Ogni giorno un mondo nasce e uno muore
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 24«In quei
giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la
sua luce, 25le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono
nei cieli saranno sconvolte. 26Allora vedranno il Figlio
dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Egli
manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità
della terra fino all’estremità del cielo. 28Dalla pianta di
fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le
foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando
vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima
che tutto questo avvenga.
31Il cielo e la terra passeranno, ma
le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né
gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Un Vangelo sulla crisi e insieme
sulla speranza, che non intende incutere paura (non è mai secondo il vangelo il
volto di un Dio che incute paura), che vuole profetizzare non la fine, ma il
fine, il significato del mondo.
La prima verità è che l'universo è fragile nella sua grande bellezza: in quei
giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle
cadranno dal cielo...
Eppure non è questa l'ultima verità: se ogni giorno c'è un mondo che muore, ogni
giorno c'è anche un mondo che nasce. «E si va di inizio in inizio, attraverso
inizi sempre nuovi» (Gregorio di Nissa).
Quante volte si è spento il sole, quante volte le stelle sono cadute a grappoli
dal nostro cielo, lasciandoci vuoti, poveri, senza sogni: una disgrazia, una
malattia, la morte di una persona cara, una sconfitta nell'amore, un tradimento.
Fu necessario ripartire, un'infinita pazienza di ricominciare. Guardare oltre
l'inverno, credere nell'estate che inizia con il quasi niente, una gemma su un
ramo, la prima fogliolina di fico, «nella speranza che viene a noi vestita di
stracci perché le confezioniamo un abito da festa» (Paul Ricoeur).
Gesù educa alla speranza, a intuire dentro la fragilità della storia come le
doglie di un parto, come un uscire dalla notte alla luce. Quanto morir perché la
vita nasca (Clemente Rebora). Ben vengano allora certe scosse di primavera a
smantellare ciò che merita di essere cancellato, anche nella istituzione
ecclesiastica.
E si ricostruirà, facendo leva su due punti di forza.
Il primo: quando vedrete accadere queste cose sappiate che Egli è vicino, il
Signore è alle porte. La nostra forza è un Dio vicino, «la sua strada passa
ancora sul mare, anche se non ne vediamo le tracce» (Salmo 77,20). La nostra
nave non è in ansia per la rotta, perché sente su di sé il suo Vento di vita.
Il secondo punto di forza è la nostra stessa fragilità. Per la sua fragilità
l'uomo, tanto fragile da aver sempre bisogno degli altri, cerca appoggi e
legami. Ed è appoggiando una fragilità sull'altra che sosteniamo il mondo.
Dio è dentro la nostra fragile ricerca di legami, viene attraverso le persone
che amiamo. «Ogni carne è intrisa d'anima e umida di Dio» (Bastaire).
Il Vangelo parla di stelle che cadono. Ma il profeta Daniele alza lo sguardo: i
saggi risplenderanno, i giusti saranno come stelle per sempre, il cielo
dell'umanità non sarà mai vuoto e nero, uomini giusti e santi si accendono su
tutta la terra, salgono nella casa delle luci, illuminano i passi di molti. Sono
uomini e donne assetati di giustizia, di pace, di bellezza. E sono molti, sono
come stelle nel cielo. E tutti insieme foglioline di primavera, del futuro buono
che viene.