Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, 28 Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì
sul monte a pregare.
29
Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè
ed Elìa, 31 apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che
stava per compiersi a Gerusalemme.
32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si
svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro,
è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una
per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
34 Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra.
All’entrare nella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce,
che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
36 Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Parola del Signore
Lode a te o Cristo
Dal deserto al Tabor; dalla
domenica dell’ombra che ci minaccia, alla domenica della luce che ci abita. Ciò
che è avvenuto in Cristo avverrà in ciascuno, lui è il volto ultimo e alto
dell’uomo, icona di Dio dipinta, come le antiche icone greche, su di un fondo
d’oro, che traspare dalle ferite e dai graffi della vita, come da misteriose
feritoie. Il racconto della trasfigurazione è collocato in un contesto duro e
difficile: Gesù ha appena consegnato ai suoi il primo annuncio della passione:
il figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso. E
subito, dentro quel momento di oscurità, il vangelo ci regala il volto di Cristo
che gronda luce, su cui tenere fissi gli occhi per affrontare il momento in cui
la vita gronda sangue, per tutti, come per Gesù nell’orto degli ulivi.
Gesù salì su di un alto monte a pregare. I monti sono come indici puntati verso
il cielo, verso il mistero di Dio e la sua salvezza, raccontano che la vita è un
ascendere silenzioso e tenace verso più luce, più orizzonti, più cielo.
Gesù sale per pregare. La preghiera è mettersi in viaggio: destinazione Tabor,
un battesimo di luce e di silenzio; destinazione futuro, un futuro più buono;
approdo è il cuore di luce di Dio.
Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto. Pregare trasforma. Pregare cambia
il cuore, tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, Colui che
preghi: è nel contatto con il Padre che la nostra realtà si illumina, e appare
in tutta la sua lucentezza e profondità.
In qualche momento privilegiato, toccati dalla gioia, dalla dolcezza di Dio,
forse ci è capitato di dire, come Pietro: Signore, che bello! Vorrei che questo
momento durasse per sempre. Facciamo qui tre tende? E una voce interiore diceva:
è bello stare su questa terra, gravida di luce. È bello essere uomini, dentro
questa umanità che pian piano si libera, cresce, ascende. È bello vivere.
Le parole di Pietro trasmettono una esperienza precisa: Dio è bello. Invece La
nostra predicazione ha ridotto Dio in miseria, relegato a rovistare nel passato
e nel peccato dell’uomo. Ora sta a noi restituirgli il suo volto solare,
testimoniare un Dio bello, desiderabile, interessante. Il Dio del futuro, delle
fioriture, un Dio da gustare e da godere. Come san Francesco quando prega: tu
sei bellezza, tu sei bellezza. Come sant’Agostino: tardi ti ho amato bellezza
tanto antica e tanto nuova. Sarà come bere alle sorgenti della luce, agli orli
dell’infinito.
Davvero il cristianesimo è proprio la religione della penitenza, della
mortificazione, del sacrificio, come molti pensano? No, il vangelo è la bella
notizia che Dio regala vita a chi produce amore.