Nozze di Cana, il capostipite dei segni
(Audio)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, 1vi fu una festa di nozze a Cana di
Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze
anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la
madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose:
«Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua
madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». 6Vi
erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei,
contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù
disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo.
8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che
dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe
assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale
non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua
– chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il
vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu
invece hai tenuto da parte il vino buono finora». 11Questo, a
Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua
gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Il mondo è un
immenso pianto e Gesù dà avvio alla salvezza partendo da una festa di nozze.
Anziché asciugare lacrime, colma le coppe di vino. Sembra quasi sprecare la sua
potenza a servizio di una causa effimera, un po' di vino in più, eppure il
Vangelo chiama questo il «principe dei segni», il capostipite di tutti.
Perché a Cana Gesù vuole trasmettere il principio decisivo della relazione che
unisce Dio e l'umanità. Tra uomo e Dio corre un rapporto nuziale, con tutta la
sua tavolozza di emozioni forti e buone: amore, festa, gioco, dono, eccesso,
gioia. Un legame sponsale, non un rapporto giudiziario o penitenziale, lega Dio
e noi. Gesù partecipa con tutti i suoi alla celebrazione, e proclama così il suo
atto di fede nell'amore tra uomo e donna, lui crede nell'amore, lo ratifica con
il suo primo prodigio. Perché l'amore umano è una forza dove è custodita la
passione per la vita, dove l'altro ha tutta la tua attenzione, dove la persona
viene prima della legge, dove la speranza batte la rassegnazione. Dove nascono
sogni.
La Chiesa, come Gesù, dovrebbe attingere vino dall'amore degli uomini,
custodirlo, inebriarsi e offrirlo alla sete del mondo. Gesù prende l'amore umano
e lo fa messaggio, parola di Dio. Con le nozze l'uomo scende al nodo germinale
della vita, e Gesù dice: l'incontro con Dio è la tua primavera, fa
germogliare vita, porta fioriture di coraggio.
«E viene a mancare il vino». Il vino, in tutta la Bibbia, è il simbolo
dell'amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato.
Simbolo della fede e dell'entusiasmo, della creatività, della passione che
vengono a mancare.
Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando stanchezza
e ripetizione prendono il sopravvento. Quando ci assalgono mille dubbi, quando
gli amori sono senza gioia e le case senza festa. Ma ecco il punto di svolta del
racconto. Maria, la madre attenta, sapiente della sapienza del Magnificat
(sa che Dio ha saziato gli affamati di vita), indica la strada: «Qualsiasi
cosa vi dica, fatela».
Il femminile capace di unire il dire e il fare! Fate il suo Vangelo, rendetelo
gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore, si
trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice.
Più Vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io.
A lungo abbiamo pensato che al divertimento Dio preferisse il sacrificio, al
gioco la gravità, e abbiamo ricoperto il Vangelo con un velo di tristezza.
Invece a Cana ci sorprende un Dio che gode della gioia degli uomini e se
ne prende cura. «Dobbiamo trovare Dio precisamente nella nostra vita e nel
bene che ci dà. Trovarlo dentro la nostra felicità terrena». (Bonhoeffer).