Le
tre domande di Gesù a Pietro: così Dio abita il cuore dell’uomo
(Audio)
Dal vangelo
secondo Giovanni
In quel tempo Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade.
(...) Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro:
«Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose:
«Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse:
«Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo:
«Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose:
«Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse:
«Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta:
«Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la
terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse:
«Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù:
«Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più
giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai
vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove
tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe
glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
Gesù
e Pietro, uno dei dialoghi più affascinanti di tutta la letteratura.
Tre domande, come nella sera dei tradimenti, attorno al fuoco nel cortile
di Caifa, quando Cefa, la Roccia, ebbe paura di una serva. E da parte di Pietro
tre dichiarazioni d’amore a ricomporre la sua innocenza, a guarirlo alla
radice dai tre rinnegamenti.
Gesù non rimprovera, non accusa, non chiede spiegazioni, non ricatta
emotivamente; non gli interessa giudicare e neppure assolvere, per lui nessun
uomo è il suo peccato, ognuno vale quanto vale il suo cuore: Pietro, mi ami
tu, adesso?
La nostra santità non consiste nel non avere mai tradito, ma nel
rinnovare ogni giorno la nostra amicizia per Cristo.
Le tre domande di Gesù sono sempre diverse, è lui che si pone in
ascolto di Pietro. La prima domanda: Mi ami più di tutti? E Pietro
risponde dicendo sì e no al tempo stesso. Non si misura con gli altri, ma non
rimane neppure nei termini esatti della questione: infatti mentre Gesù usa un
verbo raro, quello dell’agàpe, il verbo sublime dell’amore assoluto, Pietro
risponde con il verbo umile, quotidiano, quello dell’amicizia e
dell’affetto: ti voglio bene.
Ed ecco la seconda domanda: Simone figlio di Giovanni, mi ami? Gesù
ha capito la fatica di Pietro, e chiede di meno: non più il confronto con gli
altri, ma rimane la richiesta dell’amore assoluto. Pietro risponde ancora di sì,
ma lo fa come se non avesse capito bene, usando ancora il suo verbo, quello più
rassicurante, così umano, così nostro: io ti sono amico, lo sai, ti voglio
bene. Non osa parlare di amore, si aggrappa all’amicizia, all’affetto.
Nella terza domanda, è Gesù a cambiare il verbo, abbassa quella
esigenza alla quale Pietro non riesce a rispondere, si avvicina al suo cuore
incerto, ne accetta il limite e adotta il suo verbo: Pietro, mi vuoi bene?
Gli domanda l’affetto se l’amore è troppo; l’amicizia almeno, se
l’amore mette paura; semplicemente un po’ di bene.
Gesù dimostra il suo amore abbassando per tre volte l’esigenze
dell’amore, rallentando il suo passo sulla misura del discepolo, fino a che le
esigenze di Pietro, la sua misura d’affetto, il ritmo del suo cuore diventano
più importanti delle esigenze stesse di Gesù. L’umiltà di Dio. Solo così
l’amore è vero. E io so che nell’ultimo giorno, se anche per mille volte
avrò sbagliato, il Signore per mille volte mi chiederà solo questo: Mi vuoi
bene? E io non dovrò fare altro che rispondere per mille volte:Ti voglio bene.