime
due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita
spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d'ombra e
di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. In noi che siamo, assicura
Gesù, luce del mondo. Guardate a lui e sarete raggianti e non avrete più volti
oscuri, cantava il salmista.
Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno
di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e
guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio:
vedere il mondo in altra luce e reincantare la bellezza della vita.
Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra che
penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia
l'ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza
del cielo, il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi. E si trasfigurò
davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. Anche la
materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, e prende la parola: che
bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne. L'entusiasmo di Pietro, la sua
esclamazione stupita: che bello! ci fanno capire che la fede per essere pane
nutriente, per essere vigorosa, deve discendere
da uno stupore, da un innamoramento, da un "che bello!" gridato a pieno cuore.
Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a
ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio
lavoro. Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio
non vinceranno, il fine della storia sarà positivo. Dio vi ha messo mano e non
si tirerà indietro.
Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino
dell'onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del
volto dell'uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio. Intuisce che la
trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un
paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell'uomo, è «il
presente del nostro futuro» (come Tommaso d'Aquino chiama la speranza).
Infine il Padre prende la parola ma per scomparire dietro la parola del Figlio:
«Ascoltate Lui». Sali sul monte per vedere e sei rimandato all'ascolto. Scendi
dal monte e ti rimane nella memoria l'eco dell'ultima parola: Ascoltate Lui.
Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio
sepolta in noi. E il primo strumento per la liberazione della luce è l'ascolto
della Parola.