Santissimo
Corpo e Sangue di Cristo - Anno C
(Letture: Genesi 14, 18-20; Salmo 109; 1 Corinzi 11, 23-26; Luca
9, 11b-17)
Commento di Ermes Ronchi
Siamo ricchi di ciò che doniamo
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, 11Gesù prese a parlare alle folle del regno di
Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono
dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei
dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi
risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi
a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti
circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi
di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti
quanti.
16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al
cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché
li distribuissero alla folla.
17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro
avanzati: dodici ceste.
Parola del Signore
Lode a te o Cristo.
Mandali via, è
sera ormai e siamo in un luogo deserto. Gli apostoli hanno a cuore la gente,
ma solo in parte, è come se dicessero: lascia che ognuno si risolva i suoi
problemi da solo. Gesù non li ascolta, lui non ha mai mandato via nessuno, vuole
fare di quel deserto, di ogni nostro deserto, una casa dove si condividono pane
e sogni.
Per i discepoli Gesù aveva finito il suo lavoro: aveva predicato, aveva nutrito
la loro anima, era sufficiente. Per Gesù no. Lui non riusciva ad amare l'anima e
a non amare i corpi: «parlava alle folle del Regno di Dio e guariva quanti
avevano bisogno di cure». In tutta la Bibbia l'uomo non «ha» un corpo, «è»
un'anima-corpo senza separazioni.
Il Vangelo trabocca di miracoli compiuti sui corpi di uomini, donne, bambini. I
corpi guariti diventano come il laboratorio del Regno, il collaudo di un mondo
nuovo, risanato, liberato, respirante. Diventato casa: «fateli sedere in
gruppi», metteteli in relazione tra loro, che facciano casa. Il miracolo della
condivisione dei pani e dei pesci - il Vangelo non parla di moltiplicazione -
inizia con una richiesta illogica di Gesù ai suoi: Date loro voi stessi da
mangiare. Ma gli apostoli non sono in grado, hanno soltanto cinque pani, un
pane ogni mille persone. La sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso
con gli altri è sufficiente, che la fine della fame non sta nel mangiare a
sazietà, da solo, il tuo pane, ma nello spartire con gli altri il poco che hai,
il bicchiere d'acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po' di tempo e un po'
di cuore. Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo donato alla fame d'altri.
Gesù avanza questa pretesa irragionevole e profetica (voi date da mangiare)
per dire a noi, alla Chiesa tutta di seguire la voce della profezia, non quella
della ragione; di imparare a ragionare con il cuore, il cuore sognatore di chi
condivide anche ciò che non ha.
Dona, allora, anche il tempo che non hai. Non conta la quantità ma l'intensità.
E vedrai che il tempo e il cuore donati si moltiplicheranno. Vedrai che
torneranno a te ore più liete, giorni più sereni, battiti danzanti del cuore.
Tutti mangiarono a sazietà. Quel «tutti» è importante. Sono bambini,
donne, uomini. Sono santi e peccatori, sinceri o bugiardi, donne di Samaria con
cinque mariti e altrettanti divorzi, nessuno escluso.
Così Dio immagina la sua Chiesa: capace di insegnare, guarire, saziare,
accogliere senza escludere nessuno, capace come gli apostoli di accettare la
sfida di mettere in comune tutto quello che ha. Capace di operare miracoli, che
non consistono nella moltiplicazione di beni materiali, ma nella prodigiosa e
creativa moltiplicazione del cuore.