IV Domenica di Avvento - Anno B
Nella vita quotidiana Dio parla il linguaggio della gioia
(Audio)
Dal
Vangelo secondo Luca
26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una
città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine,
promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si
chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena
di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che
senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed
ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà
grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono
di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di
Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché
non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed
ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un
figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla
è impossibile a Dio».
38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per
me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
L'annunciazione
si apre con l'elenco di sette nomi propri di luoghi e persone (Gabriele, Dio,
Galilea, Nazaret, Maria, Giuseppe, Davide) per indicare, attraverso il numero
sette che simboleggia la pienezza, la totalità della vita. Non ai margini, ma al
centro della vita Dio viene, come evento e non come teoria. Un giorno qualunque,
un luogo qualunque, una giovane donna qualunque: il primo affacciarsi del
Vangelo è un annuncio consegnato in una casa. Al tempio Dio preferisce la casa.
È bello pensare che Dio ti sfiora non solo nelle liturgie solenni delle chiese,
ma anche - e soprattutto - nella vita quotidiana. Nella casa Dio ti sfiora, ti
tocca, lo fa in un giorno di festa, nel tempo delle lacrime o quando dici a chi
ami le parole più belle che sai.
La prima parola
dell'angelo non è un semplice saluto, ma: “Chaîre”, sii lieta, gioisci,
rallegrati!
Non ordina: fa' questo o quello, inginocchiati, vai, prega... Ma semplicemente,
prima ancora di ogni risposta: gioisci, apriti alla gioia, come una porta si
spalanca al sole. Dio parla il linguaggio della gioia per questo seduce ancora.
E subito aggiunge il perché della gioia: piena di grazia, riempita di tenerezza,
di simpatia, d'amore, della vita stessa di Dio. Il nome di Maria è «amata per
sempre». Il suo ruolo è ricordare quest'amore che dà gioia e che è per tutti.
Tutti, come lei, amati per sempre.
Maria fu molto turbata. Allora l'angelo le disse: Non temere, Maria. Non temere
se Dio non sceglie la potenza, non temere, l'umiltà di Dio, così lontana dalla
luci della scena, dai riflettori, dai palazzi; non temere questo Dio bambino che
farà dei poveri i principi del suo regno. Non temere l'amore. Ecco concepirai e
darai alla luce un Figlio, che sarà Figlio di Dio.
La risposta di Maria non è un "sì" immediato, ma una domanda: come è possibile?
Porre domande a Dio non è mancanza di fede, è stare davanti a Lui con tutta la
dignità di creatura, con maturità e consapevolezza, usare tutta l'intelligenza e
dopo accettare il mistero. Solo allora il "sì" è maturo e creativo, potente e
profetico: eccomi sono la serva del Signore.
Serva è parola biblica che non ha niente di passivo, non evoca sottomissione
remissiva; serva del re è la prima dopo il re, è colei che collabora,
con-creatrice con il creatore. E l'angelo partì da lei.
Un inedito: per la prima volta in tutta la Bibbia è ad una creatura della terra, ad una donna, che spetta l'ultima parola nel dialogo tra il cielo e la terra: nuova dignità della creatura umana. La tua prima parola, Maria, / ti chiediamo di accogliere in cuore: / come sia possibile ancora /concepire pur noi il suo Verbo (Turoldo).