V Domenica Tempo
Ordinario - Anno A
(Letture: Isaia 58,7-10; Salmo 111; 1 Corinzi 2,1-5; Matteo
5,13-16)
Commento di Ermes Ronchi
Il sale e la luce: radici di
vero futuro
(Audio)
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai
suoi discepoli: 13«Voi siete il sale della terra; ma se il
sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che
sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla
sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella
casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei
cieli».
Parola del Signore.
Lode a te o Cristo
Dio è luce: una delle più belle
definizioni di Dio (1 Giovanni 1,5). Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi
siete luce. Una delle più belle definizioni dell'uomo. E non dice: voi dovete
essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce. La luce non è un dovere
ma il frutto naturale in chi ha respirato Dio. La Parola mi assicura che in
qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in
cuore, siamo luce da luce, proprio come proclamiamo di Gesù nella professione di
fede: Dio da Dio, luce da luce. Io non sono né luce né sale, lo so bene, per
lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me, e dice: Non fermarti alla
superficie, al ruvido dell'argilla, cerca in profondità, verso la cella segreta
del cuore; là, al centro di te, troverai una lucerna accesa, una manciata di
sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una responsabilità. Voi siete la luce,
non io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s'incontrano generando un noi, quando
due sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella
comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.
Come mettere la lampada sul candelabro? Isaia suggerisce: Spezza il tuo pane,
introduci in casa lo straniero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi
dalla tua gente... Allora la tua luce sorgerà come l'aurora (Isaia 58,10). Tutto
un incalzare di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue
sconfitte, ma occupati della città e della tua gente, illumina altri e ti
illuminerai, guarisci altri e guarirà la tua vita. Voi siete il sale, «che
ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo
stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all'attrazione dell'infinita luce
divina» (Vannucci). Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso in sé
non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi. Il sale dà sapore:
Io non ho voluto sapere nient'altro che Cristo crocifisso (1 Corinzi 2,1-5).
«Sapere» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade
quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra
in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio cuore. Il sale
conserva. Gesù non dice «voi siete il miele del mondo», un generico buonismo che
rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza, un istinto di
vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose, e rilancia ciò che
merita futuro.