Dal Vangelo secondo Luca
Avvento è parola la cui radice latina significa: venire accanto, farsi
vicino. È il tempo in cui tutto si fa più vicino: Dio all’uomo, l’altro a
me, io al mio cuore. È sempre tempo d’Avvento, allora, sempre tempo di
abbreviare distanze, di conquistare vicinanza.
Avvento è quel tempo magnifico che sta tra il gemito delle cose e la
venuta di Cristo, lunga ora tra doglie e parto, di cui ci parla il drammatico
Vangelo di Luca.
Dio ha giudicato il mondo e l’ha trovato lontano. Ma invece di
sdegnarsi, è lui stesso che si carica della distanza, s’incarica di tutti i
passi. Dio ha giudicato l’uomo e l’ha trovato lontano. E invece di
condannarlo, si pone in cammino a ricucire i lembi della lontananza. Il Signore
giudica me e mi trova con il cuore appesantito, e viene più vicino, lui l’unico
che parla al cuore.
Quando avverrà tutto questo?
Gesù invece di rispondere quando avverranno le cose ultime, indica come
attenderle nel tempo intermedio.
Il quando avverranno è adesso: il cristiano non evade, abita il
quotidiano, intercede, letteralmente cammina in mezzo, medicando le piaghe,
curando i germogli. E anche il germe divino, quel piccolo Dio che ha da fiorire
in ognuno di noi.
Attesa e attenzione sono le due parole tipiche dell’Avvento.
Attesa di Dio, Colui-che-viene, eternamente incamminato verso di me.
Attesa come di madre: la donna sa nel suo corpo, da dentro, cosa significa
attendere; è il tempo più sacro, più creatore, più felice. Attendere,
infinito del verbo amare. Tutte le creature attendono, anche il grano attende, e
le pietre e la notte, tutta la creazione attende un Dio che viene, che ha sempre
da nascere.
State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano. Vivere con
attenzione, perché «la più grave epidemia moderna è la superficialità» (R.
Panikkar). Vivere attenti al cuore, prima di tutto, perché è la casa della
vita, è la porta di Dio. L’incarnazione non è finita, accade continuamente.
Dio nasce perché io nasca.
L’uomo non è mai nato del tutto, e deve affrontare la fatica di
generarsi di nuovo, o sperare di essere generato... la speranza è fame di
nascere del tutto, di portare a compimento ciò che custodiamo in noi.
Verrà sulle nubi, ma già viene: nei piccoli gesti dei cuori puri, nella
luce intima che indica la via, in una delicatezza inattesa, viene attraverso le
persone che amo e che ho accanto, come talenti. Sono il suo linguaggio, la mano
dei suoi doni. Ogni carne è intrisa di Dio.