Il buon pastore che offre la sua vita
(Audio)
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: 11«Io sono il buon pastore. Il buon
pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario –
che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo,
abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché
è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il
buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così
come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.
16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto:
anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo
gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché
io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me
la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di
riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Sottese
all'espressione di Gesù: «il mercenario vede venire il lupo e fugge perché
non gli importa delle pecore» intuisco parole che amo e che sorreggono la
mia fede. Suonano pressappoco così: al mercenario no, ma a me, pastore vero,
le pecore importano. Tutte.
Ed è come se a ciascuno di noi ripetesse: tu sei importante per me.
Questa è la mia fede: io gli importo. A Dio l'uomo importa, al punto che egli
considera ogni uomo più importante di se stesso. È per questo che dà la vita: la
sua vita per la mia vita. Ricordo il grido degli apostoli in una notte di
tempesta «Signore, non ti importa che moriamo?» e il Signore risponde
placando le onde, sgridando il vento: Sì, mi importa di voi, mi importa la
vostra vita. E lo ripete a ciascuno: mi importano i passeri del cielo ma voi
valete più di molti passeri; mi importano anche i gigli del campo ma tu sei
molto di più di tutti i gigli dei campi.
«Io sono il Pastore buono» è il titolo più disarmato e disarmante che
Gesù abbia dato a se stesso. Eppure questa immagine non ha nulla di debole o
remissivo: è il pastore forte che si erge contro i lupi, che ha il coraggio di
non fuggire; il pastore bello nel suo impeto generoso; il pastore vero che ha a
cuore cose importanti. Il gesto specifico del pastore buono, il gesto più bello
che lo rende letteralmente il "pastore bello", è, per cinque volte: «Io offro
la vita». Qui affiora il filo d'oro che lega insieme tutta intera l'opera di
Dio: il lavoro di Dio è da sempre e per sempre offrire vita.
Con queste parole Gesù non intende per prima cosa la sua morte in Croce, perché
se il Pastore muore le pecore sono abbandonate e il lupo rapisce, uccide, vince.
Dare la vita, è inteso nel senso della vite che dà linfa ai tralci; del grembo
di donna che dà vita al bambino; dell'acqua che dà vita alla steppa arida. Offro
la vita significa: Vi do il mio modo di amare e di lottare. Solo con un
supplemento di vita, la sua, potremo battere coloro che amano la morte, i lupi
di oggi. Anche noi, discepoli che vogliono come lui sperare e costruire, dare
vita e liberare, siamo chiamati ad assumere il ruolo di "pastore buono", cioè
forte, bello, vero, di un pur minimo gregge che ci è consegnato: la famiglia,
gli amici, coloro che si affidano a noi. Nel vivere quotidiano, "dare la vita"
significa per prima cosa dare del nostro tempo, la cosa più rara e preziosa che
abbiamo, essere tutto per l'altro, in ascolto attento, non distratti, occhi
negli occhi. Questo è dirgli: tu mi importi.
Tu sei il solo pastore che per i cieli ci fa camminare, Tu il Pastore bello.
E tu sai che quando diciamo a qualcuno «tu sei bello» è come dirgli «io ti amo».