Dal
Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14«Avverrà
come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro
i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a
un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui
che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque.
17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò
altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento,
andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle
regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva
ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai
consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene,
servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti
darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e
disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri
due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone
–, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia
del tuo padrone”.
24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo
talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai
seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e
sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi
che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti
dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il
mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo
a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e
sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha.
30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e
stridore di denti”».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Avverrà
come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro
i suoi beni. Dio ci consegna qualcosa e poi esce di scena. Ci consegna il mondo,
con poche istruzioni per l'uso, e tanta libertà. Un volto di Dio che ritroviamo
in molte parabole: ha fiducia in noi, ci innalza a con-creatori, lo fa con un
dono e una regola, quella di Adamo nell'Eden ' coltiva e custodisci' il giardino
dove sei posto, vale a dire: ama e moltiplica la vita, sacerdote di quella che è
la liturgia primordiale del mondo. Nessun uomo è senza giardino, perché ciò che
è stato vero per Adamo è vero da allora per ogni suo figlio.
I talenti dati ai servi, dal padrone generoso e fiducioso, oltre a rappresentare
le doti intellettuali e di cuore, la bellezza interiore, di cui nessuno è privo,
di cui la luce del corpo è solo un riflesso, annunciano che ogni creatura messa
sulla mia strada è un talento di Dio per me, tesoro messo nel mio campo. E io
sono l'Adamo coltivatore e custode della sua fioritura e felicità. Il Vangelo è
pieno di una teologia semplice, la teologia del seme, del lievito, di inizi che
devono fiorire. A noi tocca il lavoro paziente e intelligente di chi ha cura dei
germogli: «l'essenza dell'amore non è in ciò che è comune, è nel costringere
l'altro a diventare qualcosa, a diventare infinitamente tanto, a diventare il
massimo che gli consentono le forze». (Rilke). Arriva il momento del rendiconto,
e si accumulano sorprese. La prima: colui che consegna dieci talenti non è più
bravo di chi ne consegna solo quattro. Non c'è una tirannia o un capitalismo
della quantità, perché le bilance di Dio non sono quantitative, ma qualitative.
Occorre solo sincerità del cuore e fedeltà a se stessi, per dare alla vita il
meglio di ciò che possiamo dare. La seconda sorpresa: Dio non è un padrone
esigente che rivuole indietro i suoi talenti con gli interessi. La somma rimane
ai servitori, anzi è raddoppiata: sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su
molto.
I servi vanno per restituire, e Dio rilancia. Questo accrescimento di vita è il
Vangelo, questa spirale d'amore crescente è l'energia di Dio incarnata in tutto
ciò che vive.
Si presentò infine colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: ho avuto
paura. La parabola dei talenti è un invito a non avere paura delle sfide della
vita, perché la paura paralizza, ci rende perdenti: quante volte abbiamo
rinunciato a vincere solo per la paura di finire sconfitti! Il Vangelo è maestro
della sapienza del vivere, della più umana pedagogia che si fonda su tre regole:
non avere paura, non fare paura, liberare dalla paura. E soprattutto da quella
che è la paura delle paure: la paura di Dio.