AUDIO FILES    V Domenica Tempo ordinario Anno B
(Letture: Giobbe 7, 1-4. 6-7; Salmo 146; 1 Corinzi 9, 16-19. 22-23; Marco 1, 29-39)
Commento di Ermes Ronchi

Mano nella mano con l'Infinito

  (Audio)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, 29uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!».
38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo

 

 

Marco ci presenta il resoconto della giornata-tipo di Gesù, ritmata sulle tre occupazioni preferite di Gesù: immergersi nella folla e guarire, far stare bene le persone; immergersi nella sorgente segreta della forza, la preghiera; da lì risalire intriso di Dio e annunciarlo. Tutto parte dal dolore del mondo. E Gesù tocca, parla, prende le mani. Il miracolo è, nella sua bellezza giovane, l'inizio della buona notizia, l'annuncio che è possibile vivere meglio, trovare vita in pienezza, vivere una vita bella, buona, gioiosa. La suocera di Simone era a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. Miracolo così povero di contorno e di pretese, così poco vistoso, dove Gesù neppure parla. Contano i gesti. Non cerchiamo di fronte al dolore innocente risposte che non ci sono, ma cerchiamo i gesti di Gesù. Lui ascolta, si avvicina, si accosta, e prende per mano. Mano nella mano, come forza trasmessa a chi è stanco, come padre o madre a dare fiducia al figlio bambino, come un desiderio di affetto. E la rialza. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere la donna, la riconsegna alla sua andatura eretta, alla fierezza del fare, del prendersi cura. La donna si alzò e si mise a servire. Il Signore ti ha preso per mano, anche tu fa lo stesso, prendi per mano qualcuno. Quante cose contiene una mano. Un gesto così può sollevare una vita!

Quando era ancora buio, uscì in un luogo segreto e là pregava. Un giorno e una sera per pensare all'uomo, una notte e un'alba per pensare a Dio. Ci sono nella vita sorgenti segrete, da frequentare, perché io vivo delle mie sorgenti. E la prima di esse è Dio. Gesù assediato dal dolore, in un crescendo turbinoso (la sera la porta di Cafarnao scoppia di folla e di dolore e poi di vita ritrovata) sa inventare spazi. Ci insegna a inventare quegli spazi segreti che danno salute all'anima, spazi di preghiera, dove niente sia più importante di Dio, dove dirgli: Sto davanti a te; per un tempo che so breve non voglio mettere niente prima di te; niente per questi pochi minuti viene prima di te. Ed è la nostra dichiarazione d'amore. Infine il terzo momento: Maestro, che fai qui? Tutti ti cercano! E lui: Andiamocene altrove. Si sottrae, non cerca il bagno di folla. Cerca altri villaggi dove essere datore di vita, cerca le frontiere del male per farle arretrare, cerca altri uomini per farli star bene. Andiamo altrove a sollevare altre vite, a stringere altre mani. Perché di questo Lui ha bisogno, di stringere forte la mia mano, non di ricevere onori. Uomo e Dio, l'Infinito e il mio nulla così: mano nella mano. E aggrapparmi forte: è questa l'icona mite e possente della buona novella.