Quella voce: tu sei il Figlio, l’amato, il mio compiacimento
Dal vangelo secondo Luca
«Viene dopo di me colui
che è più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, vi
immergerà nel vento e nel fuoco di Dio. Bella definizione del cristiano:
Tu sei “uno immerso” nel vento e nel fuoco,
ricco di vento e di fuoco, di libertà e calore, di energia e luce, ricco di Dio.
Il fuoco è il simbolo che riassume tutti gli altri simboli di Dio. Nel Vangelo
di Tommaso Gesù afferma: stare vicino a me è
stare vicino al fuoco. Il fuoco è energia che trasforma le cose, è
la risurrezione del legno secco del nostro cuore e la sua trasfigurazione in
luce e calore.
Il vento: alito di Dio soffiato sull’argilla di Adamo, vento leggero in cui
passa Dio sull’Oreb, vento possente di Pentecoste che scuote la casa. La Bibbia
è un libro pieno di un vento che viene da Dio, che ama gli spazi aperti, riempie
le forme e passa oltre, che non sai da dove
viene e dove va, fonte di libere vite.
Battesimo significa immersione. Uno dei più antichi simboli cristiani, quello
del pesce, ricorda anche questa esperienza: come il piccolo pesce nell’acqua,
così il piccolo credente è immerso in Dio, come nel suo ambiente vitale, che lo
avvolge, lo sostiene, lo nutre.
Gesù stava in preghiera ed ecco, venne una
voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio
compiacimento». Quella voce dal cielo annuncia tre cose, proclamate a Gesù sul
Giordano e ripetute ad ogni nostro battesimo.
Figlio è la prima parola: Dio è
forza di generazione, che come ogni seme genera secondo la propria specie. Siamo
tutti figli nel Figlio, frammenti di Dio nel mondo, specie della sua specie,
abbiamo Dio nel sangue.
Amato. Prima che tu agisca,
prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio, il tuo nome per
Dio è “amato”. «Tu ci hai amati per primo, o Dio, e noi parliamo di te come se
ci avessi amato per primo una volta sola. Invece continuamente, di giorno in
giorno, per la vita intera Tu ci ami per primo» (Kierkegaard).
Mio compiacimento è la terza
parola, che contiene l’idea di gioia, come se dicesse: tu, figlio mio, mi piaci,
ti guardo e sono felice. Si realizza quello che Isaia aveva intuito, l’esultanza
di Dio per me, per te: «Come gode lo sposo l’amata così di te avrà gioia il tuo
Dio» (ls 62,5).
Se ogni mattina potessi ripensare questa scena, vedere il cielo azzurro che si
apre sopra di me come un abbraccio; sentire il Padre che mi dice con tenerezza e
forza: figlio mio, amato mio, mio
compiacimento; sentirmi come un bambino che anche se è sollevato da
terra, anche se si trova in una posizione instabile, si abbandona felice e senza
timore fra le braccia dei genitori, questa sarebbe la mia più bella, quotidiana
esperienza di fede.