Dal
Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
14«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che
sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in
lui abbia la vita eterna.
16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita
eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi
crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché
non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli
uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano
malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non
viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece
chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere
sono state fatte in Dio».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Dio ha tanto amato il
mondo da dare suo Figlio. Questo versetto è il punto sorgivo e il perno attorno
al quale danza la storia di Dio con l'uomo.
Dio ha amato, un passato che perdura e fiorisce nell'oggi, verità che assorbe
ogni cosa: tutta la storia biblica inizia con un “sei amato” e termina con un
“amerai” (P. Beauchamp). È la lieta notizia da ripeterci ad ogni risveglio, ad
ogni difficoltà, ad ogni sfiducia. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio.
Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Che cos'è l'amore? Ossigeno
della vita.
Il nucleo incandescente del Vangelo è la bellezza dell'amore di Dio (Ev. Ga. 36)
che Gesù ha mostrato, vissuto, donato. È questo il fuoco che deve entrare in
noi, la cosa più bella, più grande, più attraente, più necessaria, più
convincente e radiosa (Ev. Ga.35).
Tanto da dare suo Figlio. Nel Vangelo “amare” si traduce sempre con un altro
verbo, umile, breve, di mani e non di emozioni: “dare”. Dio altro non fa che
eternamente considerare ogni uomo più importante di se stesso. «Il mondo sappia
che li hai amati come hai amato me» (Gv 17,23), il Padre ama me come ha amato
Cristo, con la stessa passione, la stessa fiducia, la stessa gioia, con in più
tutte le delusioni che io so procurargli. Ognuno è il figlio prediletto di Dio.
Cristo, venuto dal Padre come intenzione di bene, nella vita datore di vita, ci
chiama ad escludere dall'immagine che abbiamo di Lui, a escludere per sempre,
qualsiasi intenzione punitiva, qualsiasi paura. L'amore non fa mai paura, e non
conosce altra punizione che punire se stesso.
E non solo l'uomo, è il mondo intero che è amato, dice Gesù, la terra, gli
animali e le piante e la creazione tutta. E se Egli ha amato il mondo e la sua
bellezza fragile, allora anche tu amerai il creato come te stesso, lo amerai
come il prossimo tuo.
Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia
salvato. A Dio non interessa istruire processi contro di noi, neppure per
assolverci, ora o nell'ultimo giorno. La vita degli amati non è a misura di
tribunale, ma a misura di fioritura e di abbraccio.
Dio ha tanto amato, e noi come lui: quando amo in me si raddoppia la vita,
aumenta la forza, sono felice. Ogni mio gesto di cura, di tenerezza, di amicizia
porta in me la forza di Dio, spalanca una finestra sull'infinito.
Dio ha tanto amato, e noi come Lui: ci impegniamo non per salvare il mondo, l'ha
già salvato Lui, ma per amarlo; non per convertire le persone, lo farà Lui, ma
per amarle.
Se non c'è amore, nessuna cattedra può dire Dio, nessun pulpito. Non c'è più il
ponte che ricollega la terra al cielo, il motore che fa ripartire la storia, una
storia con sapore di Dio.