Gesù è con noi sino alla fine del mondo
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, 16gli undici discepoli andarono in Galilea, sul
monte che Gesù aveva loro indicato.
17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù
si avvicinò e disse loro:
«A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare
tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Chi è colui che sale al
cielo? Il Dio che ha preso per sé la croce per offrirmi in ogni mio patire
scintille di risurrezione, per aprire crepe nei muri delle mie prigioni: mio
Dio, esperto di evasioni!
Gesù lascia sulla terra il quasi niente: undici uomini impauriti e confusi, un
piccolo nucleo di donne coraggiose e fedeli, che lo hanno seguito per tre anni,
non hanno capito molto ma lo hanno molto amato e non lo dimenticheranno.
E proprio a questi, che dubitano ancora, alla nostra fragilità affida il mondo e
il Vangelo. Con un atto di enorme fiducia: crede che noi, che io riuscirò ad
essere lievito e forse perfino fuoco; a contagiare di Vangelo e di nascite chi
mi è affidato. Mi spinge a pensare in grande, a guardare lontano: il mondo è
tuo.
C'è un passaggio sorprendente nelle parole di Gesù: A me è stato dato ogni
potere in cielo e sulla terra... Andate dunque. Quel «dunque» di per sé è
illogico. Gesù non dice: ho il potere e dunque faccio questo e quest'altro. Ma
dice: io ho ogni potere e dunque voi fate.
Quel dunque è bellissimo: per Gesù è ovvio che ogni cosa sua sia nostra. Tutto:
la sua vita, la sua morte, la sua forza è per noi! Cosa ho fatto per
meritarmelo? Proprio nulla: sono al centro di un amore senza ragione. Non il
peccato dell'uomo ma l'amore per l'uomo spiega Gesù.
E se dicessi anch'io ogni tanto frasi illogiche, come quel «dunque», perché
scritte secondo la sintassi stramba dell'amore? Se dicessi: questo mese ho
guadagnato di più, dunque Mohamed potrà pagarsi l'affitto. Se dicessi: oggi ho
del tempo libero, dunque mia moglie starà in poltrona a leggersi un libro.
Allora capisco dove si trova quel cielo di Dio di cui siamo «cittadini» (Fil
3,20): in quelle isole, in quelle oasi, dove la gente parla la lingua
sgrammaticata dell'amore.
Andate. Fate discepoli tutti i popoli... Con quale scopo? Un arruolamento di
devoti tra le loro fila? No, è un contagio, un'epidemia d'amore sparsa sulla
terra. Andate, profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate ad amare,
immergete le persone nella vita di Dio.
E poi le ultime parole di Gesù, da custodire come un tesoro: Io sono con voi,
tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Ecco cos'è l'ascensione: non un salire
in cielo come si sale una scala; non un andare lontano, come nelle nostre
rappresentazioni spaziali. In un modo meraviglioso e inspiegabile
l'infinitamente oltre di Dio viene ad abitare l'infinitamente piccolo. Gesù al
di sopra delle creature e in tutte le creature, come pienezza di vita. Alla
domanda sul mistero che è la chiesa potrò dare allora la risposta di Minucio
Felice ai pagani del suo tempo: ciò che c'è di grande in noi, è la vita!