Spirito e acqua per la vita
che sorge
(Audio)
Dal Vangelo secondo Matteo
13In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da
Giovanni, per farsi battezzare da lui.
14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che
ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma
Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni
giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si
aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una
colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo
che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio
compiacimento».
Parola del Signore
Lode a Te o Cristo
Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli, e vide lo Spirito di
Dio discendere come una colomba sopra di lui. Lo Spirito e l'acqua sono le più
antiche presenze della Bibbia, entrano in scena già dal secondo versetto della
Genesi: la terra era informe e deserta, ma «lo Spirito di Dio aleggiava sulle
acque».
Il primo movimento della vita nella Bibbia è una danza dello Spirito sulle
acque. Come una colomba che cerca il suo nido, che cova la vita che sta per
nascere. Da allora sempre lo Spirito e l'acqua sono legati al sorgere della
vita. Per questo sono presenti nel Battesimo di Gesù e nel nostro Battesimo:
come vita sorgente.
Di quale vita si tratta? Lo spiega la Voce dal cielo: Questi è il Figlio mio,
l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento.
«Figlio» è la prima parola. Ogni figlio vive della vita del padre, non ha in
se stesso la propria sorgente, viene da un altro. Quella stessa voce è scesa
sul nostro Battesimo e ci ha dichiarati figli, i quali non da carne né da
volere d'uomo ma da Dio sono stati generati ( Gv 1,13). Battesimo significa
immersione: siamo stati immersi dentro la Sorgente, ma non come due cose
separate ed in fondo estranee, come il vestito e il corpo, ma per diventare
un'unica cosa, come l'acqua e la Sorgente, come il tralcio e la Vite: la nostra
carne in Dio in risposta a Dio nella nostra carne, il farsi uomo di Dio che
genera 'l'indiarsi' (Dante) dell'uomo. Il nostro abitare in Dio dopo che Dio è
venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14), il mio Natale dopo il suo Natale.
Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo
sappia o no, ogni giorno appena ti svegli, il tuo nome per Dio è «amato».
Immeritato amore, che precede ogni risposta, lucente pregiudizio di Dio su ogni
creatura.
Mio compiacimento è la terza parola. Termine raro e prezioso che significa: tu
- figlio - mi piaci. C'è dentro una gioia, un'esultanza, una soddisfazione,
c'è un Dio che trova piacere a stare con me e mi dice: tu, gioia mia!
E mi domando quale gioia posso regalare al Padre, io che l'ho ascoltato e non mi
sono mosso, che non l'ho mai raggiunto e già perduto, e qualche volta l'ho
perfino tradito. Solo un amore immotivato spiega queste parole. Amore puro:
avere un motivo per amare non è amore vero. E un giorno quando arriverò
davanti a Dio ed Egli mi guarderà, so che vedrà un pover'uomo, nient'altro che
una canna incrinata, il fumo di uno stoppino smorto.
Eppure so che ripeterà proprio a me quelle tre parole: Figlio mio, amore mio,
gioia mia. Entra nell'abbraccio di tuo padre!