XXXI Domenica Tempo
Ordinario - Anno C
Incontrare
Gesù rende libero l’uomo
(Audio)
Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città.
Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere
quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo
di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomòro,
poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e
gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E'
andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore:
«Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato
qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la
salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il
Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
C’è un Rabbi che
riempie di gente le strade. Tanta gente, al punto che Zacchèo, piccolo di
statura, ha davanti a sé un muro. Ma questo piccolo-grande uomo non ha
complessi, ha un obiettivo: vuole vedere Gesù, di parlargli non spera, e invece
di nascondersi dietro l’alibi dei suoi limiti, cerca la soluzione: l’albero.
Zacchèo agisce in nome non della paura ma del desiderio, e così diventa
creativo, inventa, va’ controcorrente, respira un’energia che lo fa
correre avanti e salire in alto.
Gesù passando alzò lo sguardo: guarda quell’uomo dal basso verso l’alto,
come quando si inginocchia e lava i piedi ai discepoli. Dio non ci guarda mai
dall’alto in basso, ma sempre dal basso verso l’alto, con infinito rispetto,
annullando ogni distanza.
Lo sguardo di Gesù: il solo sguardo che non giudica, non condanna, non umilia,
e perciò libera; che va diritto al cuore e interpella la parte migliore di
ciascuno, quel frammento puro che nessun peccato arriverà mai a cancellare. Zacchèo vuol dire «Dio si ricorda». Ma non del tuo peccato, bensì del tuo
tesoro si ricorda. Zacchèo cerca di vedere Gesù e scopre che Gesù cerca di
vedere lui. Il cercatore si accorge di essere cercato, l’amante scopre di
essere amato: Zacchèo, scendi, oggi devo fermarmi a casa tua.
«Devo» dice Gesù, devo fermarmi! Dio deve cercarmi, deve farlo per un suo
intimo bisogno: a Dio manca qualcosa, manca Zacchèo, manca l’ultima pecora,
manco io. Se Gesù avesse detto: Zacchèo, io ti conosco bene, so che sei un
ladro, se restituisci ciò che hai rubato verrò a casa tua. Credetemi: Zacchèo
sarebbe rimasto sull’albero.
Zacchèo prima incontra, poi si converte: incontrare uno come Gesù fa credere
nell’uomo; incontrare un uomo così rende liberi; incontrare questo amore fa
amare; incontrare un Dio che non fa prediche e non condanna ma che si fa amico
moltiplica l’amicizia. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Poche
parole: fretta, accogliere, gioia, che dicono sulla conversione più di tanti
trattati. Apro la casa del cuore a Dio, con fiducia, e la gioia e la vita si
rimettono in moto.
Infatti vediamo la casa di Zacchèo riempirsi di amici, il ricco diventare amico
dei poveri: «Metà di tutto ciò che ho è per loro» Come se i poveri fossero
la metà di se stesso.
Oggi a casa tua. Dio alla portata di ognuno. Dio nella casa: alla mia tavola,
come un familiare, intimo come una persona cara. Perché Gerico è su ogni
strada del mondo: per ogni piccolo c’è un albero, per ognuno uno sguardo. La
casa di Zacchèo è la mia. Sulla soglia attendo: La mia casa è aperta, vieni!