Quel Dio che s'immerge nelle nostre ferite
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, 21Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a
Cafàrnao,] insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento:
egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno
spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da
noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».
26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da
lui.
27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a
vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda
persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione
della Galilea.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Ed
erano stupiti del suo insegnamento. Lo stupore, quella esperienza felice che ci
sorprende e scardina gli schemi, che si inserisce come una lama di libertà in
tutto ciò che ci saturava: rumori, parole, schemi mentali, abitudini, che ci fa
entrare nella dimensione della passione, quella che smuove anche le montagne.
Salviamo lo stupore, la capacità di incantarci ogni volta che incontriamo
qualcuno che ha parole che trasmettono la sapienza del vivere, che toccano il
centro della vita perché nate dal silenzio, dal dolore, dal profondo, dalla
vicinanza al Roveto di fuoco.
La nostra capacità di provare gioia è direttamente proporzionale alla nostra
capacità di meravigliarci.
Gesù insegnava come uno che ha autorità. Autorevoli sono soltanto le parole che
nutrono la vita e la fanno fiorire; Gesù ha autorità perché non è mai contro
l'uomo ma sempre in favore dell'uomo, e qualcosa dentro chi lo ascolta lo sa.
Autorevoli e vere sono soltanto le parole diventate carne e sangue, come in
Gesù: la sua persona è il messaggio, l'intera sua persona.
Come emerge dal seguito del brano: C'era là un uomo posseduto da uno spirito
impuro. Il primo sguardo di Gesù si posa sempre sulle fragilità dell'uomo e la
prima di tutte le povertà è l'assenza di libertà, come per un uomo «posseduto»,
prigioniero di uno più forte di lui.
E vediamo come Gesù interviene: non fa discorsi su Dio, non cerca spiegazioni
sul male, Gesù mostra Dio che si immerge nelle ferite dell'uomo; è Lui stesso il
Dio che si immerge, come guarigione, nella vita ferita, e mostra che «il Vangelo
non è un sistema di pensiero, non è una morale, ma una sconvolgente liberazione»
(G. Vannucci).
Lui è il Dio il cui nome è libertà e che si oppone a tutto ciò che imprigiona
l'uomo. I demoni se ne accorgono: che c'è fra noi e te Gesù di Nazaret? Sei
venuto a rovinarci? Sì, Gesù è venuto a rovinare tutto ciò che rovina l'uomo, a
demolire prigioni; a portare spada e fuoco per tagliare e bruciare tutto ciò che
non è amore. A rovinare il regno dei desideri sbagliati che si impossessano e
divorano l'uomo: denaro, successo, potere, egoismi.
A essi, padroni del cuore, Gesù dice due sole parole: taci, esci da lui.
Tace e se ne va questo mondo sbagliato. Va in rovina, come aveva sognato Isaia,
vanno in rovina le spade e diventano falci, si spezza la conchiglia e appare la
perla. Perla della creazione è l'uomo libero e amante. Posso diventarlo anch'io,
se il Vangelo diventa per me passione e incanto. Patimento e parto. Allora
scopro «Cristo, mia dolce rovina» (Turoldo), che rovina in me tutto ciò che non
è amore, che libera le mie braccia da tutte le cose vuote, e che dilata gli
orizzonti che respiro.